Capitolo 21: Così, d'impatto.

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Usciamo finalmente dall'aula dopo essere stati seduti due ore a sentire la voce del Signor. Gitz, che passava dallo spiegarci la storia della Grecia allo sfogarsi sul perché sua suocera debba vivere insieme a loro.

Bè, almeno adesso sono libera da quella stanza.
«Dai, non è stato poi così male.» Enuncia Lee, tenendosi stretto nel suo giubbotto di pelle e con in mano il suo immancabile cappuccino.

Mi limito a sorridere, nascondendomi poi nella mia sciarpa immensa. «Allora? Confermato per stasera: verrete da me.» Continua dicendo. Faccio una smorfia percepibile solo guardandomi negli occhi, visto che dal naso in giù sono coperta dalla sciarpa: Non credo sia una buona idea andare a casa di Lee, considerato che ci vive anche Chris ed io non lo voglio avere ulteriori problemi con Max.

Lui china la testa di lato e mi guarda con il sorrisetto di chi sta per supplicarmi. Mi prendo di coraggio ed esco il volto al vento per rispondere:
«Scusami, vieni tu da noi, no?» Domando.

«Cosa?» Strepita lui. «Con quel pazzo in giro? Lo sai che è armato, vero?» Dice, riferendosi ancora a quel malvivente dell'annuncio di giorni fa.

Qualche giorno fa, guardando la tv, abbiamo assistito alla notizia che c'è un malvivente in giro. Un fuggitivo. Sono aumentate anche le norme di sicurezza alla WCU.

Alzo lo sguardo sbuffando. «Amore, non alzare lo sguardo con me. Per quanto mi riguarda potrebbe anche avere un coltellino svizzero! Potrei comunque svenire se cercasse di uccidermi!» Enuncia, spalancando gli occhi di fuori.

«Tu non puoi uscire di casa per paura che questo individuo venga ad ucciderti ma non ti fai problemi a far uscire me e Priya, due ragazze sole ed indifese, in giro per strada?» Domando, quasi divertita.

«Tu hai più palle di me, Vanny. E poi sareste rimaste a dormire da me.»

Si certo, addirittura un'intera notte a casa di Chris.

«Allora resta tu a dormire da me.» Propongo, fermamente convinta. E' la soluzione migliore.

Lui si gira, fermando il passo. Sorride, sollevando quelle guancie così in alto che gli occhiali rischiano di volargli in aria. Adoro quel sorriso largo, quel sorriso chiuso che fa, quando le labbra si allargano ancora di più.

Lui apre le braccia di poco e pronuncia: «Come rifiutare?»

Neanche il tempo di finire questa frase che, con la mano che tiene il cappuccino, urta una ragazza, macchiandola lungo tutta la gonna. Mi scappa da ridere. Lee è davvero mortificato e prova ad aiutarla quando dietro di lui, improvvisamente si sente una voce maschile:

«Ei tu!»

E' Jason, un giocatore di football, compagno di squadra di Chris, se non sbaglio. Lee s'irrigidisce ma non si sposta. Jason prende le difese della ragazza piazzandosi davanti a lei.
«Come ti permetti? E' mia cugina.» Pronuncia in modo ostile.

«Poteva anche essere tua madre: non l'ho mica fatto apposta.» Tutti attorno fanno un gemito, come se la risposta fosse piaciuta al pubblico. Io mi avvicino a Lee, prendendolo per l'avambraccio, senza dire una parola.

Jason scoppia a ridere e anche i suoi due compagni di squadra. La ragazza si copre la macchia, quasi a disagio e si nasconde dietro uno dei ragazzi, quello ricciolino scuro con gli occhi azzurri, ovvero uno dei compagni.

«Qualcuno qui ha preso la pillola del coraggio, eh?»
«Si bé, effettivamente ci vuole molto coraggio per parlare con te. Senti che alito.» Il gemito ritorna, più forte di prima. Io tiro di nuovo la presa ma lui si scansa leggermente. E' sempre così educato. Jason continua a scrutarlo nello sguardo.

Max Level. || Arón PiperDove le storie prendono vita. Scoprilo ora