Capitolo 17 - Ritorno dal passato

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Claudio

"Grazie."

È l'ultima parola che esce dalla mia bocca, ciascuna pronunciata quasi per inerzia.

La chiamata s'interrompe e allontano il cellulare dall'orecchio, lasciando che il braccio cada lungo il fianco mentre un'unica lacrima solitaria, sfuggita al mio controllo, bagna il mio viso.

Non può essere successo davvero.

Non proprio quando avevo deciso di provare a dimenticare il passato e tornare ad essere fratelli, semplicemente.

Sento le sue mani che sfiorano la mia mentre prende il mio cellulare, che stavo probabilmente lasciando cadere a terra.

Lo poggia sul divano e si riavvicina lentamente a me.

"Chi era?" Domanda con un filo di voce, come se avesse paura di chiedermelo.

O di sentire la mia risposta.

Sposto il mio sguardo su di lei che mi fissa con degli occhi colmi di tristezza e preoccupazione, ma in cui si intravede anche un filo di speranza.

"Era l'ambasciata italiana in Siria. Una delle vittime dell'esplosione di quell'autobomba è..."

Un groppo in gola m'impedisce di continuare, ma lei non ne ha bisogno.

Lei capisce subito.

Chiude gli occhi per un istante, come se fino all'ultimo avesse sperato che quella che era ormai una certezza, non diventasse realtà.

Mi abbraccia, stringendomi con tutta la forza di cui è capace. "Mi dispiace tanto, amore mio." Mi sussurra flebilmente all'orecchio.

Ma io non ci riesco.

Non riesco a lasciarmi consolare, stringendola a mia volta, anche se lo vorrei tanto. Dio quanto lo vorrei...

Ma io non merito di essere consolato.

Rimango immobile e alla fine si stacca da me, senza smettere di guardarmi.

Mi accarezza il viso dolcemente, asciugando quell'unica lacrima con il suo tocco delicato, a cui mi abbandono per un piccolissimo momento prima di prendere la sua mano e allontanarla da me.

Ne segue la traiettoria con lo sguardo finchè non la lascio.

Non parla. Ma i suoi occhi, fissi di nuovo su di me, parlano eccome.

Ti prego, non farlo. Non allontanarmi da te. Gridano e io abbasso lo sguardo, lasciandola poi alle mie spalle.




Mi lascio cadere, il letto grande e freddo che mi accoglie.

Non mi spoglio nemmeno, non ne ho la forza. Rimango così, steso supino, le braccia lungo i fianchi e lo sguardo rivolto verso il soffitto.

Credevo di sapere già quanto facesse male perdere le persone a cui tieni di più.

Invece mi sbagliavo.

Fa ancora più male, questa volta.

Non è solo il dolore per aver perso un'altra parte di me, nè la consapevolezza di essere rimasto davvero solo, adesso.

È colpa mia.

Del mio maledettissimo orgoglio, che mi ha spinto ad abbandonare mio fratello, senza mai chiedermi come potesse sentirsi anche lui dopo quanto era successo a mia madre.

Alice e Claudio - Un nuovo inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora