Capitolo 2 - parte 1

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I primi colonizzatori di Kÿrîon decisero di mantenere, come fulcro del sistema sociale, il criterio di selezione dell'Intellecto. Il test sarebbe stato effettuato al compimento del diciannovesimo anno d'età, per consentire al macchinario di acquisire i dati relativi alle attitudini sociali di ogni soggetto; gli algoritmi in questo modo avrebbero collocato ciascuno in classi di individui affini dal punto di vista emotivo e professionale. Per tale ragione gli antenati costruirono i Settori: venti imponenti strutture atte a ospitare i sottogruppi dei tre team originari, con lo scopo di garantirne la migliore collaborazione.
L'insieme degli edifici costituiva il Complesso, struttura in cui i Dirigenti dei Settori si riunivano per prendere le decisioni più importanti e luogo ove i cittadini svolgevano le loro mansioni durante la giornata, prima del ritorno a casa. A distanza di miglia invece, le piccole comunità offrivano ristoro a fine giornata e nel tempo libero, invogliando gli uomini a socializzare al di fuori dei gruppi imposti dalla Selezione.

Nel corso dei secoli la popolazione crebbe in modo esponenziale, e poco tempo fu necessario per capire che un'architettura di questo tipo mai avrebbe potuto accogliere tutti gli abitanti del pianeta. Di fatto le città si espansero, quindi vennero raggruppate in Dipartimenti; decenni più tardi le Aree, vertice di questa piramide, inglobarono un Complesso ciascuna.

Quel giorno Ellie avrebbe dovuto recarsi proprio in una di quelle strutture. Trascorse una pessima nottata, a causa di sogni agitati e terminati con un risveglio anticipato e frastornante. Decise di restare sveglia, resistendo alla tentazione di usufruire del sonno forzato, tanto utile quanto sgradevole negli effetti postumi – emicranie, stordimento.

Avendo compiuto diciannove anni, la ragazza risultava a tutti gli effetti eligibile per la Selezione.
La scuola si era da sempre occupata di preparare i giovani a quel momento, alternando insegnamenti nelle più svariate discipline a competizioni sportive volte ad abituarli al lavoro di squadra.
La maggior parte degli allievi si interrogava continuamente, quasi con ansia sul proprio futuro. Per alcuni era facile intuire quale sarebbe stato il percorso lavorativo: chi portato per le materie scientifiche, chi per l'economia e via dicendo. Altri, invece, eccellevano in più campi; in quel caso la scelta dell'Intellecto era un'incognita. Esistevano perfino casi in cui il Macchinario aveva collocato qualcuno in un Settore diverso da quello atteso, ma era impossibile che qualcuno rimanesse senza lavoro. L'esecuzione del Test era facoltativa: chi rinunciava a partecipare riceveva una formazione mirata allo svolgimento dei lavori manuali, insieme ai robot.

Dopo aver poltrito nel letto per un tempo indefinito Ellie si alzò a fatica e, lanciatagli un'ultima occhiata nostalgica, si diresse verso il bagno. Bastò lo specchio a farle notare quanto le pesanti occhiaie e i capelli scompigliati avessero stravolto il suo aspetto.
Entrata in doccia si rilassò sotto il getto d'acqua gradevolmente tiepida, mentre un automa si occupava di restituire al suo viso una parvenza di vitalità.
Il controller sulla parete avvertì la ragazza dell'imminente arrivo della navetta adibita al trasporto. Non si era accorta di aver perso tanto tempo, perciò dovette rinunciare ad asciugare i capelli. Si precipitò in camera, si vestì con quello che le capitava a tiro e scese rapidamente in cucina.

«Buongiorno! Dove credi di andare, conciata in quel modo?» le chiese la madre sgranando gli occhi smeraldini, dopo aver osservato da cima a fondo sua figlia.

«Buongiorno anche a te, mamma! Cos'ha che non va il completo che ho scelto?»
replicò la ragazza, da sempre restia a conformarsi al grigio abbigliamento comune agli abitanti dell'Area 7A45C. Scrollò le spalle e raggiunse la tavola.

«Ellie, quante volte ancora ti devo dire di fare attenzione agli accostamenti di colori?» continuò la donna. «Conciata in quel modo non vai da nessuna parte! Ora ti cerco io qualcosa di adatto». Uscì dalla stanza a passo veloce, borbottando qualcosa riguardo alla moda indecente della figlia.

La ragazza osservò la madre a metà tra il divertito e lo scocciato. Si versò un bicchiere di latte e ne bevve un lungo sorso, mentre con la mano fece un cenno di saluto al padre, appena comparso sulla soglia. L'uomo doveva essere di ritorno da una sessione di corsa, a giudicare dall'abbigliamento sportivo e dal sudore che gli aveva appiccicato la maglia alla schiena.

«Ciao fiorellino! Hai già messo in agitazione tua madre?» chiese, cercando con lo sguardo la moglie. Si asciugò il viso con un panno. «Sei pronta per il tuo grande giorno?»
Un sorriso smagliante illuminò il volto dell'uomo, che coprì in pochi passi la distanza che lo separava da Ellie. Le scompigliò i capelli.

«Dai, papà! Non sono più una bambina!» La giovane si scostò e cercò di pettinarsi con le dita. Sbuffò.

«Per me lo sarai sempre», rispose lui, cercando di allungarle un buffetto sulla guancia. «Promettimi che farai attenzione, non sopporto l'idea di saperti lontana da casa. Con tutti quei ragazzi, poi». Lo sguardo del padre si fece serio, le braccia si incrociarono sul petto.

«Starò via pochi mesi, non preoccuparti. Ci sentiremo spesso e vi aggiornerò sui miei progressi, promesso». Ellie recitò quelle parole come una cantilena, annuendo ripetutamente. «E stai tranquillo, nessuno verrà a importunarmi», aggiunse, quando vide il padre aprire bocca per ribattere. Alzò gli occhi al cielo e si sedette accanto al genitore.

Dopo la Selezione era previsto un periodo di Osservazione, durante il quale le capacità dei ragazzi sarebbero state esaminate da esperti aventi il compito di decidere se confermare la valutazione del macchinario o sottoporla a un ulteriore giudizio. Per l'intera durata del controllo avrebbero alloggiato al Complesso, evitando i viaggi quotidiani.

«Sei sempre stata via solo per brevi periodi. La casa sarà vuota, senza la tua presenza, ma ricordati che io e la mamma saremo sempre qui. Per qualsiasi problema basta una chiamata e in un attimo saremo da te».

«Andrà tutto bene, ne sono sicura». Ellie sorrise al padre, grata.
L'uomo le restituì uno sguardo malinconico, immerso com'era nei ricordi del passato.

«Beh, ora bando alle ciance e facciamo colazione. Chi arriva ultimo mangia il biscotto bruciacchiato!»
Con uno slancio degno di un atleta, la giovane si sporse per afferrare la scatola contenente i deliziosi dolcetti, urtando un vaso e facendolo cadere. I due scoppiarono a ridere come bambini. La madre di Ellie entrò frettolosamente in cucina e rivolse loro un'occhiata di rimprovero.

«Cos'è questo baccano? Non abbiamo tempo per giocare! Ellie, tesoro, provati questo. Abbiamo la stessa taglia, dovrebbe starti» disse, mettendo tra le mani della figlia un completo ceruleo. «Ho già provveduto a inviare il bagaglio al tuo alloggio».

«Grazie mille, mamma. Non so come farei senza il tuo aiuto». La ragazza scoccò un bacio sulla guancia alla donna, mentre quest'ultima strinse il labbro alla vista dei cocci. «Ti voglio bene!» aggiunse, dopo aver arraffo una generosa manciata di biscotti. Si precipitò in camera per cambiarsi.

«Tesoro, ci mancherai moltissimo. Aggiornaci appena ne avrai l'occasione». La madre di Ellie ricacciò indietro la lacrima che minacciava di scivolarle sulla guancia, mentre abbracciava stretta la figlia.

Per evitare interferenze durante il Test, il regolamento vietava agli esaminandi l'introduzione di qualsiasi dispositivo trasmittente nella struttura. Le comunicazioni virtuali sarebbero state consentite dopo la Selezione, quando ogni studente avrebbe ricevuto un assistente personale utilizzabile anche a tale scopo, il lìtis. Si trattava di un apparecchio in grado di memorizzare notevoli quantità di dati, da mettere a disposizione in qualunque momento.

«E se qualcuno dovesse importunarti, chiamami. Dovrà vedersela con me», ripetè per l'ennesima volta il padre, ostentando un tono minaccioso e gonfiando il petto.

«Mi mancherete tantissimo anche voi!» rispose loro la ragazza, inspirando a fondo il profumo dei capelli della madre. «Ci sentiamo presto, promesso. Papà, non c'è bisogno di preoccuparsi così tanto!» Ridacchiò, seguita dai genitori.

Il controller al polso della giovane segnalò l'arrivo, entro pochi argominuti, della navetta preposta al trasporto degli eligibili al Complesso. I tre si salutarono un'ultima volta, dopodiché Ellie raccolse il coraggio necessario ed uscì di casa, pronta a conoscere quello che le avrebbe riservato il futuro.

Kÿrîon [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora