Di me e di te

40 4 0
                                    


La forte luce della sala della pizzeria mi assale, accentuando la forte differenza di luminosità tra il corridoio e il resto del ristorante. Tento di far come se non fosse successo nulla, come se Lucian non mi avesse fatto alcuna domanda, come se tutto il ristorante non mi stesse osservando. Come se Garfiel non mi avesse aiutata. Rientrata noto che anche il resto delle persone lo sta facendo e ammetto con una bravura ammirevole. Anche Lucian ora sta prendendo le ordinazioni ad altri clienti, e sembra neanche notarmi. Al tavolo dove ero prima non c'è più traccia del ragazzo che dovrebbe pagarmi il conto. Torno a sedermi continuando a guardarmi in torno alla sua ricerca, ma senza risultati. Che se ne sia andato? In tal caso pazienza; ora come ora più mi sta lontano meglio è. Diventerebbe un problema se però ci fosse lo zampino di mio padre, ma è alquanto improbabile, dato che non sarebbero tutti così tranquilli se fosse stato rapito.
Improvvisamente tutte le luci si spengono. I bambini chiamano le madri, mentre queste cercano di spiegargli che si tratta solo di un blackout, e il confabulare confuso degli altri clienti della pizzeria crea un'atmosfera piuttosto lugubre; sembrava di trovarsi immersi nelle ombre di anime perdute della quale parlava l'ultimo libro che ho letto. Di Lucian nemmeno l'ombra e un brutto presentimento mi fa portare la mano verso il mio pugnale nella tasca della giacca. Quel pugnale me lo porto dietro sempre per sicurezza, e perché era di mio nonno che, da come mi ha spiegato Arella, era un'amante delle armi. Lei me l'ha descritto come un uomo robusto e forte; un gigante con il cuore d'oro, e in qualche modo ho subito provato grande ammirazione per lui. Avere il suo pugnale con me, mi fa sentire un po' come se fossi con lui.
Pronta ad attaccare ascolto, cercando il suono dei passi pesanti degli uomini di mio padre, ma niente. Poi un forte riflettore illumina il piccolo palco di legno in fondo alla stanza, dando una fioca luce al resto della sala. Un alto sgabello e un microfono proiettano le loro ombre sul muro bianco e dalle scalette vedo salire Lucian che impugna il microfono con grande sicurezza.
"signori e signore spero che stiate passando una piacevole serata e per renderla ancora più piacevole un mio caro amico è qui per il vostro intrattenimento; accetta richieste e vicino alla cassa c'è un cesto dove potete mettere qualche moneta per aiutarlo a comprarsi una chitarra migliore"
Qualche risata mi arriva all'orecchio, mentre cerco di capire che diamine stia facendo.
"senza ulteriori indugi vi presento Garfield Logan"
Un applauso riempie l'atmosfera, mentre la disperazione mi assale. Ma dove diamine sono finita?
Vedo il biondo salire sul palco come se niente fosse. Una postura decisa, lo fa sembrare più adulto, infatti quel fanciullesco volto sembra stonare con il resto dandogli un'aria particolare; si differenzia dalla massa. Posa lo sguardo su di me e fa l'occhiolino. Quando scende un pugno in faccia non glielo leva nessuno;
"buonasera a tutti, questa canzone è stata richiesta da una persone nel ristorante come sorpresa alla sua compagnia. Una ragazza davvero fortunata."
Prende la chitarra per portarsela in grembo e sistema il microfono. Sembra non essere minimamente agitato e forse è così, ma mi stupisce il controllo con la quale si prepara, incantando subito il pubblico che non aveva occhi che per lui. Anche io, incuriosita rimango a guardarlo.
Parte la base e subito si attiva qualcosa in lui, una scintilla che accende un fuoco che si manifesta nelle sue mani che, veloci e coordinate, si muovono componendo accordi legati da quella melodia.
Parlami di te e dei tuoi silenzi,
dei tuoi occhi che son sempre senza sguardi,
parlami per non dimenticare,
per non avere più paure.
Non mi sarei mai aspettata che sapesse cantare così bene, accompagnandosi da solo inoltre. Con lo sguardo verso il pubblico scruta ogni uno dei spettatori, come se le parole da leggere fossero nei loro visi.
Parlami di partecipazione
Ma questa vita ci fa solo che mentire
Parlami perché ti so ascoltare
Anche se poi non so che dire

Non faccio a meno di sentire quelle parole come miei, e pensare a quel corvo che ascolta ma non parla.
Di un amore che fa pugni senza guanti
Di ritorni che han sapore di partenze
Di un cuore che ha più stanze di un albergo
Mentre guardo le stelle levarsi nei tuoi cieli
Di sognare i tuoi sguardi ad occhi aperti
Di temporali che ci urlano contro
Di me e di te

Sento il cuore aumentare il battito, e la strana energia di prima tornare, mentre luci colorate circondano il cantante, che guarda concentrato la sua chitarra.
E basterebbe solo sporcarci di parole
Leggendoci negli occhi
La paura e l'emozione

Basterebbe solo trovare il coraggio di agire, ecco cosa vuole dire, peccato che il coraggio viene spesso seppellito dalla paura.
Ci siamo persi in una strada tra follia e vita
La follia eri tu
In questa vita che grida e che spinge lontano
Se molli la presa mi scivoli piano

E su questo un po' di esperienza ce l'ho, se molli la presa rischi di cadere. La canzone mi invadeva la testa e ormai ero troppo presa da quelle parole per notare un certo pizzaiolo che mi guardava divertito.
Ma che cosa vuol dire sentirsi insicuri
La teoria degli esclusi e la poesia degli illusi
Occhi chiusi

In questo momento sembra proprio che non sappia cosa vuoglia dire sentirsi insicuri, forse per la determinazione delle sue parole.
Di un amore che fa pugni senza guanti
Di ritorni che han sapore di partenze
Di un cuore che ha più stanze di un albergo
Mentre guardo le stelle levarsi nei tuoi cieli
Di sognare i tuoi sguardi ad occhi aperti
Di temporali che ci urlano contro
Di me e di te
Di me e di te
Di me e di te

Ora invece di far vagare lo sguardo, ha gli occhi puntati su di me e non sembra neanche accorgersene, come faccio io, e rimango ad osservare quel suo volto luminoso.
E tira su gli occhi
Non serve guardare lontano
Parliamoci adesso

Ora posso annegare in quel celeste così vivo, mentre lui ha ormai lo sguardo perso verso di me e continua a suonare, come se si fosse dimenticato della presenza delle altre persone. E credo di essermene dimenticata anche io.
Di un amore che fa pugni senza guanti
Di ritorni che han sapore di partenze
Di un cuore che ha più stanze di un albergo
Mentre guardo le stelle le stelle

Si risveglia dal suo stato di trans e si alza dalla sedia continuando a suonare, accompagnato dagli applausi di tutto il locale. Qualche coppia si alza per ballare, altri urlano incitandolo a continuare; sembra di essere al concerto di una qualche boy band. Lui che con un sorriso radioso, accoglie tutti quei complimenti e si gode il suo momento di gloria, dimenticandosi dell'imbarazzo, del dolore e di tutti i suoi problemi. Ora c'è solo lui e la sua chitarra. Quello che non sapevo era che oltre alla musica, per la testa aveva anche due occhi viola e le parole che cantava erano solo per lei, anche se non l'avrebbe mai saputo.
Di sognare i tuoi sguardi ad occhi aperti
Di temporali che ci urlano contro
Di me e di te
Di me e di te
Di me e di te
E tira su gli occhi
Non serve guardare lontano
Parliamoci adesso

Di sognare i tuoi sguardi ad occhi aperti
Di temporali che ci urlano contro
Di me e di te.

Degli urli partono da ogni angolo del locale, insieme a fragorosi applausi. Lui li accoglie tutti portando le mani al cielo a inchinandosi più volte. Sembra che aver cantato gli abbia regalato una nuova energia; ora è più sveglio, meno teso e il velo di malinconia era sparito, lasciando il suo volto puro. Mentre scende dal palco, da una pacca sulla spalla a Lucian, ricominciando a parlottare e con tutto quel trambusto non riesco a sentire. Inoltre c'èra un gran via vai di gente, tutti che si dirigevano verso Gar (principalmente ragazze), chiedendogli di farsi una foto o gli facevano complimenti; credo di aver visto qualche d'una porgli dei bigliettini, probabilmente con il loro numero. Vederlo in mezzo a tanta gente che gli dimostrava affetto, mi faceva sentire ... non so, bene, ma mi dava allo stesso tempo quasi infastidita. Dovrò chiarire anche questo punto con Kori più tardi. Quasi tutto il ristorante ora gli stava attorno eppure non capisco perché tutta questa emozione; per quanto possa essere stato bravo non vedo il motivo di tutta questa agitazione. Sta di fatto che ormai ho perso ogni sua traccia, in mezzo a quella folla. Eppure non sembrava tanta la gente prima. Lo vedo sbucare solo qualche minuto dopo mentre tutti tornavano ai loro posti; non mi ero neanche accorta però, che non so quando, mi ero alzata, aspettandolo a braccia incrociate. Appena mi vede, sorridere per poi avvicinarsi con una nuova determinazione, nel passo e nello spirito.
"allora, ora hai finito di fare la sarcastica?"
"non ho mai messo in dubbio le tue doti musicali, solo quelle celebrali"
Con un certo divertimento, ricomincio a prenderlo in giro e fingendosi offeso, difende il suo orgoglio.
"guarda che in questa stupenda testolina c'è più di quello che pensi"
"ah si?"
"ah si!"
Mentre lui continua a ridere io continuo a restare seria e indifferente. Poi lui mi fa cenno con la testa verso l'uscita.
"che dici pago e andiamo a farci un giro?"
Chiede, con volto sincero ed elettrizzato.
"cosa è una nuova tattica di approccio?"
Chiedo con sguardo di sfida e un'impercettibile curva all'insù si fa strada sul mio volto.
"forse ... funziona?"
"no, neanche un po'"
Vado a riprendere la giacca, lasciata sulla mia sedia; mi ero totalmente dimenticata del freddo che faceva li dentro, ma sembravo essermene abituata.
"andate già via? E io come faccio nel caso qualcuno volesse il bis"
Sbuca Lucian con tre piatti vuoti in mani e la disperazione nel volto.
"non so mettiti a cantare qualcosa, potresti tornare in pista e diventare l'affascinante, quarantenne musicista, filantropo"
Se mi fossi trovata in un fumetto un punto esclamativo sarebbe spuntato vicino alla testa del pizzaiolo, che di colpo si raddrizza come colto alla sprovvista.
"sai che è proprio una bella idea, chi resisterebbe al mio fascino?"
Ci dirigiamo verso la cassa, per pagare.
"come potrebbero fuggire da questo bel faccino?"
Domanda Gar, per gonfiare le speranze dell'amico.
"potrebbero usare la porta"
Lascio sfuggire questo commento, facendo sogghignare il biondo che tentava di trattenersi per non offendere Lucian, che non sembrava neanche accorgersene, intento a prelevare lo scontrino.
"ecco a te divertitevi ragazzi e tornate a farmi visita"
Si appoggia con i gomiti al bancone, mentre mi cade dalla tasca il cellulare che sbatte violentemente conto terra. Lo raccolgo e fortunatamente noto che non era successo niente, quindi mi dirigo verso l'esterno dove mi aspettava Garfiel quando vengo fermata dalla voce che mi ha perseguitata tutta la sera.
"lasciati andare Rachel, te lo meriti tu e lui"
Prima che mi possa girare a chiedere spiegazioni, è già entrato in cucina per servire altri clienti.
"Rae ti muovi?!"
L'irritazione ritorna a farsi sentire e mi dirigo verso l'uscita, continuando però a ragionare sulle parole di Lucian.
"ti ho già ripetuto che non voglio essere chiamata così!"
Gli urlo mentre varco la soglia della porta di vetro, per trovarmi nella solita atmosfera caotica della città di notte. Il traffico che tenta di librarsi, le luci dei lampioni, tutto come sempre.
"ehi era forse una battuta quella di prima?"
Domanda, sbalordito.
"non sei l'unico ad avere il senso dell'umorismo sai?"
Iniziamo ad incamminarci verso non so dove, prendendo una strada in salita.
"allora lo ammetti che sono simpatico, oltre che terribilmente affascinante!"
Una luce si accende nel suo volto, speranzoso.
"per niente"
Distruggo le sue speranze.
"quando ammetterai che sono divertente?!"
"quando lo sarai per davvero, ovvero quando mi farai ridere"
Un ghigno si forma sul suo volto, costringendomi a guardarlo, mentre cammino con le mani nelle tasche della giacca.
"facciamo così, se entro stasera riesco a farti ridere, starai con me fino a mezzanotte!"
Ora stupita e confusa alzo le sopraciglia.
"stai veramente facendo un'altra scommessa con me?"
"certo!"
"è una battaglia persa, e poi perché dovrei restare a girare con te fino a mezzanotte?"
Chiude gli occhi, come soddisfatto di se stesso per portarsi le mani dietro la testa.
"lo vedrai"
Un sospiro spazientito, esce dalla mia bocca. Devo ormai abbandonare le speranze, non riuscirò mai a liberami di lui. Già come se lo volessi veramente.
"preparati perché sarà una lunga serata"
"già me lo aspettavo"
Esasperata porto lo sguardo verso il basso, quando inizio a percepire qualcosa nell'aria. Tensione forse, sembra che qualcuno stia urlando al mondo intero che ha paura e che il vento trasmetta questo sentimento ovunque si posi. Un forte rumore mi giunge allo orecchie, come dei passi in corsa, ma sembro essermene accorta solo io; mentre Gar continua a camminare io mi giro per controllare e vedo una sagoma nera venirmi addosso, facendomi barcollare rischiando di cadere in strada, ma riesco a stare in equilibrio. La figura si allontana di corsa scontrando anche Gar.
"ehi stai attento! Rachel tutto ok?"
"si io sto bene, ma quel tipo ti ha appena rubato il portafoglio"
Avevo appunto notato, la mano dell'individuo entrare nella tasca della giacca per sottrargli il portafoglio in pelle marrone. Scioccato, si lancia all'inseguimento dell'uomo.
"cazzo! Aspettami qui!"
Urla nel bel mezzo della sua corsa, ma non o intenzione di obbedirgli. Corro verso la sua stessa direzione, ma invece di aggirare il palazzo, taglio lungo uno stretto vicoletto, chiuso da un cancelletto di legno, che riesco a saltare, grazie alla presenza di alcuni bidoni che mi danno lo slancio. Atterro con una capriola per riprendere la corsa, con l'adrenalina che mi scorre in corpo. Il vicolo continua finche non incontro un altro muretto di cemento, ma senza alcun cassonetto; di lato però noto una specie di finestrella e, sempre di corsa, mi lancio sul buco per darmi la spinta. Supero il muro, ma invece di atterrare sul terreno, atterro su qualcosa di più morbido. Il borseggiatore infatti ora si trova sotto di me. Gli afferro entrambe le braccia e gliele curvo verso la schiena,mentre con le gambe lo faccio restare a terra, facendolo gemere per il dolore. Un attimo dopo arriva anche Garfield con il fiatone, che rimane stupito alla mia vista.
"Grande Rachel, l'hai preso!"
Afferma gioioso. Si dirige verso di me, che intanto ho fatto alzare il malvivente sempre con la mia presa ferrea, per aiutarmi; lo respingo subito facendogli capire che posso perfettamente farcela da sola. Si scansa con un sorriso comprensivo e pieno di gratitudine, per poi dirigersi verso il portafoglio, caduto nel lato più buio del vicolo. Prima però di riuscire a prenderlo, uno stivale nero, di pelle sbuca dall'oscurità, calpestando l'oggetto e trascinandolo verso l'ombra. Per lo spavento sento Gar sussultare, mentre inizio ad avvicinarmi, sempre tenendo le mani al ladro, e con il braccio libero raggiungo il pugnale, pronta ad attaccare ... di nuovo.
"mi spiace capo mi hanno preso"
Dice l'uomo bloccato da me, con tono sofferente. Ora che sento il suo tono di voce, mi rendo conto di averlo già sentito.
"non preoccuparti Logan, il piano era quello"
Ora ho la presa salda sul pugnale e cerco di scrutare nell'ombra per capire chi fosse. Intanto vedo il mio compare (se così si può definire) avvicinarsi a me, per portarmi dietro le sue spalle. La voce divertita, ma neutra allo stesso tempo dell'uomo nel vicolo, mi ricorda quella che spesso addotto io.
"chi siete? Cosa volete?"
Chiede Garfield tentando di assumere una posizione di autorità.
"calma, calma biondino, non è con te voglio parlare."
La voce dell'oscuro vicolo finalmente si mostra, risultando quella di un ragazzo. Avrà circa venticinque anni; è altro, molto alto, con capelli neri lunghi e occhi verdi scuro. Qualcosa di minaccioso si fa strada sul volto gelido, della quale sono tanto esperta. Sorride sereno mentre Gar stringe quasi impercettibilmente le mani, sentendosi intimorito.
"la tua amica però, sembrerebbe la persona più che adatta alla richiesto che ho da porvi"
Posa lo sguardo su di me, mostrando la dentatura bianca, se non fosse per un premolare dorato, che splendeva nel buio del vicolo.

DIETRO LE QUINTE DELLA MIA VITAWhere stories live. Discover now