Capitolo 8 - parte 3

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Al limitare della foresta, dopo la lunga marcia tra rovi, ripidi pendii e lamenti vari a riguardo, i giovani si fermarono per riposarsi. Si erano appena seduti a terra, quando scorsero da lontano un robot diretto al Complesso.
Michael, senza nemmeno dare il tempo ai compagni di realizzare il fatto, si fiondò a tutta velocità tra gli alberi, nascondendosi. Estrasse dalla tasca del camice uno strumento appuntito, simile ad una leva, e attese il passaggio dell'androide. Quando lo vide, si posizionò alle sue spalle. Gli piantò l'utensile nella nuca, gli occhi dell'automa si spensero. Il robot si immobilizzò all'istante.

«Ma sei impazzito?» Ryan gli corse incontro, sgomento, mentre Ellie ancora realizzava l'accaduto.

«Ho soltanto colto l'occasione di risparmiare tempo ed energie. Ho creato una chiave per disattivare i suoi circuiti», sventolò l'attrezzo davanti al volto dell'amico, «e renderlo inoffensivo fino a quando lo riterrò opportuno», rispose. Sollevò le spalle e si voltò, soddisfatto.

«Ma perché non ce ne hai mai parlato? Avevamo un piano preciso! Facendo così hai reso inutili gli sforzi di tutti, soprattutto quelli di Lara e Valaeria. Stanno perdendo tempo ed energie per realizzare un progetto che hai appena reso inutile, te ne rendi conto?» Ryan si portò le mani ai capelli, li scompigliò e allargò le braccia, impotente.

Michael criticava in continuazione le scelte degli amici, senza rendersi conto dei problemi che egli stesso causava. No, perché lui era infallibile, nessuno era intelligente e scaltro quanto lui!
Il brunetto si allontanò con ampie falcate, cercando di calmarsi.

«Adesso perché devi fare storie? Non c'è stato tempo per parlarne, ricordi cosa ci è successo oggi? E poi era un'occasione troppo ghiotta!» gli urlò dietro il moro. «Ci siamo risparmiati un sacco di lavoro, capite?» Si rivolse febbrile a Ellie.
La ragazza lo guardò con occhi stanchi, e il suo silenzio venne scambiato per un assenso. «Vado a prendere dalla mia stanza il terminale per scaricare i dati, così nel giro di mezz'ora avremo tutto quello che ci serve. Voi restate qui a sorvegliarlo».
Michael fece per andarsene, ma la voce della giovane lo bloccò.

«Ma dove credi di andare? Ryan ha ragione». Ellie schioccò la lingua. «Ti lamenti in continuazione perché, a tuo dire, il gruppo non ti considera. Ma di fatto sei tu che crei piani alternativi e agisci tagliando fuori tutti. Oggi abbiamo avuto una giornata impegnativa, ma le settimane passate? Hai avuto mille occasioni per parlarci della tua idea, eppure non l'hai fatto. Abbiamo perso tempo a fare ricerche, rischiato punizioni. E ora pretendi pure che stiamo zitti, come se niente fosse? Mi spiace ma io non lo accetto». La ragazza puntò un dito in direzione di Michael, decisa.

Per quanto il piano del moro fosse effettivamente migliore, quell'atteggiamento aveva mancato di rispetto a tutti. E il giovane questo doveva capirlo. Ellie cercò con lo sguardo Ryan, appoggiato con le braccia conserte a un tronco poco distante. Il brunetto fece un cenno d'assenso.

«Io proprio non vi capisco. Vi ho fatto un favore! Che senso avrebbe avuto parlarne? Ogni volta scartate le mie proposte, e io sono stanco di perdere tempo dietro alle vostre decisioni. Sai una cosa? Lo rifarei in qualsiasi momento!» sbraitò.

«Proprio non ci arrivi, vero? Tu te ne freghi degli altri, ti preoccupi solo delle tue esigenze. Mi chiedo perché tu sia ancora nel gruppo». In un colpo di reni Ryan si staccò dal proprio appoggio e si avvicinò con passi lenti, minacciosi a Michael. Lo guardò duramente, mentre con un guizzo della mascella digrignò i denti.

Il moro sostenne il suo sguardo, impassibile. «Me lo chiedo anch'io. Anche tu lo pensi?» Si voltò verso Ellie, furente.

«Io penso che tu debba iniziare a ragionare bene, prima di agire», rispose lei, glaciale. «Ormai il danno è fatto, perciò se vuoi proseguire con il tuo piano, non sarò io a fermarti». La ragazza sollevò le mani in segno di resa, scosse la testa e arretrò di qualche passo. «Prima o poi farai i conti con te stesso e capirai quello che cercavamo di spiegarti, io con oggi ho smesso di preoccuparmene. Sei solo, me ne lavo le mani. Gestisciti da solo il robot». Detto questo, si voltò e riprese la marcia verso il Complesso.

Kÿrîon [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora