Capitolo 5 - parte 1

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Ryan propose a Ellie di alzarsi prima del solito, per fare colazione nella mensa deserta. La ragazza accettò, abituata com'era a svegliarsi parecchio prima del suono del controller.

Aprì l'armadio. Aveva sempre ignorato le mode seguite da tutti ma, da quando Francis l'aveva ripresa più volte a causa della sua inosservanza del codice di abbigliamento del Complesso, Ellie stava cercando di uniformarsi alla massa.
Quel giorno non avrebbe lavorato, evitando così l'ennesimo rimprovero, tuttavia decise di seguire ugualmente quelle dannate regole.
Era ingiusto che il guardaroba fosse oggetto di Osservazione, pensò mentre lanciava con noncuranza un abito grigio sul letto; aveva nostalgia dei suoi amati colori sgargianti.

Prima di ripensarci attivò il litìs e registrò un olomessaggio indirizzato alla madre. La aggiornò sul lavoro, chiese loro notizie e le espose il problema legato al vestiario. Avrebbe di gran lunga preferito comprarsi abiti nuovi da sola, ma ben sapeva che solo grazie all'aiuto della donna avrebbe potuto avere una buona valutazione in quell'aspetto. Svogliata, ultimò i preparativi.

«Buongiorno! Sei riuscita a dormire, stanotte?» Ryan la attendeva nel corridoio. Il brunetto soffocò uno sbadiglio, l'aria assonnata e i capelli in disordine.

«Buongiorno a te. Solo per poche ore», rispose la ragazza, «come al solito. Mi sono svegliata dopo aver fatto uno strano sogno e non sono più riuscita a chiudere occhio».

«Mi spiace. Vuoi raccontarmelo?»

«Preferirei lasciar perdere, in fin dei conti si tratta di una sciocchezza», disse lei, scacciando con la mano il ricordo dell'incubo: si trovava in un ambiente luminoso, con una moltitudine di cubetti gialli che si muovevano attraverso la sua pelle; sembrava volessero distruggerla per sostituirsi ad essa.
Si era svegliata di soprassalto in un bagno di sudore, avvertendo un forte formicolio alle braccia. Scrollò le spalle, come per far scivolare via il ricordo della spiacevole sensazione.
«Tu come stai?»

«A prescindere dal tipo di sogno, probabilmente si tratta di qualche effetto collaterale dovuto alle troppe informazioni ricevute durante la full immersion», rifletté Ryan, seguito da cenni d'assenso di Ellie, «ma se ti può consolare anche io ho dormito poco, e non a causa dei sogni». Sorrise.
La ragazza lo guardò con aria interrogativa.

«Tutta colpa della severità del Generale, mi ha traumatizzato!»

Scoppiarono a ridere: "Generale" era il soprannome affibbiato a Francis, perché li trattava come se fossero soldati da addestrare. Di lei conoscevano soltanto quel suo lato dispotico, e si divertivano a immaginarla intenta a cantare canzoni d'amore sotto la doccia.

Come previsto la mensa era deserta, fatta eccezione per la presenza dei robot. Il buffet era già ai tavoli e mancavano circa tre quarti d'ora all'arrivo in sala dei primi colleghi. I due amici scelsero un tavolo con vista panoramica, mentre uno degli automi prese subito i loro piatti per riempirli.

«Ho una proposta», cominciò a dire Ryan facendo partire una proiezione dal lìtis. «Questa è una mappa della foresta. Ti va di fare un'escursione nella foresta qua intorno?»

«Ma che bella idea! Certo che mi va», rispose Ellie entusiasta, osservando il profilo reticolato degli alberi attorno alla radura. «Dove hai trovato –

«Magnifico, ecco degli studenti volenterosi!»
L'ingresso dell'Alto Medico in sala interruppe le loro chiacchiere. «In assenza delle lezioni avete l'opportunità di pulire a fondo le vostre postazioni di lavoro. Potete cominciare subito».

La fissarono, sconvolti dalla sua affermazione. Voleva davvero farli sgobbare durante la giornata di riposo?

«Perché dovremmo farlo noi? Per questi lavori esistono i robot», osò replicare Ryan, indignato. Ellie lo fulminò con lo sguardo; pessima idea rispondere a quella donna.

Kÿrîon [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora