Da quando mia madre è stata costretta ad uscire è passato già un po' di tempo. Sono sempre nella sua stanza, pronta per scendere, ma un'insostenibile senso d'ansia mi impedisce di dirigermi verso quelle dannate scale. Mi sdraierei sul letto se non fosse per la scomoda acconciatura che mi pesa sulla testa. Il silenzio che c'è qui dentro mi piace e ci resterei tutta la sera, ma ho promesso ad Arella che sarei scesa non appena fossi stata pronta. Ha organizzato tutto questo per me, nonostante io non glielo abbia mai chiesto e ad aspettarmi ci saranno gli altri. Più resto qui, più aumenta la possibilità che mio padre attacchi discorso con loro, quindi coraggio Rachel, ne è dell'incolumità delle uniche persone che ti vogliono bene. Apro la porta e il brusio della sala da ballo mi arriva alle orecchie e aumenta man mano che mi avvicino. Per raggiungere l'area della casa dedicata a questi tipi di ricevimenti devo attraversare il lungo corridoio e arrivare fino alla porta grigia che ora mi si para davanti. Appoggio la mano sul freddo metallo della maniglia. Appena l'aprirò non dovrò essere insicura o impaurita. Appena aprirò questa porta dovrò tornare ad essere forte e fredda. Sorridere alla persone giuste, anche se non mi piacciono; dovrò lodare le stupide ochette per la loro volgare bellezza e dovrò evitare di stare troppo tempo con i miei amici. Quando varcherò questa soglia, qualsiasi cosa accadrà dovrò essere forte e sopportare; dovrò cancellare me stessa e diventare l'amata figlioletta di Trevor Roth, che stasera compirà diciotto anni.
Giro la maniglia e la luce della sala mi invade. Mi ritrovo proprio dilato alla scala e alcune persone si sono già girate lanciandomi sguardi lunghi. Con passo deciso mi dirigo verso la scalinata mentre il tacco di mia madre mi massacra i piedi. Non mi abituerò mai a questo tipo di scarpe, ma per fortuna mi hanno insegnato a camminarci. Sono davanti alla rampa e sulla sala è sceso il più totale silenzio. Lo sguardo mi cade su Arella che da infondo la sala sembra commuoversi, per poi vagare per il resto della sala. Vedo Kori che con il suo solito sorriso mi guarda sognante e non faccio a meno di pensare con quell'abito sembri proprio una principessa. Mi spiace solo un po' quello che Dick, che intanto si era avvicinato alla sua compagna, avrà dovuto sganciare. Di lato a loro ci sono Karen e Victor, anche lei molto bella con quell'abito che metteva bene in mostra le sue forme, sicuramente molto apprezzate dall'afroamericano, che intanto era occupato a battere pacche sulla schiena del solito, impacciato biondino, che rischiava il soffocamento. Quando quest'ultimo sembro riprendersi si appoggia al tavolo e alza lo sguardo su di me rimanendo a bocca aperta. Scorgo Vic e Dick lanciarsi occhiate divertite, per via del comportamento del loro amico, che aveva posto su di me tutta la sua concentrazione pensando chissà cosa. Terminata l'immensa scala, Trevor mi porge la mano, lodando la mia bellezza e tutto il resto. In questo momento sembrava davvero un padre che amava la proprio figlia e continuava a ripetere quanto fosse orgoglio di me, mentre alcune signore si avvicinano per farmi i complimenti e tutti i loro più sinceri auguri. Ricambio con un sorriso e lodi dei loro confronti, ringraziandole per aver accettato l'invito. Terminati convenevoli toccava ai mariti di queste donne, che imitando le mogli, mi fanno i soliti auguri ecc. I primi quindici minuti della serata sono passati così mentre lanciavo di tanto in tango un'occhiata fugace, scoprendo che con lo smoking stava davvero bene. Anche lui però sembrava deciso a non perdermi di vista con gli occhi che gli brillano; dopo questo risultato mi sento davvero orgogliosa di me stessa. Quando finisco con i colleghi di mio padre mi piomba addosso la figura di Kori tutta emozionata.
"Rachel sei davvero stupenda sta sera"
Mi stritola e chiedo aiuto con lo sguardo a Karen che cerca di scollarmela di dosso.
"grazie Kori, ora mi puoi lasciare?"
Fa come le ho chiesto, mentre gli altri si avvicinavano, leggermente sorpresi.
"come ci si sente ad aver raggiunto la maggiore età?"
Mi chiede Dick, prendendo la mano della sua compagna.
"nessun cambiamento particolare per ora, ma non aspettarti che mi crescano squame e ali"
"ci sono cose peggiori"
Risponde il mio interlocutore.
"io non so voi ma qualche cambiamento lo vedo: una Rachel così elegante; pensavo di non vivere abbastanza per poterla vedere"
La faccia di Victor sbuca dietro Dick, seguito da Gar che non aveva detto ancora nulla; in compenso il suo volto diceva tutto e sembrava che non avesse mai visto una ragazza vestita così.
"non ti ci abituare"
"non dovresti dirlo a me"
Un sorriso spunta sul volto di tutti che con lo sguardo si girano verso Gar, visibilmente in soggezione. Non capendo, lo guardo anche io, in'attesa di spiegazioni.
"che c'è?"
Chiede confuso.
"lo vorrei sapere anche io"
Rispondo, ma prima che qualcuno possa dire altro, la bionda più irritante del mondo mi si avvicina. Indossava un abito davvero troppo aderente dal seno fino alla vita per poi aprirsi con una lunga spaccatura fino al pavimento; la chioma bionda, normalmente liscia ora era mossa sulle punte e una collana brillante le circonda il collo. È sempre stata così: perfetta in tutto, ma le mancava qualcosa, secondo mio padre, che io avevo in dosi maggiori
"cavolo Rachele hai proprio fatto colpo stasera, stavo parlando con il figlio di uno dei tanti amici di tuo padre e non la smetteva più di guardarti"
Tiene in mano un bicchiere dell'immancabile vino rosso, il preferito di mio padre. Quante volte ho sperato che ci si strozzasse.
"non mi pare di averti invitata Tara"
Rispondo infastidita. Sta andando peggio di come avessi previsto, anche se non lo ritenevo possibile.
"tu no, ma a tuo padre andava comodo quindi eccomi qui. Chi sono questi i tuoi amici?"
Mi volto verso di loro mentre Tara si avvicina al gruppo osservando con sguardi languidi Dick.
"carini"
"ehm Rachel non ci presenti?"
Chiede Dick visibilmente in difficoltà, mentre Kori si avvicina pronta a marcare il suo territorio.
"lei è Tara una mia ... conoscente, Tara lui è Dick ed è impegnato lascia stare"
"peccato"
Fingendo di rimanerci male punta invece su Gar, anche lui mezzo inpanicato si prepara a difendersi, ma lo precedo.
"non c'è nulla alla tua portata qua Tara, puoi anche andare"
Si gira verso di me con uno di quei sorrisi falsi, da farti venir voglia di tirarle due schiaffi.
"non preoccuparti, si capisce lontano un miglio che è già cotto"
Detto questo si allontana, lasciandosi alle spalle il suo forte profumo alla vaniglia.
"non mi piace quella ragazza Rachel"
Annuncia Kori con tono cupo; detto da lei poi è davvero un grande insulto dato che solitamente le sta simpatico chiunque, ma quando si tratta di Dick e della loro relazione tira fuori gli artigli.
"non sei l'unica"
Sospiro e mi volto verso la rossa.
"secondo voi dovrei sentirmi offeso? Ci ha provato con tutti tranne che con me"
Dopo un'occhiata da parte di Karen, l'afroamericano si rimangia subito quelle parole mentre a me viene quasi da ridere. Della musica da sala inonda l'aria e alcune coppie si spostano al centro iniziando a ballare, sotto gli occhi di tutti. Gli istinti omicidi verso mia madre raggiungono livelli fuori dalla norma.
"che bella musica, ti prego Dick andiamo"
Senza neanche ascoltare la risposta del compagno, la mia amica trascina letteralmente il poveretto in pista. Vengono seguiti a ruota da Victor e Karen anche se le parti sembrano invertirsi, sotto lo stupore di Karen. Rimaniamo così solo io e il biondino, che sembrerebbe ancora imbarazzato.
"non ti credevo tipo da smoking"
Gli dico, per rompere un po' il ghiaccio. In mezzo a tutta questa gente falsa ho bisogno della sua semplicità.
"neanche io, ma preferisco questo a quello che indossi tu"
"su questo concordo, mi chiedo ancora perche ho accettato di metterlo"
Mi sorride più tranquillo ora.
"ti sta davvero bene però"
Ora sono io quella in imbarazzo.
"ho solo più pelle scoperta del solito"
"già, molta più pelle"
Subito dopo si volta verso di me, come pentito di quello che aveva appena detto. Il problema è che è la verità e sono troppo straziata per arrabbiarmi.
"sembri più stanca del solito"
Ci azzecca subito.
"non mi piacce questa confusione, tutto qui. Dei presenti a parte voi conosco solo pochi di vista e tutti che fingono di conoscermi da una vita"
Dopo questa sprezzante dichiarazione sembra illuminarsi una lampadina sopra la testa del ragazzo, che mi prende per un braccio e inizia a strattonarvi verso l'uscita.
"andiamo allora"
Dice solo questo mentre tento di stargli dietro, ma qualcuno glielo deve spigare che con un tacco quindici non può pretendere nulla da me.
"come prego?"
Siamo vicino all'uscita mentre tento di mantenere l'equilibrio; per grazia di Dio si volta e capendo la mia seria difficoltà rallenta.
"conosco un bel posto non lontano da qui, sono sicuro che ti piacerà"
Prima di proseguire lo fermo e lo fisso negli occhi.
"non posso Gar noteranno la mia assenza"
Scolla le spalle come se non fosse niente.
"e allora? L'hai detto tu stessa che non ti piace stare qui; è il tuo compleanno e non ho intenzione di fartelo passare con il broncio"
Resto ferma a guardarlo per qualche secondo. Questo vestito gli dona davvero molto; gli illumina il volto in un modo strano, ma bello per non contare che mette in risalto il fisico ben messo. Ha ragione, passare il mio diciottesimo compleanno così è inaccettabile, anche per me; inoltre a nessuno interesserà di me; ora come ora sono tutti impegnati a fare i lecchini con mio padre. Mi lascio scappare un altro sorriso e mi tolgo le scomode scarpe lasciandole davanti all'ingresso sul retro della casa.
"quello che vedo è un tatuaggio?"
Mi chiede. Essendo ora alle mie spalle e avendo un vestito che mi scopre metà schiena il mio corvo nero in mezzo alle scapole è in bella vista. Mi ero dimenticata di controllare questo particolare, se lo avessi saputo avrei evitato di indossarlo.
"acuta osservazione"
Nessuno era al corrente della sua esistenza, tranne mia madre. Me lo feci all'età di sedici anni come forma di ribellione nei confronti di mio padre. Qualche volta mi dimenticavo della sua presenza, ma fa parte di me e del mio passato.
"non me ne hai mai parlato"
"non vedo per avrei dovuto. Non vado in giro a parlare dei miei tatuaggi"
"hai usato il plurale, vuol dire che ce ne sono altri?"
Sorrido beffarda.
"chi lo sa"
Percorriamo il vialetto di casa mia e usciamo dal cancello.
"perché proprio un corvo?"
Mi chiede raggiungendomi. Il freddo asfalto mi fa venire qualche brivido, ma per fortuna la giacca che ho preso mentre posavo le scarpe è più che sufficiente.
"ti interessano così tanto i segni sul mio corpo?"
"vuoi una risposta sincera?"
Con la sua faccia da pervertito mi fa intendere che non voglio davvero sapere la risposta.
"per quello"
Indico in'alto il cielo notturno dove si può chiaramente distinguere un gruppo di stelle che formano lo scheletro di un corvo.
"mi ha sempre fatto compagnia quella costellazione e per ringraziarla mi sono fatta tatuare questo simbolo"
Ammirato, alza lo sguardo e dopo qualche giro di perlustrazione sembra trovare il disegno delle stelle.
"in effetti è un'animale che ti rappresenta molto bene"
Immersa nel cielo non d'ho ascolto a quello che mi dice, ma continua a camminare verso la strada che mi indicava lui. Sentivo il peso del suo sguardo su di me, ma non ci diedi conto. Ho passato le ultime tre ore a desiderare un momento del genere: la tranquillità e la spensieratezza, senza dover pensare a come dovermi comportare, lontano da tutto e da tutti tranne che da Gar ma per quanto sia dura per me ammetterlo, se non ci fosse lui questo sarebbe un momento tra tanti meno speciale di quanto possa sembrare. Le stelle le vedo ogni notte, ma mai con lui. Resta in silenzio tutto il tempo, capendo il mio bisogno di pace, indicandomi le strade da imboccare e evitando che vada addosso a pali o a macchine mentre mi immergevo in me stessa a meditare. Era una cosa che facevo di rado, ma mi dava molto sollievo: mi chiudevo in camera e chiedevo a qualcuno di venirmi a chiamare solo se fosse stato strettamente necessario, poi mi sevo sul letto e restavo lì immobile; non sognavo ad occhi aperti, ma è qualcosa di similare, in quel momento c'èro solo io e riordinavo i pensieri. Mi tranquillizzavo.
"l'uomo di prima, quello che ti ha preso la mano dalla scalinata, era tuo padre vero?"
Mi giro verso di lui; me l'aspettavo una domanda del genere
"si, anche se padre non è la giusta definizione; non è mai stato molto presente"
"non pensavo esistesse qualcuno che facesse più paura di te"
Alzo un sopraciglio e lo guardo storto.
"quindi ammetti di aver paura di me"
Un sorriso gli spunta sul volto.
"e chi non ne avrebbe? Fulmini le persone con uno sguardo, hai sempre quell'aurea tenebrosa addosso, per non parlare del fatto che se qualcuno non ti và a genio gli rendi la vita impossibile"
Mentre parla continua a sorridere, e io non sapevo se sentirmi offesa o lusingata.
"però è questo il bello di te"
Prima che potessi replicare indica con il dito una scogliera davanti a noi. Senza che me ne resi conto eravamo arrivata sul lungo mare di Jump City. Le sue spiagge non sono la fine del mondo, anche perche la maggior parte di queste è coperta da scogli e massi che rendono impossibile la frequentazione. Mi chiedo perché mi abbia portato qui; da come me ne ha parlato sembrava qualcosa di fantastico, ma la spiaggia non mi ha mai fatto impazzire. Si dirige a passo svelto verso la scogliera per poi fermarsi subito davanti allo strapiombo che da sul mare calmo e scuro. Il rumore delle onde si sente appena da quanto calma è l'acqua e la mezza luna si riflette a sulla superficie del mare. Raggiungo Gar che sembrava aspettarmi, ma più in là di così non potevamo andare. Mi porge la mano aspettando che l'afferrassi; lo guardo non capendo.
"è scivoloso"
Mi risponde molto semplicemente, ma gli afferro comunque la mano mentre lo vedo dirigersi verso quello che potrebbe sembrare un sentiero per scendere verso il mare, che prima non avevo notato, ma invece di finire direttamente in mare finiamo proprio sotto allo scoglio dove ci trovavamo prima. Poggiai i piedi scalzi sulla fredda roccia, mentre la mia testa era a pochi centimetri dal soffitto di quella piccola grotta; per quanto potesse essere un posto semplice regalava un'atmosfera piacevole. L'acqua scontra il bordo della lastra di pietra per poi ritirarsi; verso l'interno c'è una semicupola a chiudere tutto, che si sviluppa fino a metà della pietra dove ora stiamo in piedi. Gar aveva ragione, è molto scivolo; più volte ho rischiato di perdere l'equilibrio, ma grazie alla sua presa ho evitato una caduta disastrosa.
"possibile che tu conosca sempre i posti più belli della città, ma che nessuno ne sia mai a conoscenza?"
Chiedo divertita.
"che dire; sono sempre in giro"
Mi rendo conto che le nostre mani sono ancora intrecciate, ma non le staccherei per nulla al mondo; produce un calore degno della più sofisticata stufa.
"ti piace quindi?"
Me lo chiede con lo stesso tono di voce di un bambino, speranzoso.
"è un bellissimo posto"
Inspiro a pieni polmoni l'aria di mare, rilassando i muscoli tesi; si sta così bene che sembra di essere fuori dal mondo. Una nuova forza sembra rigenerarmi da tutti questi giorni passati a pensare, che ora mi sembrano così inutili.
"lo sai che ci teniamo ancora per mano?"
Mi chiede continuando a guardare il mare, come me. Tutte le rispostine fredde, tutti i gesti maneschi che potrei lanciargli, mi sembrano così crudeli e futili ora.
"scusami"
Stacco subito la presa, riprendendomi, capendo che magari a lui quel contatto potesse dargli fastidio, ma dopo neanche due secondi se la riprende intrecciando le dita nelle mie. Guardo prima le nostre mai e poi alzo lo sguardo su di lui scoprendo che mi stava fissando accigliato.
"perche?!"
Mi chiede quasi arrabbiato. Avevo fatto qualcosa di male?
"cosa, perche?"
Mi metto sulla difensiva iniziando ad agitarmi;
"perché pensi sempre che le persone ti odino e non apprezzino la tua compagnia?; perché pensi di essere un peso per gli altri? Perché ti sottovaluti così tanto e non fai altro che ripeterlo? Pensi che nessuno possa mai volerti bene, ma perché Rae; perché?!"
Sta quasi urlando e la sua presa si fa sempre più forte, senza però causarmi dolore. Cosa gli è preso così all'improvviso? Mi chiede cose della quale sa già la risposta e il suo tono non mi piace per niente; può urlare con chi vuole, ma con me no!
" non è forse così? Andiamo Gar mi conosci; ci sono validi motivi per odiarmi e altri validi per credere di essere un peso, solo che tu non riesci a vederli!"
Non capisco perché stia urlando anche io, forse perché fa male ammettere quelle cose, ma è la verità e non posso farci niente. Dovrei essere abituata al dolore.
"hai ragione non riesco a vederli, ma perché non ci sono. Questi problemi sono solo nella tua testa. Tu non riesci a vedere che meravigliosa persona tu sia!"
Stupita, sento le gote scaldarsi, ma spero che siano meno rosse di quanto le senta.
"tu sei ... sei testarda, masochista, manesca e forse un po' depressa, ma sei la ragazza più tenace e tosta che conosca. Sei ... sei seria, bellissima, sicura di te, responsabile, altruista, bellissima, sensibile,... l'ho già detto bellissima?"
Non so cosa stava succedendo, ma mio dio ero senza parole. Le cose che mi stava dicendo Garfield mi rimbombavano nella testa e si ripetevano, come un disco rotto. Un groppo alla gola mi cresceva man mano che parlava, gesticolando con voce decisa, ma molto nervosa. Il tempo sembrava essersi fermato e io non sò che fare.
" sai sempre cosa dire alla persona giusta; sai prendere le giuste decisioni nei giusti momenti, hai sempre un piano di riserva; potrei andare avanti all'infinito e non mi stancherei mai di ripeterti quanto tu sia fantastica Rae"
Con la mano libera mi accarezza delicatamente la guancia, un gesto che sembrava istintivo per lui. Lo faceva come senza pensarci eppure per me sta significando così tanto. Gli ci vuole davvero cosi poco a farmi provare cose da me mai provate? Sensazioni così forti che mi fanno tremare
"non ho nessuna di queste caratteristiche e piantala di parlare a sproposito; se stai cercando di capirmi smettila perché è inutile. Se avessi bisogno di qualcuno che mi ripeta cose di me non vere posso anche tornarmene a casa"
Mi giro spedita verso i presunti scalini per uscire da quel posto e tornarmene da dove sono venuta;almeno lì non mi sentirò così insicura.
-
-
-
Uno scoppio
Un fascio di luce
Poi il buio.
Pianti, urla spaventati, sirene che suonano.
È tutto così veloce che non si rese neanche conto di niente.
Eppure l'aveva pianificato lei.
Tutto quello che aveva costruito, tutti i sacrifici erano destinati ad essere vani, ma era necessario.
Tutto per potere regalarle una vita migliore.
La gente ha tante idee su cosa si trovi dopo la morte. Tutte teorie affascinanti, ma fondate sui nostri desideri di rinascita. Alcuni vedono il lato scientifico e credono che non ci sia semplicemente nulla. Altri vedono un paradiso dove si cammina su nuvole con ali bianche sulla schiena; c'è perfino chi crede che diventerà un animale o che altro spirito. Infondo speravo anche io che ci fosse qualcosa ma l'amara verità è che è semplicemente tutto nero.
Ho freddo.
Non ho pensieri, solo immagini che vagano velocemente davanti a me; tutta la mia vita mi passa davanti. Mio padre, mia madre tutte le persone che ho amato.
Si anche lui.
E poi il suono di una risata. Un neonato avvolto in una pesante coperta bianca, morbida e calda. L'immagine è annebbiata ma il volto di quella creaturina è nitido e ben distinto. Sta provando a prendermi la mano tra le risate e quando ci riesce di porta il pollice nella bocca sdentata tutta contenta.
So chi è quel neonato e so che quel giorno fu il più felice della mia vita.
Quindi è questo che avviene dopo.
I suoni si fanno ovattati e torna il vuoto.
Tiro un sospiro di sollievo.
Finalmente è finita.
-
-
-
Faccio il primo passo per arrampicarmi, ma tra il vestito lungo e scomodo, e il pavimento scivoloso perdo l'equilibrio e scivolo. Prima di toccare terra però vengo afferrata dalle sue braccia che mi impediscono di andarmene. Quindi mentre poco prima ero sul punto di andarmene ora lo trovo impossibile, dato che mi sta tenendo ben attacca a lui.
"Gar mollami se non vuoi che ti faccia male"
Continuo a dimenarmi colpendolo sul petto cercando di staccarmi, ma lui continua resistere e a stringermi.
"non ne avresti il coraggio, non faresti mai del male a me o a chiunque non se lo meriti Rachel; sei troppo altruista."
Stringo i denti; io che non ho il coraggio di fare male agli altri? Vedremo.
"potrei spaccarti il naso anche ora"
Lo minaccio, ma la sua espressione non cambia.
"allora fallo! Che aspetti. Dimostrami che quello che ho detto è sbagliato!"
Sto per agire, ma qualcosa mi blocca. Non riesco neanche a pensare di fargli del male dopo tutto quello che gli ho fatto sopportare. Le scene di quella giornata di pioggia mi tornano in mente; lui che tenta di respirare e io che senza pietà gli stringo le mani addosso. No, non sarei mai capace di rifargli del male. Tutto quello che posso fare è continuare a guardarlo.
"visto? Se non fossi come so tu sia io sarei già a terra, a piangere disperato e implorare pietà"
Rido amaramente immaginandomi la scena. Non mi sto più dimenando; improvvisamente non ho più voglia di staccarmi ed andarmene.
"se non fossi così magnanima tu non avresti neanche le forze per parlare."
Con gli occhi fissi nei miei, posso intravedere il mio riflesso, circondato da quell'azzurro mare così intenso da far perdere significato agli altri colori.
"sai Rae, ora ho proprio voglia di baciarti"
Lo dice come se sotto trans. Non ho neanche il tempo di stupirmi e di aggredirlo che sento il suo profumo fresco e vivace invadermi le narici e il suo respiro che mi accarezza la pelle. Qualche goccia d'acqua mi bagna le gambe e una brezza leggera scompiglia i suoi ciuffi biondi verso i mie capelli neri; la mano che prima era intrecciata alla mia, ora poggia sul mio collo insieme all'altra, pronto ad evitare che scappi. Sta volta non mi lascerà fuggire e io mi sento la mente annebbiata. Tutto quello alla quale riesco a pensare è alla forte tentazione di avvicinarmi, e di sciogliere anche solo per poco la mia corazza; la corazza che mi ha protetto per tutta la vita ora è stata scalfita da un ragazzo semplice come lui, eppure sembra essere l'unico capace di darmi tutto quello che non ho mai avuto. Ancor prima che me ne accorga sento il lieve contatto con le sue labbra sulle mie, per poi posarsi completamente come pezzi di un puzzle, concedendomi quel contatto che in fondo sapevo di desiderare; so anche che dopo ora continuerò a non farne più a meno. I polmoni mi bruciano in cerca di aria, ma la voglia di stare così è più forte mentre quel bacio inizia a farsi più profondo. Quando nessuno dei due ha ormai più aria ci stacchiamo entrambi con un sorriso stupido sulle labbra. Uno dei sorrisi più veri che abbia mai fatto, forse; Gar continua ridere colmo di gioia sembrerebbe e io non posso fare altro che imitarlo mentre inspiro pesantemente in cerca delle giuste dosi di ossigeno.
"neanche una donna in cinta può avere delle voglie così strane"
Dico tra un sospiro e l'altro, mentre lui poggia la sua fronte sulla mia.
"che posso farci, solo tu puoi farmi quest'effetto"
Continua a guardarmi con quell'aria da bambino. Per tutta risposta gli sfioro di nuovo le labbra velocemente; un contatto quasi inesistente.
"diciamo che è stata una mossa rischiosa, ero convinto che il naso spaccato ora me lo sarei meritato, ma Garfield Logan non sa cosa sia la paura"
Con tono fiero incrocia le sue mani intorno ai miei fianchi, facendo aderire ancora di più i nostri corpi mentre restavamo ancora fronte contro fronte; le mie mani si appendono al suo collo e restiamo immobili per qualche secondo a fissarci, con il rumore del mare sullo sfondo, e poi ...
Puff;
L'incantesimo svanisce e mi rendo conto solo ora di cosa è appena successo. Ho appena baciato Gar! Cioè lui ha baciato me, ma io gli sono andata dietro a ruota. Eccome se gli sono andata dietro. Il problema è che non mi è dispiaciuto ma proprio per niente; è stato il mio primo bacio e devo dire che è stato magnifico, come magnifica la persona alla cui l'ho concesso, ma diamine io che bacio qualcuno!? Io che mi innamoro?! Cosa mi è preso, che cosa è successo?! Anzi, cosa succederà!?
Non posso dire che Gar non mi piaccia, anzi il contrario, ma non sono sicura su quello che prova lui.
Oddio lo sto pensando davvero?! Mi sto davvero chiedendo se piaccio o no a qualcuno?! Il mio orgoglio è in frantumi; la mia testa è in frantumi. Se prima mi sentivo confusa adesso sono distrutta e non so più come reagire. Non mi viene in mente nessuna scappatoia, ho il nulla totale in testa; solo un vocina che mi ripete parola per parola quello che è appena successo, facendomi sentire uno straccio, ma allo stesso tempo la persona più felice di questo mondo.
"è successo davvero?"
Con tono sorpreso anche Gar sembra essersi risvegliato.
"oddio l'ho fatto davvero!"
Non posso fare a meno di lasciarmi sfuggire una risatina divertita, data l'espressione che ha preso il suo volto.
"non mi sembravi così sconvolto quando ti sei spiaccicato sulla mia faccia"
Ora il suo imbarazzo è alle stelle, mentre continuo a prendermi gioco di lui.
"mi è sembrato che anche a te non sia affatto dispiaciuto"
Ora un sorrisetto furbo spunta su di lui, inverdendo la situazione.
"non ho mai detto il contrario"
Tento di aggirare l'argomento, ma è deciso a ricevere una risposta secca e positiva.
"quindi ... ?"
Faccio finta di non capire.
"e dai Rae"
Sbuffo rassegnata.
"e va bene; non mi è affatto dispiaciuto, ma guai a te se ne parli ad anima viva"
Con gli sguardi minacciosi sono sempre stata brava, ma stavolta invece di impaurire il mio interlocutore sembra che lo abbia portato al settimo cielo.
"lo sapevo che anche tu non avresti resistito al mio fascino"
Ora mettiamo in chiaro una cosa: sarei pronta a tutto, davvero a tutto pur di salvare il mio orgoglio quindi l'idea che mi era appena apparsa per salvarmi mi sembrava semplicemente geniale, per quanto fosse azzardata; nel mentre di tutta questa conversazione eravamo sempre appiccicati l'uno all'altro quindi mi basto un semplice scatto in avanti per arrivargli a un soffio dalle labbra. Nello stesso istante alzai una gamba imitando un passo di salsa che imparai da bambina in modo che la mia coscia aderisse bene al suo fianco, mentre le mani vagavano per i suoi capelli con fare seducente. Lo vidi per un attimo perdere i sensi, ma restando sveglio socchiude gli occhi e aspetta il contatto che non arriverà mai data la mia fulminea scomparsa.
"dicevi?"
Ancora confuso e con le labbra in posizione, aspetta per qualche secondo per poi capire e tornare alla sua postura ritta, molto imbarazzato, aggiustandosi la cravatta. Io continuo a guardarlo vittoriosa con le mani sui fianchi.
"ho messo nell'elenco che sei insopportabile? Perché mi è appena sorto un dubbio"
Dice mentre si avvicina verso di me e mi mette un braccio intorno al collo più allegro di prima. Mi aiuta a risalire verso lo scoglio per evitare di scivolare, per poi tornare ad avere il suo braccio che mi penzola sulla spalla.
"temo che ti sia sfuggito"
Ci incamminiamo verso la strada di ritorno, passando come la più strana delle coppie. Per una volta in tutta la mia vita non sono infastidita da questo genere di contatto e decido, che forse per qualche ora, almeno per il mio compleanno posso permettermi di avere debolezze. Di staccarmi dal ghiaccio e far finta che vada tutto bene.
"e invece, quanto tu mi faccia impazzire l'ho specificato?"
Un sorriso spunta sul mio volto, leggermente arrossato.
"diciamo che hai reso l'idea, ma non prenderti troppe liberta; sono sempre la fredda regina del ghiaccio"
Ci dirigiamo così, lontano da quella grotta, con una certezza in testa: questo ragazzo mi ha regalato il più bel compleanno della mia vita.
-
-
-
C'è un momento nella vita di tutti dove ti sentirai veramente distrutto.
Improvvisamente tutto perde significato e tu non fai altro che pensare e cercare di capire il perché. Perche tutto quel dolore? Perché devo affrontare tutto questo?
In quel momento tu non saprai che fare. Ti sentirai sperduto, deluso, abbandonato e inutile. Sarà come se tutti i tuoi incubi peggiori si unissero in unica grande ombra, pronta a risucchiarti nel vortice delle tue paure.
Perderai la forza di parlare e di respirare per pochi secondi, ma a te sembrerà un'eternità. Il mondo improvvisamente cadrà a pezzi, il tuo cuore si distruggerà, lasciando un vuoto incolmabile. Sentirai la mancanza di qualcosa che per te era vitale e non saprai come andare avanti senza.
In parole povere è proprio come se morissi, solo che non te ne andrai da quel mondo: no, resterai lì attaccato a quel macigno che ora è diventata la tua vita, ad affrontare tutte le insidie nel tuo percorso ora più ombroso che mai. E non potrai mai fuggire; puoi corre e scappare finche vuoi, ma le tenebre saranno sempre lì, un passo avanti a te e tu piangerai, strillerai, ma sarà come se nessuno ti sentisse.
Ma sai quale è la cosa peggiore?
Sapere che non potrai mai fare niente per tornare indietro e cambiare le cose.
Per quanto ardente sia il tuo desiderio, tu non potrai far altro che andare avanti e continuare la tua penosa esistenza, ma per esperienza posso dirti che sarà come se restassi sempre lì, in quel momento così disperato e per quanto tu lotti, per quanto provi a dimenticare ci sarà sempre quel vuoto così pesante sul cuore, che ti ricorderà ogni singola cosa che avresti potuto fare. Ti ripeterai sempre sarebbe andata diversamente.
Come lo sò con certezza?
Lo sto provando ora.
E pensare che non mi ero accorta di niente; ho sempre creduto che quando sarebbe successo, l'avrei saputo. Quanto mi sbagliavo. E la cosa più straziante è che non posso fare altro che guardare, stillare, piangere e disperarmi. Lo ammetto ci ho messo qualche secondo per reagire, per credere a cosa era successo, ma quando lo capito ho iniziato a dare di matto. Penso di aver spaccato il naso ad un collega di quel mostro, ma a chi importa. Lei era lì a terra, immobile; non respirava, non dava un minimo segno di vita. Sembrava una statua greca, una di quelle che le piacevano tanto: immobile, bianca e delicata. I lunghi e sottili capelli corvini coprivano il pavimento lucido se non fosse per quell'enorme pozzanghera rossa che invadeva il suo corpo, imbrattando il vestito, rosa come erano le sue guance.
È così difficile credere a quello che vedo che mi pareva di sentire la sua voce: "Rachel va tutto bene, andrà tutto bene"
Non riesco a capire più niente. I suoni sono ovattati e confusi, le immagini offuscate, mi sento a malapena la faccia solcata dalle lacrime e dai gridi muti che continuano ad uscirmi dalle labbra. Una mano leggera sembra sfiorarmi la spalla, ma non ne sono certa finche un corpo non mi avvolge in un disperato abbraccio.
Davanti al suo corpo c'è lui che le tiene la mano fingendo dolore e rabbia. False lacrime gli bagnano li zigomi mentre le bacia le dita.
Vorrei saltargli addosso, ucciderlo davanti a tutti usare tutta la mia disperazione per strappargli gli occhi dalle orbita e spaccargli le costole, riducendole in polvere. Ma un peso mi blocca e non è il corpo che mi abbraccia, è qualcosa di più profondo, che profuma di cannella e di brezza estiva. È calda e piacevole e mi impedisce di non fissare il suo corpo fermo; una tortura così dolce che fa male e sento che sto per scoppiare.
Chiudo gli occhi che mi paiono sciolti, inesistenti e afferro colui che mi sta abbracciando con tutte le sue forze, per piangere sulle sue spalle. Non so quanto sono rimasta lì perche è come se avessi perso i sensi continuando a lacrimare e a urlare.
Mi ricordo benissimo però l'ultima immagine che vidi:
Me in ginocchio, davanti al corpo di Arella, steso sul pavimento e circondato da sangue scarlatto in mezzo ad un sacco di persone mentre guardano esterrefatti la scena.
Ora li odio tutti.
YOU ARE READING
DIETRO LE QUINTE DELLA MIA VITA
FanfictionRachel è una ragazza che come tanti ha una vita difficile, ma come pochi questa influisce, in modo grave, sulle sue decisioni. Scelte che la ragazza non ha mai potuto prendere in totale autonomia perché qualcosa di più grande la blocca, perché come...