Che cosa significa amare

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Se pensavo che l'esterno fosse pessimo, l'interno del'edificio era anche peggio, ma con un'aria meno rovinosa. Le pareti di un giallo senape erano decorate con fotografie appese raffiguranti uomini diversi, ma tutti vicini a pizze di dimensioni sproporzionate. Appena entrata la prima cosa che si scorgeva era il bancone con la cassa, affiancato da un'enorme forno a legna, acceso probabilmente da poco. Sento un brivido invadermi la schiena, dato che a riscaldare l'ambiente c'erano quattro minicaloriferi posti uno ad ogni lato della sala quadrata. Di fianco a noi vedo una serie di tavoli, decorati con tovaglie di carta a motivi floreali tutti rossi o verdi e come centro tavola vi è un piccolo vasetto in vetro che contiene pacchetti di grissini e tovaglioli, anch'essi di carta.
"Garfield!!"
Da dietro il bancone vedo spuntare improvvisamente un uomo sulla quarantina. Ha ispidi capelli scuri e la barba, del medesimo colore, che gli copriva lievemente il spigoloso viso. Alla testa portava una bandana, della quale non capivo l'utilità, ed era vestito con una maglia bianca, visibilmente sporca di unto e di sugo, accompagnata a pantaloni rossi, anch'essi sporchi di una sostanza nerastra.
"amico tuo?"
Gli chiedo, poco convinta di voler sapere la risposta e a confermare fu il fatto che, mentre tentava di raggiungere il suo amico, si sente il rumore di pentole che sbattono e lui che da dietro il bancone inciampa su qualcosa che poteva essere una padella, cadendo rovinosamente a terra.
"amico mio"
Mi risponde divertito, per poi portare l'attenzione sull'uomo, che era riuscito ad arrivare verso di noi incolume.
"Lucian! "
Esclama Garfield abbracciando il suo amico. Quando si lasciano vedo il pizzaiolo portare l'attenzione su me. Mi osserva con un misto di eccitazione e curiosità, forse per via del colore dei miei occhi.
"vedo che mi hai portato carne fresca ehh"
Non si stava riferendo a me, vero?
"lasciala stare Lucian, non è interessata"
Dice Garfield lanciandomi uno sguardo divertito. Lo fa apposta lo stronzo!
"uh allora deve essere la famosa Rachel. Piacere piccola, sono Lucian e tu non sai quanto Garfield sia ossessionato da te, ormai non fa altro che parlare di quanto strana e interessante tu sia"
Mi prende forzatamente la mano e me la stringe portandola su e giù, non so per quanto tempo; dopo aver elaborato ciò che mia aveva appena confessato sposto lo sguardo su Garfield ormai in ebollizione, da quanto è arrossito, mentre fissava con odio il suo amico .
"Lucian!"
Con incredibile disprezzo il biondo fissa l'altro che continuava a ridersela.
"è la verità!"
Si giustifica Lucian per poi recarsi senza troppi giri di parole, di nuovo dietro il bancone.
"allora cosa posso fare per fare voi. Immagino siate qui per una cenetta romantica; purtroppo ho finito le candele, ma vi posso fare una pizza a cuore che ne dite una con i vostri nomi scritti sopra eh?!"
Un altro logorroico; stupendo.
"niente cenette grazie"
Dice disgustato Garfield. In'effetti chi sarebbe così sdolcinato da ordinare una pizza a cuore; io penso che lo lascerei immediatamente. Se c'è una cosa che non sopporto sono tutte quelle coppiette mielose. Non c'è bisogno di far venire il diabete per dimostrare il proprio affetto e quelle persone che si attaccano così insistentemente a qualcuno, sono persone disperate che non sopportano l'idea di ricevere dei no.
"ha vinto una scommessa e le devo una pizza"
Un leggero tono di fastidio, mi fa sentire fiera di essermi concessa, quella che potrebbe descriversi come una delle vittorie più semplici della mia vita.
"ah già me lo avevi detto che era una tipa tosta"
Continuando a fissare lo stravagante pizzaiolo non posso fare a meno di notare che sa un po' troppe cose su di me e ciò in teoria dovrebbe darmi fastidio, ma per quanto mi impegni riesco solo ad esserne divertita
"quindi tu vai in giro a parlare di me e della mia vita al primo pizzaiolo che vedi?"
Gli chiedo, ormai stufa di sentir parlare di me.
"Lucian non è il primo pizzaiolo che incontro. È un buon'amico di famiglia, nonché mio datore di lavoro"
"non cambiare discorso!"
"non l'ho fatto!"
Esclama infastidito. Ammetto che è quasi divertente farlo arrabbiare. Tutte le volte finisce per mettere il broncio e mi sembra di vederlo come era da bambino.
"ehi! Ehi! Calmi; non preoccuparti principessa, tutto quello che Gar mi dice resta in questa pizzeria"
Lo fisso inacidita. Nomignoli come "piccola" o "principessa" non me li deve dare. Una volta anche mio padre mi ha chiamata così davanti ad un gruppo di suoi colleghi. La sensazione che provai era un misto tra la nauseata e l'adirata, perciò non mi piace. Trovo anche che siano nomignoli molto poco azzeccati, soprattutto per la mia persona. Mi fanno sentire sottomessa e debole ed è una cosa che non ho mai sopportato.
"wow! Gar mi aveva parlato delle tue famose occhiatacce, ma credevo che fosse solo una sua impressione, invece avevi proprio ragione amico!"
Vedo i due lanciarsi uno sguardo complice per poi passarlo di nuovo su di me, ma stavolta con un sorriso a trentadue denti, quasi inquietante, da parte di Lucian
"e immagino che tu abbia ragione anche ... sul resto"
La voce timorosa di Gar blocca il discorso dell'uomo, prima che possa aggiungere altro.
"Lucian, non ci provare n-!"
"che tipo di resto stai parlando?"
Una scintilla si fa strada negli occhi marroni del pizzaiolo, mentre l'ansia comincia a salire. Noto che la fiducia che pongo in Garfield è più di quella che ho mai posto in qualcuno e ora scoprire che anche lui l'ha tradita, mi provoca un grande peso allo stomaco. Avverto anche la tensione che prova il ragazzo di fianco a me, che non fa altro che fissare accigliato il suo amico, che gli sta davvero rovinando la giornata.
Lucian si avvicina pericolosamente, per poi sussurrarmi parole, mai da me prima d'ora udite
"tipo che hai un corpo da paura, per non parlare della tua terza abbondante!"
"Lucian chiudi quella minchia di bocca!!!"
Mentre lui era impegnato a picchiare a sangue il pizzaiolo io mi trovavo in una specie di trans. L'imbarazzo sale alle guance, le mani iniziano a sudare e ho il fiato corto. L'ira invade il mio corpo e non mi stupirei se mi spuntassero quattro occhi rossi indemoniati. Tutto ciò a cui riesco a pensare è a quando, la mattina del mio risveglio, il biondo mi aveva assicurato di non aver visto niente. Lì per lì ho reagito male, ma infondo sapevo che non era tipo da approfittarsi di situazioni del genere, ora invece la rabbia sta consumando ogni briciola di autocontrollo.
"pensavo fosse una cosa che dovesse sapere"
"allora evita di pensare le prossime volte!"
"voi dire che ci saranno prossime volte?"
"giuro che ti butto come condimento per la tua prossima pizza!"
Le loro voci suonano deboli, mentre io sto elaborando l'accaduto e tentando di riottenere una posizione autorevole, ma al momento penso di essere con la bocca semiaperta e lo sguardo perso nel nulla.
"però vedi che non ha reagito male?!"
"ma sei scemo?! Ora mi ammazza!"
Mi sblocco dallo stato di shock, pronta a fargliela pagare.
"TU!"
Entrambi sobbalzano dallo spavento, cautamente si voltano sudando freddo e con espressione terrorizzate.
"poss-"
"Zitto! Garfield Marck Logan ti consiglio vivamente di iniziare a trovare qualcosa con cui difenderti, perché ora mi hai veramente stufato. Tu e il tuo amico pedofilo!"
Entrambi continuano a fissarmi arretrando di qualche passo, portando le mani in'alto in segno di resa.
"se ti prendo, giuro che butterò entrambi nel forno a legna, se ora non mi dai una più che valida spiegazione!"
Con il terrore negli occhi borbotta parole per nulla comprensibili, poi una terribile consapevolezza fa capolino tra i miei pensieri; lo stesso terrore, la stessa rabbia, la stessa fastidiosa sensazione di leggerezza. Tutto si sta ripetendo, tutto uguale all'ultima volta. Non voglio, non devo perdere il controllo di nuovo. inspira, espira, calmati; inspira, espira. Non perderò di nuovo, non sarò la creatura spietata che ha sempre desiderato. Ispira, espira.
Ripeto il mio mantra; ho giurato che mai più sarebbe successo di nuovo, soprattutto non di nuovo a lui. La calma mi pervade, il tono rimane alto, ma mi sento già meglio.
" e dire che stavo iniziando a fidarmi, ma a quanto pare non ho ancora capito che tutti vogliono qualcosa in cambio!"
Ormai stufa vado a sedermi verso il primo tavolo che vedo, rischiando però di romperlo. Nonostante la brutta piega che aveva preso la serata, non se ne andrà a casa senza prima aver pagato le conseguenze delle sue azioni. Dopotutto sono ancora convinta che non lo abbia fatto volutamente. Non so da quando ho iniziato a nutrire questa cieca fiducia, soprattutto per un tipo come Garfield.
Inoltre sto morendo di fame.
Vedo l'espressione sbigottita del biondo, che ora sta parlando con Lucian, anche se dalla sua espressione sembrava più che lo stesse minacciando. Non riesco a capire cosa dicano, ma è sicuramente qualcosa che ha messo del terrore nello sguardo del vile pizzaiolo. Finito con lui, si reca cautamente verso il tavolo in cui mi trovo, osservando curioso il broncio che ho messo.
"quindi ... niente corse disperate verso l'ignoto? Niente massacri degni di un genocidio?"
"desideri così tanto venir malmenato?"
"no, no! Solo sono stupito"
"non ho intenzione di farti tornare a casa senza aver pagato per la tua insolenza"
Sposto lo sguardo sul pavimento piastrellato bianco con gli occhi chiusi in segno di offesa.
"non l'ho fatto apposta"
Ritorno a guardarlo mentre si siede di fronte a me, tentando di nascondere il suo imbarazzo.
"te l'ho detto avevi perso troppo sangue e ho dovuto toglierti la maglietta per medicarti e fasciarti, non potevo evitare di guardare"
Quasi offeso, si mette anche lui ad osservare il pavimento. Cosa avranno di così interessante queste piastrelle? Non ho il tempo di controbattere che vedo Lucian uscire dalla porta della cucina con un taccuino e una penna in mano, per dirigersi verso di noi.
"allora cosa vi porto?"
Chiede con ancora un sorriso da ebete sul viso.
"penso che dovrebbe scegliere Rachel alla fine io devo solo pagare"
Si voltano entrambi verso di me e dopo aver ordinato, un'imbarazzante silenzio cade su di noi. La pizzeria era completamente vuota, anche se da fuori la finestra si vedevano dei passanti curiosi, osservare il locale. Sembrava trovarsi in un luogo estraneo al mondo esterno, così caotico, pieno di luci e vita. Ormai le strade brulicavano di coppiette e famiglie coperte da pesanti cappotti girare per le strade tra allegre risate; una scena toccante quasi, e piena di effetto, soprattutto se ammirata all'interno della pace e dell'imbarazzante silenzio che presenta la pizzeria.
"sai che non devo essere sempre io quello che inizia una conversazione vero?"
Continua ad osservarmi mentre io porgo l'attenzione all'esterno.
"chi ti dice che voglia iniziare una conversazione?"
"io vorrei"
"non sempre ciò che vuoi si realizza"
Affermo stizzita.
"pessimista"
Ora la mia attenzione è sul suo viso, desideroso di attenzioni e concentrato.
"preferisco realista"
"c'è differenza?"
Prende un bicchiere d'acqua, prima di ricominciare a parlare. Noto solo ora le profonde occhiaie che porta sotto gli occhi, come se non dormisse di notte. Qualcosa lo deve tormentare e forse so anche di cosa di tratta, ma mi pareva di aver capito che avesse pienamente superato la morte dei suoi genitori, anche se so che in realtà cose del genere non le si superano mai. Il dolore si allevia, lentamente, ma non sparirà mai del tutto: ci sarà sempre un gran vuoto e non riuscirai mai a colmarlo in pieno, puoi solo imparare a conviverci.
Mi guardo un po' in torno, per poi scoprire che giusto dietro di me si trovava un palchetto con un microfono e un computer vicino. Non è ciò che penso vero? Altrimenti giuro che esco da cui correndo.
"dimmi che quello non è un Karaoke, ti prego"
Un sorriso spunta sulla sua faccia.
"vuoi cantare?"
"manco morta!"
Esclamo. Noto poi una chitarra vicino al palco.
"di chi è la chitarra?"
Domando incuriosita
"mia, quando c'è poca gente mi metto a suonare per guadagnare qualche spicciolo in più"
Sorpresa, provo ad immaginarmelo su quel palchetto con in grembo la chitarra. Trovo quello strumento perfettamente adatto alla personalità di Gar; mia madre ha sempre avuto una grande passione per la musica e un giorno mi disse che la nostra anima può essere rappresentata da uno strumento
"chi ti ha insegnato?"
Con sguardo orgoglioso e un velo di malinconia nello sguardo, appoggia la testa sulla sua mano.
"aveva iniziato mio padre, ma dopo la sua morte ho fatto da me, seguendo i consigli di Lucian e sono diventato davvero bravo"
Inizia a pavoneggiarsi, forse per cancellare quel velo scuro nel suo sguardo; alla fine è così che fanno tutti, anche io: nascondono il dolore sotto sorrisi.
"immagino"
Dico sarcastica, ma divertita dalla sua espressione offesa.
"tu suoni qualcosa?"
Annuisco, tornandomi in mente alcune sere passate ad esercitarmi a suonare il violino. Avevo visto mia madre suonarlo e subito la sua melodia mi ha affascinata, così l'ho costretta ad insegnarmi.
"sò suonare il violino e un po' di piano; mia madre ha un grande amore per la musica e sa suonare vari strumenti così mi ha insegnato lei all'età di sette anni."
"sarei curioso di sentirti suonare"
Mi confessa.
"dovresti sentire mia madre, lei è davvero brava; ci mette tutta se stessa."
Rivedo lei seduta sulla poltroncina davanti al piano mentre mi suonava la sua ninna nanna per farmi dormire con il suo sorriso e la sua voce delicata. L'ho sempre paragonata ad un angelo e a volte non faccio a meno di chiedermi se fosse veramente mia madre, sempre circondata da quella pura aurea che emana, al contrario di me.
"dovresti sentire questo giovanotto, quando parte convinto con quella sua cavolo di chitarra diventa un maestro."
Sbuca dietro di noi Lucian con le nostre pizze fumanti.
"ecco a voi"
Vedo poi che sposta l'attenzione su una famiglia entrata da poco nel ristorante per portargli ad un tavolo non molto distante da noi e porgendogli in menu. Continuo a non fare a meno di notare quanto impacciato sia nei movimenti. Un continuo barcollare, per non parlare della confidenza che si prende con le persone estranee, trattandole come se fossero vecchi amici.
"è un tipo molto ... stravagante"
Mi sfugge questo commento mentre taglio a fette la cena
"molto, non riesce mai a tenere la bocca chiusa ..."
Imbarazzato si butta sul piatto, tentando di non incontrare il mio sguardo.
"ti ho sentito!"
Urla Lucian da dietro il bancone, mentre inforna altre pizze e accoglie i clienti. Lentamente il ristorante inizia a riempirsi, portando un po' di quell'atmosfera caotica, sempre presente in ogni locale, distruggendo così il senso di estraneità che mi dava poco fa.
Un lieve sorriso mi spunta sul volto, notando quanto i loro battibecchi siano futili e senza senso e mentre continuo a gustarmi la mia cena (ammetto che Gar aveva proprio ragione, era squisita), il pizzaiolo si avvicina per colpire il biondo da dietro il collo, come vendetta. Di tutta risposta lo vedo girarsi verso il suo amico, con uno sguardo accigliato, per poi tornare verso di me.
"trovo invece che faccia bene a dire sempre quello che pensa; può aiutare molto le persone a prendere i giusti provvedimenti"
Dico, con un sorriso malvagio, mentre lui continua a tagliuzzare la sua povera pizza vegetariana.
"ad'esempio, ora posso liberamente denunciarti per stolking e abuso"
Detto ciò, inizia ad andargli di traverso il boccone che aveva appena preso, rischiando di strozzarsi e facendo spuntare un'impercettibile sorriso sul mio volto.
"non lo faresti mai"
Annuncia convinto.
"allora non mi conosci per niente"
Con ancora quello sguardo maligno addosso, vedo Lucian venire verso di noi.
"oh no ti conosce fin troppo bene"
Esclama il pizzaiolo, che si era intromesso nulla conversazione come se nulla fosse.
"lo dico per esperienza, una volta mi ha detto che-"
"Lucian nessuno te l'ha chiesto!"
Lo interrompe Garfield visibilmente infastidito, ma nulla poteva ormai fermare la lingua lunga del suo amico.
"andiamo amico, mi spieghi come puoi fare a conquistarla se non le dici neanche che sei interessato!!"
Tra me e Gar non so chi sia quello messo peggio: il suo volto ormai è totalmente arrossato e fissa con odio Lucian che intanto lo fissava con un sorriso da ebete; potevo scorgere le nuvolette di fumo uscire dalle sue narici, come fanno i tori durante le corrida. Per quanto mi riguarda, ormai sento di essermi quasi abituata a momenti imbarazzanti, ma non posso evitare di guardare Garfield, che sempre più rosso, lega il mio sguardo con il suo e solo per pochi secondi, mi sembra di intravedere il mio riflesso in quelle celesti iridi.
"perdonate l'intromissione, ma non ho potuto fare a meno di ascoltare e credo che quest'uomo abbia ragione. Ragazze belle come lei non se ne trovano spesso in giro e ti consiglio di tenertela ben stretta."
Ad intromettersi è stata un' anziana signora che avrà si e no una sessantina d'anni, seduta di fianco a noi. Noto però che non è l'unica che ha ascoltato la conversazione e ad essermene accorta non sono l'unica. Il biondo ormai, in'ebollizione continua a farfugliare cose quasi incomprensibili, nel tentativo di spiegare, ma viene interrotto dagli esuli del suo amico.
"visto!"
Dice indicando la signora.
"io sono d'accordo con loro, devi darci dentro amico!"
Urla un ragazzo al tavolo dietro di noi. Perche diamine si stanno intromettendo tutti ora?! Sembra di essere in uno di quei programmi televisivi dove ci si diverte a vedere la reazione delle persone in determinate condizioni. Mi sembra già di vedere spuntare fuori Fabio Volo urlando "sorridi sei su Candid Camera!"
"bisogna anche vedere però cosa ne pensa lei"
Annuncia la ragazza vicino al tipo di prima; probabilmente la coppia si stava divertendo a dare consigli a caso. Ora sentivo gli sguardi di tutto il ristorante addosso.
"è vero! Rachel ti interessa Gar?"
Chiede Lucian, risvegliando i miei istinti omicidi.
Ammetto che non me lo ero mai chiesto veramente, pensavo che non ce ne fosse bisogno. Non mi sono mai fidata di nessuno e avevo le miei idee sul quel sentimento chiamato amore. Diciamo che più volte mi ripetevo che amare era un normalissimo sentimento, uguale agli altri e che noi umani ci siamo solo divertiti a gonfiarlo di importanza, per rispondere alle nostre mille domande. Non mi sono mai fermata più di tanto a ragionarci e se mai qualcuna mi avesse fatto una domanda del genere, avrei semplicemente risposto che l'amore non esiste e se esiste io non lo posso provare; non dopo ciò che ho fatto. Una persona che ha fatto cose simili alle miei non può meritare di provare una cosa simile all'amore. Ero fermamente convinta di questa mia opinione, ma ora mi trovo con le spalle al muro e non mi piace per niente. Sono sempre abituata a prevedere le persone e mi piace sapere di poter tenere tutto sotto controllo, perché alla fine siamo tutti uguali, ma ora mi sento così impotente e non mi sarei mai aspettata di sentirmi così per qualche imbarazzante domanda, ed il fatto con riesca a trovare un'immediata risposta mi manda in confusione. Ora le mie certezze stanno andando in frantumi, trafitte da quella fatidica domanda.
Diversamente da prima ora il viso di Garfiel è tornato al suo colore originario e mi sta fissando, inerte, senza dire niente. Aspetta come gli altri. Sò di non avere via di scampo e posso solo scegliere due strade: o scappo senza dare risposta, facendo la figura della codarda, o rispondo sinceramente. Io userei anche la seconda scelta, il problema è che non so neanche io quale sia la verità. Negli ultimi tempi mi sento più confusa del solito, per essere precisi da quando Gar mi ha salvata la notte dell'aggressione. Da lì tutto è cambiato; ho smesso di non fidarmi di lui e questo all'inizio mi ha spaventata, spingendomi a scappare da me stessa e ha nascondere i problemi, facendo finta di non vederli. Ora capisco che ho passato gli ultimi giorni a scappare da quella domanda e dalla risposta.
In questo mondo che non ha fatto altro che mentirmi, che non ha fatto altro che trascinarmi nell'oblio più assoluto della disperazione, portandomi a diventare un essere insensibile, portandomi ad essere la figlia dell'uomo che è mio padre, a odiare tutto e tutti, convinta che la felicità che avevano gli altri non la meritavo; ora sento che qualcosa è cambiato e grazie a Garfield si è riaccesa in me, qualcosa che avevo estinto per sempre.
"non lo so"
Da quelle parole usci tutta la mia confusione, sento un nodo alla gola e ho il forte bisogno di urlare. Ho bisogno di sfogarmi, di trovare qualcosa a cui appigliarmi ed rimanere aggrappata.
"che vuol dire non lo so?, saprai no cosa pensi di lu?!"
L'insistenza di Lucian mi strazia. Non posso continuare, ho paura di esplodere. Ho bisogno di stare sola. Ho bisogno che la finiscano di guardarmi tutti.
"già, come si fa a non sapere se ti piace qualcuno o no?"
Già come si fa Rachel? Perche sei così confusa?
"io-"
Vengo interrotta dal rumore di una sedia e dall'improvviso alzarsi del ragazzo seduto davanti a me.
"ora basta Lucian, lasciala in pace!"
Sbotta Gar sbattendo con rabbia le mani sul tavolo. Nel volto del pizzaiolo ora c'è solo una faccia stupita, quasi mortificata.
" scusate, vado un attimo ai bagni"
Con calma mi alzo dalla sedia per percorrere il corridoi che separa la sala principale dalla toelette, sotto lo sguardo di tutto il ristorante. Vedo alcune persone sussurrare qualcosa ai loro compagni, ma non riesco a capire di cosa si tratti. Finalmente entro nel lungo corridoi, coperto da muri di mattonelle rosse, e in fondo scorgo le due porte di entrata. Accelero il passo e finalmente mi ritrovo nell'unico posto dove a quanto pare, posso trovare un po' di pace. Appoggio la testa sulla porta ed esamino l'ambiente: ci sono tre lavandini di marmo nero, lucido, in fila da dove sbucano i beccucci dell'acqua. Di fronte ad essi ci sono invece tre porte di legno dipinto di azzurro, che coprono l'interno della stanzetta, con muri del medesimo colore. Davanti a me invece vedo una piccola finestrella che da sul cielo notturno,privo però di stelle, per via delle troppi luci della città. Sembra che anche loro mi abbiano abbandonata ora, ma conosco qualcuno che non lo farebbe mai. Prendo in fretta il cellulare e cerco nella rubrica il numero dell'unica persona che ora potrebbe aiutarmi; dopo varie ricerche lo trovo e digito il tasto chiamata, aspettando che il proprietario risponda.
"pronto Rachel?"
La vivace voci di Kori mi da un immediato sollievo. Non ho mai capito come riuscisse a farmi questo effetto la ragazza, ma le sono grata.
"ciao Kori scusa l'ora, ti disturbo?"
Il mio tono impassibile, nasconde l'agitazione che provo. Mai mi sarei immaginata di voler chiedere dei consigli a Kori soprattutto di questo argomento.
"figurati, ma è successo qualcosa di grave?! Stai bene?!"
Un sorriso mi sfugge, per il suo impacciato tentativo di mantenere un tono normale, risultando solo molto preoccupato.
"no, no tutto bene, è che ..."
Non riesco a trovare le parole per parlarle.
"possiamo parlare?"
Le chiedo, per assicurarmi che sia sola.
"certo aspetta un attimo"
Sento una porta chiudersi e il suono del vento dall'altra parte della cornetta; deve essere uscita fuori.
"dimmi tutto"
Una strana sicurezza mi pervade e ora so cosa chiederle.
"Kori, cosa vuol dire amare qualcuno?"
Mi stupisco da sola per come sia uscita diretta quella domanda.
"uh ... aspetta tu mi stai chiedendo un consiglio?! Oddio Rachel non sai da quando stavo aspettando questo momento!!"
I suoi urli di gioia per poco non mi distruggono il timpano, allontano così il cellulare dall'orecchio finche non la sento calmarsi.
"bhe Rachel, innanzitutto, non posso essere io a dirti cosa voglia dire amare, perche ha un significato diverso per tutti noi."
Confusa non dico niente attendendo che mi spieghi di più.
"ad esempio per me amare Dick significa voler passare con lui ogni momento di gioia, ma anche di difficoltà e aiutarci a vicenda. Il significato di amare purtroppo è troppo complesso per potergli dare una semplice definizione, secondo me. Ogni uno di noi ama in modo diverso."
" e come ti accorgi che ti stai ... innamorando di qualcuno?"
Chiedo, esitando.
"a dire il vero non te ne accorgi, di colpo ti rendi conto di voler bene ad una persona, la tratti in modo diverso dagli altri, ti preoccupi di più, vorresti passare più tempo in sua compagnia e hai paura."
"paura?"
"si, forse è proprio grazie alla paura che riesci ad amare"
"non capisco, come può la paura aiutarti ad amare?"
"vedi quando ami, si tende ad essere più insicuri perché tutte la proprie certezze si concentrano sul sentimento che provi per quella persona e quindi hai una costante paura che questa ti abbandoni portandosi via le tue certezze, ma in questo modo farai di tutto per non lasciarla andare. Almeno per me è stato così, te l'ho detto alla fine amiamo tutti in modo diverso"
"credo di aver capito, grazie Kori."
"come mai queste domande Rachel?"
"ero solo curiosa, ora scusa devo andare"
Chiudo in fretta la chiamata, per evitare altre domande. Oggi ne ho davvero abbastanza di tutti questi interrogativi nella mia testa, ma Kori mi ha tranquillizzata e preoccupata allo stesso tempo. Sapere che posso contare su di lei sempre mi ha aiutato, ma sapere che tutta la mia insicurezza e che tutte le cose nuove che mi sento dentro sembrano voler significare che mi stia innamorando, non mi aiuta. Mentre Kori mi parlava non ho potuto fare a meno di pensare a Garfield; il fatto che riponga tutta la mia fiducia in lui, quando non mi sono mai fidata di nessuno, che quando sto con lui mi sento insicura, perche lui azzera tutte le mie certezza, con il suo carattere impossibile da prevedere e il suo sorriso così vero, vorranno mica dire che mi sto innamorando di lui? È forse l'ennesima volta che mi faccio la stessa domanda questa sera, ma dopo ciò che ha detto Kori non posso fare a meno di credere che, forse, potrebbe anche essere così.
Io innamorata? Mai mi sarei aspettata una cosa del genere. Ora sento qualcosa di stano invadermi lo spirito. È come e di colpo tutte le difficoltà siano svanite, come se mille lucciole mi stesserò girando intorno. Mi sento leggera e ho voglia di piangere, nonostante non ce ne sia bisogno. Non capisco cosa sia. È come una brezza fresca in piena estate o come quando ascolto la mia canzone preferita a tutto volume. Una forte energia mi scorre nelle vene, come se fossi capace di fare qualsiasi cosa. Che sia forse la felicità? O nella pizza c'èra forse della droga?
Qualsiasi cosa sia è il caso che l'adoperi subito. Esco dal bagno ancora un po' confusa. Sarà il caso di tornare in sala? Alla fine non posso fare altro e inizio ad essere stanca di fuggire.


A.A

Okkk... allora: ciao, si questa non è un' assurda visione, sono proprio io. Dopo settimane di silenzio radio ritorno così bruscamente, senza avvisare.

Mi spiace molto per i ritardi. Credetemi, ho fatto di tutto per cercare di ritagliarmi un attimo da dedicarvi, ma era sempre troppo poco. Per regalo però credo che la cosa migliore sia pubblicare anche un quindicesimo capitolo; che ne dite?

Voglio ringraziarvi immensamente: forse per molti queste 146 letture saranno roba da nulla, ma per me sapere che anche solo una persona possa in qualche modo apprezzare quello che ho in testa, mi fà svalvolare; Quindi grazie a te: spero di essere degna della tua attenzione.

ASMIDISCHE

DIETRO LE QUINTE DELLA MIA VITAWhere stories live. Discover now