Capitolo 9 - parte 4

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La figura misteriosa si muoveva velocemente lungo la stanza, fluttuando. Dietro di essa, Vane camminava con passo incerto a capo chino.

«Che diavolo sono quelli?» sussurrò Ryan, le pupille dilatate e il respiro a malapena trattenuto.

«Ssh!» lo rimbeccò Michael. «Vuoi farci scoprire?»

«Ho una pessima sensazione, ragazzi. Forse sarebbe meglio se andassimo via, qui rischiamo di essere scoperti». Ellie si guardò intorno, i sensi in allarme: aveva la sensazione di aver già visto quei cubetti, anche se le sfuggiva il dove e il quando, e l'intuito le suggeriva che non si trattava affatto di un ricordo felice.

«Concordo, quella cosa mette i brividi». Ryan indietreggiò e stirò le gambe, pronto alla fuga.

«Non vi interessa saperne di più?» Michael manteneva lo sguardo fisso sui due individui all'interno della stanza, la fronte corrucciata e il lìtis in una mano, in registrazione.

«E cosa vorresti scoprire? Da quando sono sbucati dal muro, l'unica cosa che ho sentito sono stati soltanto dei fastidiosi ronzii». Ryan si massaggiò un orecchio.

«Appunto! Dev'essere una sorta di codice che utilizzano per comunicare, ne sono sicuro. Ora stai zitto, devo riuscire a decifrarlo e per farlo ho bisogno che la registrazione sia priva di interferenze».

Ellie alzò gli occhi al cielo e fulminò Ryan con lo sguardo poco prima che questi aprisse bocca per replicare. Il brunetto sbuffò, impaziente, e si riacquattò vicino allo spiraglio. Urtò lo stipite con il ginocchio; la porta si mosse e produsse un lieve cigolio.

«Cos'è stato?» Vane si girò verso la fonte del rumore, gli occhi socchiusi e le orecchie tese.

I tre si immobilizzarono. Panico. Dovevano tagliare la corda il più velocemente possibile. Ellie fu la prima a scattare, il cuore in gola e il respiro accelerato. Con poche, ampie falcate raggiunse la fine del corridoio e si fermò all'imbocco del percorso che l'avrebbe condotta al dormitorio. Ryan e Michael ci misero qualche argosecondo in più a capire cosa stesse accadendo; si scapicollarono per raggiungerla, inciampando più volte l'uno sui passi dell'altro e rallentandosi a vicenda.

«Hey, voi!» tuonò il Tecnico. «Fermatevi subito!»

«Vai, Ellie, vai!» sputò Michael a denti stretti, per esortare l'amica a riprendere la corsa.

Non ebbero bisogno di voltarsi per capire che l'uomo aveva cominciato a inseguirli. I passi pesanti, a tratti strascicati - come se Vane zoppicasse - rimbombavano cupi alle loro spalle.

«Maledetti stronzi!»

I ragazzi aumentarono ancor di più la spinta, fino a guadagnare abbastanza terreno da seminare il Tecnico. Furono costretti a fermarsi quando, dopo l'ennesima svolta, si resero conto di aver perso l'orientamento. Eppure era così semplice il tragitto!

Ryan guardò prima a destra, poi a sinistra.

«Non avevamo già passato questo punto? Quella», indicò un punto davanti a sé, «è la porta della mensa». Posò le mani sulle ginocchia e si chinò per riprendere fiato, stanco e perplesso.

«Tanto vi prendo. E quando succederà - oh, sarà uno spettacolo! - vi pentirete di avermi infastidito». La voce di Vane risuonò potente nelle orecchie dei giovani, come se provenisse dall'interno della loro testa.

Un cupo ronzio si diffuse nell'ambiente. I vetri dei quadri appesi alle pareti presero a vibrare talmente forte da frantumarsi; dai muri iniziarono a staccarsi pezzi di intonaco, mentre il pavimento e il soffitto si crepavano lasciando spazio al nulla.
Ellie prese per mano gli amici e li trascinò verso la mensa. Furono costretti a separarsi per affrontare gli ostacoli sempre più numerosi: Ryan scartò abilmente una pesante lastra che minacciava di cadergli sulla testa, Michael e Ellie saltarono tra una maceria e l'altra evitando di cadere nel vuoto.

Kÿrîon [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora