Capitolo 9 - parte 3

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Ellie fu svegliata da forti dolori alla testa. Si prese del tempo per aprire gli occhi, guardarsi intorno e rendersi conto di trovarsi sul pavimento della propria camera. Due persone erano chine su di lei: Michael, un paio di occhiali a sormontare il largo dorso nasale, e Ryan, talmente vicino da far rabbrividire la pelle del collo della ragazza con il respiro.

«Ellie! Che spavento ci hai fatto prendere, come ti senti?» Il brunetto le passò una mano sotto la schiena e la sollevò; il movimento troppo veloce fece aumentare le fitte alla testa della giovane, che si portò una mano sulla tempia e strizzò gli occhi.

«Fai piano, non vedi che soffre?» lo riprese Michael, intento a digitare qualche comando sul litìs. «Faccio chiamare il Signor Vane, tanto per stare tranquilli, ok?»

«N- no», rispose Ellie con un filo di voce, «davvero, va bene così. Ho solo un gran mal di testa, grazie Michael. Cos'è successo?».

Il moro cancellò l'invio della richiesta dal proprio dispositivo con un gesto secco.

«Va bene, non insisto. Hai perso i sensi mentre stavamo parlando. Non riuscivo a svegliarti e sono andato a chiamare Ryan, che ha più conoscenze di me in campo medico». I due si scambiarono una breve occhiata.

«Oh, non ricordo proprio. Per quanto sono rimasta così?»

«Più di due ore, eravamo molto preoccupati. Oltre al mal di testa hai altri fastidi?» chiese Ryan, esaminando con attenzione il volto della ragazza.
Lei sgranò gli occhi, incredula.

«Così tanto tempo...» sussurrò. «No, non mi pare di avere altri problemi. Ricordo solo che avevo un gran sonno e-»

Si bloccò, lo sguardo rivolto a Michael.

«Ellie?» tentò il moro.

La ragazza restò immobile per istanti che parvero interminabili.

«Tu stavi dicendo qualcosa riguardo a Collins», disse puntandogli contro un dito, «ma non riesco a capire chi sia questa persona. Ne parlavi come se fosse qualcuno di importante». Scosse la testa, confusa.

Michael si irrigidì, una mano intenta a grattare la nuca e l'altra a far scivolare il litìs tra le dita. Spostò lo sguardo dalla figura dell'amica a un punto indefinito nella stanza, i pensieri che scorrevano veloci.

Tutti parevano essersi dimenticati di Collins. Ryan si era mostrato confuso quando Michael gli aveva esternato il suo dispiacere per la perdita dell'amico; nel tragitto per tornare alla stanza di Ellie, il moro aveva fermato chiunque gli passasse vicino per chiedere informazioni sul ragazzo, ottenendo reazioni spaesate e sguardi perplessi; quasi come se stesse proponendo una storia inventata.

Possibile che fosse il solo a ricordarsi del povero Collins? Non lo voleva nel gruppo, questo era vero, ma gli spiaceva davvero per ciò che gli era successo.
Ogni studente del Complesso raccontava la stessa cantilena: un giovane uomo era stato trovato senza vita in circostanze misteriose, e ciò aveva rappresentato un'occasione unica per la scienza.
Inizialmente Michael aveva anche creduto di aver sognato di conoscere il ragazzo, ma la sua brillante mente gli suggeriva che no, non era lui ad avere qualcosa che non andava. Fece persino una prova, citando più volte l'evento di cui Collins era stato responsabile tempo prima; tutto ciò che era collegato a lui pareva non esistere al di fuori dei ricordi del moro.

«Michael continua a ripetere che era uno dei miei più cari amici», disse Ryan, interrompendo il flusso dei pensieri di Michael, «ma io non so di chi stia parlando, e non riesco a fargli capire che mi ricorderei di un amico!»

«Ti credo, Ryan, davvero. Sei l'ennesima persona che nega di averlo mai conosciuto, ma io so che non è così. È successo qualcosa durante l'autopsia, ne sono certo». Scrutò serio i due amici, che a loro volta lo fissarono allibiti. «Non capisco perché sono l'unico a ricordarmi di lui e del suo essere maldestro», concluse, rivolto più a se stesso che ad altri.

Kÿrîon [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora