Tutto ciò che non potrò mai essere

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Non posso crederci.

Non posso davvero credere di aver permesso a Rachel di mettre a rischio la sua incolumità per aiutare un criminale come Morgan. Alla fine se le accadrà qualcosa sarà tutta colpa mia; mi sono fatto rubare il portafoglio e non sono neanche riuscito a recuperarlo da solo. Quando ho visto contro chi avrebbe avuto a che fare, ho provato un enorme peso allo stomaco; immaginarla tra le grinfie di quei bruti mi ha distrutto, ma la sua testardaggine è più forte anche del suo buon senso ed io sono qui, con i muscoli tesi mentre guardo quella ragazza che le dà di santa ragione alla versione povera di Jonh Cena. Posso solo continuare a sperare che vada tutto bene; l'ultimo incontro l'ha sfinita, si notava, ed ora lei è là, da sola e l'unica cosa che vorrei fare è prenderla e portarla via dai qui, dai suoi problemi e farla finalmente ridere.
"non preoccuparti Romeo, la tua ragazza riuscirà a vincere senza problemi"
Mi giro di scatto ritrovandomi davanti Logan, che era rimasto in un angolo della saletta a osservare silenzioso ogni cosa.
"l-lei non è la mia ragazza"
Sento le gote tingersi di un lieve rossore. Ho passato tutto il giorno ad arrossire praticamente, ma il mio organismo non ne ha ancora abbastanza.
"davvero? Certo che si direbbe il contrario"
È visibilmente confuso. Diamo davvero l'idea di essere una coppia?
"ti sbagli, siamo solo amici, forse neanche quello"
"oh, ma è qui che ti sbagli biondino. Una semplice conoscente non si spingerebbe a farsi prendere a botte per difendere qualcuno e una semplice amica non tenterebbe così furiosamente di proteggerti"
Ha ragione. So benissimo che ha ragione ed avevo fatto anche io quel ragionamento, ma c'è qualcosa che mi impedisce di credere che lo faccia solo per affetto.
"cosa intendi dire?"
"hai presente quando stavo per dartele in quel vicolo?"
Mi chiede tranquillo mentre io, punto nell'orgoglio, annuisco.
"si è messa tra me e te senza neanche pensarci. Un semplice, istintivo gesto che forse tu non sei riuscito a capire. Questa ragazza è pronta a tutto pur di proteggerti, come tu per lei. Pensi che una persona che non provi affetto per te possa fare questo?" alza lo sguardo su di me "ragazzino io credo che a te la mora piaccia e anche molto, vero?"
Stringo i pugni. Quella domanda, ancora! Possibile che sia così evidente. Il problema è che non ne sono sicuro al cento per cento. Forse non so neanche che significa amare, ed è in questi momenti che vorrei essere come Kori. Se c'è una cosa che so per certo è che quella ragazza ha la massima consapevolezza dei suoi sentimenti e non ha paura a liberarli, al contrario di Rachel e forse al contrario anche di me.
"il problema è proprio questo, non lo so neanche io"
Lascio andare un sospiro, mentre sul volto dell'uomo si curva un sorriso comprensivo.
"fammi indovinare, la solita crisi giovanile eh? Certo che voi adolescenti rendete tutto più difficile"
"non è facile, te lo assicuro, ma trattandosi di Rachel nulla lo è"
"per quanto particolare possa essere è pur sempre un'umana"
Mi guarda severo mentre assorbo la dura rivelazione. Forse sono io che rendo le cose più difficili di quello che sono, ma andiamo vogliamo veramente dire che se ora andassi da lei e le dicessi che forse sono innamorato resterebbe tutto immutato?
"lo so, ma lei è ... diversa; è assurdo e scontato che dica così, ma non mi sono mai sentito così certo di una cosa del genere. è l'unica cosa che so per certu su di lei"
Mi torna in mente la voce di Lucian: – lui ti conosce meglio di chiunque altro-; quanto si sbaglia. Dannazione quanto si sbaglia!
"su questo ti do ragione, neanche a me sembrava la tipica ragazza che incontri sul bus, ma in cosa è diversa?"
Lo guardo straziato; no può farmi domande del genere ora, mi strazia!
"fidati amico ti sto solo aiutando, coraggio cosa hai da perdere?"
Si sposta con una mano la chioma rossa (molto probabilmente tinta) e continua a guardarmi, aspettando. Sbuffo straziato e mi arrendo.
"lei ... lei è impossibile da descrivere. È distante, manesca e da l'aria di essere una ragazza incredibilmente forte, impossibile da scalfire"
"ed è così, da quello che ho visto"
Sorrido sovrappensiero, per la sua sciocca affermazione.
"esatto è incredibilmente forte sia fisicamente che nell'animo, ma è anche incredibilmente fragile. Lei ha affrontato di tutto, davvero di tutto, e sembrerebbe che niente possa fermarla eppure una semplice parola, un gesto da parte di qualcuno a cui vuole bene la distruggerebbe. Anche lei ne è a conoscenza per questo limita molto i suoi affetti."
"e uno dei pochi nella lista a quanto pare sei proprio tu"
Sorride, lasciandomi scosso. Non mi capacito dell'idea che forse, in fondo, potrebbe anche aver ragione.
"ha bisogno di essere protetta e di qualcuno che le voglia bene veramente, secondo me."
Evito di commentare le sue ultime parole, ma insiste.
"e quel qualcuno, sembreresti tu, giusto?"
"non saprei, io le voglio bene, molto diciamo, ma non so lei;"
"prova a chiedere"
Grande consiglio, davvero, non ci avevo pensato. Il suo volto divertito intuisce i miei pensieri, sogghignando.
"già pessimo consiglio"
Annuisco e porto lo sguardo al soffitto esasperato.
"bhe alla fine non posso dirti molto, tu la capisci sicuramente meglio di me"
"è che con lei non contano le parole; è solo fiato sprecato, bisogna agire direttamente"
Batte le mani e si stacca dal muro dove era appoggiato.
"perfetto allora sono sicuro che saprai cosa fare"
Già facile a dirsi.
"però se continui a convincerti che per lei sei solo un amico o forse neanche quello, non andrai lontano"
Si avvicina di qualche passo, portandomi una mano sulla spalla e con l'altra mano mi schiaffeggia due volte il viso, senza un'apparente senso.
"per quanto una cosa possa sembrarti difficile, impossibile, ci sarà sempre una vocina dentro dite che ti continuerà a dire di provare. Prova a darle ascolto, il resto verrà da se"
Confuso e sorpreso di tanta sicurezza, resto in silenzio a fissarlo negli occhi nocciola. Si stacca subito per dirigersi verso la porta con una mano nella tasca dei pantaloni neri. Pensare che fino a qualche ora fa questo era colui che mia aveva rubato il portafoglio. Prima di uscire però si gira un'ultima volta.
"ah Romeo, qualunque cosa ti dica la vocetta ti consiglio di farlo ora perché la tua bella sta per fare una brutta fine."
Il mio cuore perde un battito. Mi fiondo sulla finestra e la scena che mi si scaglia davanti mi congela in sangue nella vene: Rachel, in ginocchio, mentre tenta di alzarsi con le mani e sputa un liquido rossastro al posto della saliva. Una mano premuta alla stomaco, mentre i capelli le si appiccicano al volto perlato dal sudore. Lancia un'occhiata al suo avversario e tenta di tornare in piedi, ma non riesce. Con il terrore negli occhi e il respiro affannato corro verso le scale di servizio seguito dai saluti di Logan.
"non c'è di che!"
Sto per arrivare al ring, quando mi si para davanti la sagoma di Morgan.
"dove credi di andare ragazzino?!"
Cero di sorpassarlo senza rispondergli, ma prima di poter fare un altro passo mi afferra per il braccio. Non gli do il tempo di completare l'azione che mi libero dalla presa con un forte strattone e gli tiro un pugno sulla bocca. Non so da dove viene tutta questa forza, ma al momento l'unica cosa che conta è salvare Rachel, in'oltre non mi è dispiaciuto; prendiamol come una sorta di ringraziamento per avermi rovinato la giornata. Continuo a correre, fino a venire illuminato dai riflettori e con lo stupore di tutto il pubblico prendo una gamba del tavolo, ora distrutto, e con tutta la forza che ho lo tiro in faccia a quell'ammasso di muscoli gigante. Un fuoco mi brucia dentro e mi credo di avergli anche ringhiato contro. Mentre l'uomo cade a terra con una mano sul volto io mi fiondo su Rachel. La vedo trasalire, appena cerco di aiutarla ad alzarsi.
"deficiente, torna subito indietro!"
Mi spinge via con una mano, ma la riacchiappo subito, prima che possa di nuovo cadere.
"deficiente io?! sei tu la stupida che si sta facendo ammazzare!"
Le urlo, più per rimproverare la mia distrazione, che lei. La tengo per i fianchi mentre tenta di tornare in equilibrio.
"ammazzare, ma se-"
Si interrompe e senza aggiunger altro fa una specie di calcio rotante, o qualcosa del genere, che, se non mi fossi abbassato, avrebbe colpito me: il braccio colpito del lottatore fà un rumore davvero poco rassicurante, come uno scricchiolio, ma molto forte e sicuramente molto doloroso, dato l'urlo che lancia il poveretto. Mi giro completamente verso di lui, mentre sorreggo Rachel che continua ad imprecare contro di me.
Il lottatore ora è a terra, mentre si contorce per il dolore sento una campana suonare, per segnare l'inizio del conto alla rovescia. Vedo Rachel staccarsi dalla mia presa e tirare un'altro calcio, stavolta però in uno di quei punti dove nessun uomo dovrebbe mai essere colpito, soprattutto con una tale forza. Ho sentito dolore per lui. Non fa altro che rotolarsi per terra senza neanche le forze per urlare.
"TRE! ... DUE ... UNOO!!"
La gente si alza per urlare e sbraitare, come negli altri incontri, ma stavolta mi sento felice come loro anche io. l'ansia si scioglie mentre veniamo annunciati come vincitori, seppure con qualche strappo alla regola. Vedo il volto della ragazza restare teso e con il respiro affannato si scosta i capelli dal volto, per poi puntarmi un dito contro.
"togliti quel sorriso dalla faccia perche quando usciamo di qui giur-"
Non so con quale coraggio, con quale enfasi, ma lo faccio. Con lei bisogna agire non parlare. Non le d'ho neanche il tempo di finire che la prendo per le spalle e la avvolgo un grande abbraccio, annusando i suoi sottili capelli e stringendola sui fianchi. La sua rigidità iniziare lascia spazio ad un breve momento di scioltezza dove ricambia il mio gesto.
"grazie al cielo stai bene"
Affermo stringendola ancora di più, tentando di non farle mele, perchè ora come ora mi sembra la cosa più fragile di questa mondo.
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"hey bionda lo vuoi un passaggio? Dai che ci divertiamo"
Queste sono la maggior parte delle affermazioni che venivano dette a quella ragazza. Un gruppo di quelli che potrebbero essere presi per motociclisti quarantenni, fanno di tutto per attirare l'attenzione di quella bella ragazza dai capelli color grano e occhi grandi azzurri. Non si poneva troppi problemi, era abituata ad atteggiamenti del genere da parte di sprovveduti che non sapevano neanche con chi avevano a che fare. Pensavano solo ai loro luridi interessi mentre con sguardi troppo lunghi ammiravano la profonda scollatura della canotta bianca e esaminavano le magre gambe, scoperte grazie ad un misero pantaloncino di jeans scuro. Aveva più pelle scoperta che altro, lo sapeva bene la ragazza, ma quelle attenzioni le piacevano: la facevano sentiva superiore, migliore degli altri e ne andava fiera. E poi per la testa aveva altro; mai nella sua vita aveva trovato qualcuno che poteva eguagliarla in tattiche di combattimento, ma quella mora poteva essere l'eccezione. - l'ha addestrata bene-, ammetteva a se stessa, mentre la vedeva lottare con tanta agilità. Si muoveva nel suo territorio, esaminava la preda, tutte cose avevano insegnato anche a lei nell'istituto eppure lei lo faceva con una superficialità diversa dalla sua. Sembrava che fosse nata per quello, che sapesse fare solo quello ed era forse questo che la fregava.
Ora quella bionda la guardava attenta senza badare ai commenti dei suoi vicini, con le mani sui fianchi pronta a fermare eventuali molestatori, che non tardano ad arrivare. Più di una volta le era capitato quindi era abituata a questi trattamenti, ma continuava a divertirsi come la prima volta. Prima che una lurida mano si fermi sul suo fondoschiena, questa l'afferra senza distogliere lo sguardo dal combattimento. Ogni secondo che passa la presa si fa più dura, costringendo il proprietario dell'arto a urli di dolore, mentre cerca di liberarsi, ma invano.
Dopo che il ragazzo aveva fatto la sua entrata in campo, l'attenzione della giovane aumentò, non considerando più il resto. Si ritrovò a pensare che quel ragazzo le potrebbe esserle mentre sul suo volto abbronzato, si disegna un sorriso soddisfatto. Quello che era successo le fece capire che finalmente aveva trovato il modo di uscire da tutto quello che poteva definirsi la sua via, ma che in realtà non era altro che una terza maschera e ad aiutarla sarebbe stato proprio quel ragazzo.
Finalmente lascia la mano del pervertito, facendolo cadere in'avanti, per poi girarsi verso l'uscita sotto li sguardi impauriti del resto degli uomini che gli aveva messo gli occhi addosso. Nonostante fuori fosse pieno inverno e lei fosse vestita con quei vestiti semplici, il freddo esterno le diene piacere procurandole qualche brivido. Indossa comunque il suo pesante giaccone, che lascia sempre scoperte le lunghe gambe e si dirige all'uscita di quel vicolo.
"sempre a lavoro vedo"
non si gira neanche, continuando per la sua strada.
"se sei qui per dirmi qualcosa di utile fallo ora, altrimenti la tua compagnia non è apprezzata"
"come siamo scontrose oggi"
Un ghigno sputa sulle sottili labbra, marchiate di pesante rossetto, della bionda.
"forse potresti aiutarmi a calmarmi"
"sai bene che non posso, per quanto mi dispiaccia; hai un lavoro da svolgere"
Appena davanti alla strada principale la ragazza si volta osservando il suo interlocutore.
"da quale pulpito viene la predica; hai qualcosa di utile o mi stai solo facendo perdere tempo?"
"la seconda, ovviamente"
Sbuffa e si dirige verso la strada seguita dall'ultima frase di quella voce nel vicolo.
"attenta ai nemici che ti fai, potresti pentirtene"
"non ho nulla da perdere, lo sai bene"
Detto questo si dirige verso il centro città, con le mani nelle tasche del lungo giaccone, seguita dallo sguardo dell'uomo che con un ghigno torno nell'oscurità da dove era spuntato.
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"non avresti dovuto farlo"
Continua con questa tiritera da quando siamo usciti da quel malconcio locale. Davvero il suo orgoglio mi lascia spiazzato ogni volta. È la terza volta che la salvo, ma mai ho ricevuto un grazie, soltanto botte e aggressioni.
"però l'ho fatto e dovresti solo ringraziarmi"
Si blocca per poi girarsi verso di me. In giro non c'è più tanta gente, neanche sulla strada principale che di solito è strapiena di persone, ma essendo le undici passate è più che comprensibile. Appena usciti dal ring si è catapultata fuori per iniziare subito a sgridarmi.
"ringraziarti?! Ti sei lanciato contro quell'ammasso di steroidi come un pazzo, senza avere un piano o un'arma mettendo a rischio entrambi."
"ma se è grazie a me che sei ancora qui"
"non mi pare che sia stato tu a metterlo fuori gioco"
La rabbia nella sua voce tradisce la calma con la quale sta cercando di affrontare la situazione.
"no è vero, io ho solo evitato che ti spalmasse sul pavimento!"
"avevo tutto sotto controllo!"
Si volta di nuovo e continua camminare costringendomi a rincorrerla per un tratto.
"lo dici ogni volta, anche se sai perfettamente che non è vero e che hai apprezzato il mio aiuto"
"già così tanto che come ringraziamento ho voluto tirarti un calcio"
Assume un tono sarcastico, ma comunque già più calmo.
"so benissimo che non era per me, ma per l'avversario"
Rimane in silenzio sospirando.
"senti, hai ragione non mi sarei dovuto lanciare così, ma è la prima cosa che mi è passata per la testa; tu eri lì, che sputavi sangue e io non potevo farci niente ... non è bello sentirsi inutili."
Con il broncio e lo sguardo a terra la noto girarsi e tornare a camminare, mentre la seguo sospirando.
"non farlo mai più, per favore"
Alzo il volto e mi affretto a seguirla; penso che nessuno dei due sappia effettivamente dove stiamo andando, ma tutto per di evitare di stare fermi nello stesso punto.
"perché sorridi?"
Mi chiede con tono apatico. Neanche io me ne ero accorto, ormai lo faccio istintivamente.
"è la prima volta che ti sento dire per favore"
Sbuffa, portando lo sguardo al cielo buio, cercando quasi qualcosa.
"l'educazione me l'hanno insegnata, non vedo cosa ci sia di divertente"
"si, ma continua a suonarmi strano detto da te"
Ora guarda la strada davanti a se, per poi fermarsi di colpo.
"tu sai dove stiamo andando?"
A quanto pare se ne è accorta anche lei.
"a dire la verità no; sei partita verso l'ignoto e io non ho potuto far altro che seguirti"
"da bravo stalker quale sei"
"grazie, faccio del mio meglio"
Mi guardo un po' intorno: le strade ben illuminate dai lampioni sono completamente vuote e le vetrine dei negozi illuminano i vari prodotti, nonostante le porte siano sbarrate. Qualche gatto lanciava miagolii scostanti mentre girovagano per i quartieri, facendo abbaiare cani o cadere lattine e quant'altro. Uno in particolare attirò la mia attenzione: si tratta di un piccolo gatto arancione che mi è appena passato davanti, rischiando di venir calpestato, per poi scomparire dietro una ampia siepe. Poi un flash: mi sembra di tornare bambino, quando scorgo dietro la siepe una colonna di marmo bianco, come ho fatto a non riconoscere subito il posto. Seguo il gattino e mi infilo nella siepe, spostando rami e foglie per evitare che mi arrivino in faccia.
"Gar cosa stai facendo?"
La voce di Rachel mi raggiunge mentre un sorriso mi spunta tra le labbra, come succede tutte le volte che pronuncia il mio sopranome; fino a ieri mi chiamava con il mio nome intero se non addirittura con il cognome, solo oggi la sento finalmente usare il mio sopranome e devo dire che detto da lei sta magnificamente.
Riesco ad oltrepassare la siepe e finalmente sbuco dove mi aspettavo.
"vieni Rachel questo non te lo devi perdere"
Sento il rumore dei rami spezzarsi e le foglie sfrusciare, per poi vedere la sua figura staccarsi da un ramo, visibilmente irritata. Appena si gira però la vedo sbattere più volte le palpebre incredula.
Il grande parco della mia infanzia infatti e più bello che mai, sotto la pallida luce della luna. Nonostante gli alberi fossero senza foglie, il prato di un verde brillante decora i lati del sentiero dove ci troviamo, insieme a qualche fiore resistito al freddo. Anche i ricordi si fanno strada nella mia testa, rivivendo quei pomeriggi passati nel parco di mia madre, con lei e mio padre. Le calde risate mi occupano la mente con il suo volto angelico, contornato dalla sua lunga chioma dorata e i suoi occhi marroni come la corteccia delle querce.
"che posto è?"
Mi chiede, posando il suo sguardo su di me.
"un tempo era di proprietà della mia famiglia, mio padre comprò questo pezzo di terreno e lo fece abbellire con fontane e tutto il resto per il trentesimo compleanno di mia madre, io avevo solo sei anni. Quando sono morti sarebbe dovuto essere mio, insieme all'eredita che mi avevano lasciato, ma mio zio, alla quale ero stato affiato a dieci anni, e il suo gruppo di avvocati riuscirono ad ottenere tutto, senza lasciarmi nulla e dato che questo posto non gli interessava l'ha reso luogo pubblico, ma ormai si sono dimenticati tutti della sua esistenza"
Abbasso lo sguardo, mentre lei continua a fissarmi. Se solo ripenso a quello che ha fatto mio zio ... durante il funerale non ha neanche pianto; non si è mai posto il problema di prendersi cura di me, mi ha ospitato in casa sua fino ai sedici anni per poi sbattermi fuori, mandandomi una volta al mese il pagamento per l'affitto, giusto perche di tutti quei soldi non sa che farsene.
"mi spiace, non volevo farti rivivere brutti ricordi"
"non ti preoccupare, mi fa solo che bene ricordare"
Alzo lo sguardo verso di lei e faccio l'immane sforzo di trattenere una ristata; sui suoi capelli infatti ci sono ancora delle foglie incastrate tra le ciocche nere che le danno un aspetto impacciato e infantile, per nulla da Rachel.
"che hai da ridere ora?!"
Avendo notato la mano per coprire le risate, mi guarda accigliata. Tolgo la mano e un sorriso mi sboccia sul volto; non un sorriso di scherno, neanche un sorriso finto: uno di quei sorrisi che ti vengono quando senti la voce di un neonato mentre prova a parlare, o quando vedi un uomo donare del denaro ai poveri per strada.
Spinto dall'istinto mi avvicino a lei portandole le mani tra i capelli e con molta calma libero le ciocche corvine lanciando via le foglie; sembravano i fili di una ragnatela: così lisci e sottili, ma resistenti come solo lei potrebbe essere. Mentre continuo a ridere abbasso lo sguardo su di lei e subito il sorriso mi si cancella, come gessetto sulla lavagna, notando la terribile vicinanza tra di noi. Il rossore sulle sue gote circonda lo stupore del suo volto mentre io rimango imbambolato a guardarla; troppo vicino Gar, allontanati, mi diceva una vocina nella mia testa, ma la tentazione di avvicinarsi e osservare meglio ogni singolo particolare di quel volto è più forte. Conoscendola in qualche modo si allontanerà prima lei con qualche scusa, ma non fa niente, ma proprio niente; resta qui immobile e non sono neanche sicuro che stia respirando.
Aspetta ... Neanche io sto respirando. Il vento gioca con le sue ciocche facendola sembrare ancora più bella: sembra che il mondo stia facendo di tutto per farmi aumentare la voglia di avvicinarmi. Poi abbasso lo sguardo sulle sue labbra e da lì per me è la fine. Mai le labbra di una ragazza mi sono sembrate così invitanti, noto anche che sono semi aperte come se la mora volesse parlare e che, come me, non trovi il coraggio, ma ora come ora spero vivamente che un meteorite cada improvvisante dal cielo, atterrando a pochi passi da noi, perche forse solo quello mi distrarrebbe dandomi la forza per allontanarmi.
I suoi occhi lucidi catturano nuovamente i miei, attirandosi come calamite; lentamente mi avvicino o forse si è avvicinata lei? Quasi impercettibilmente la distanza si accorcia sempre di più, torturandomi. Ok Gar stai calmo, hai già baciato altre ragazze prima d'ora no? Non può essere così diverso dalle altre volte; già peccato che le altre volte non mi sentivo così terribilmente attratto, non avevo tutti i muscoli tesi, il cuore in arresto e una continua sensazione di mancanza d'aria. Non mi sentivo neanche così terribilmente vuoto, un vuoto che, sono sicuro, si sarebbe colmato appena sfiorate quelle labbra. Ed è proprio quando sento il suo respiro addosso che un grande botto ci fa girare entrambi verso il cielo, dove bagliori rossi illuminano il manto nero. Da ora in poi odierò con tutto me stesso i fuochi d'artificio, colui che li ha inventati e le persone che in questo momento li hanno lanciati in'aria. Un'altra esplosione e stavolta un scintillante verde ci illumina. Rimango a guardare quello spettacolo mentre nella mia mente torna quella vocina che, giustamente, mi sta dando dello stupido proiettando un centinaio di volte l'immagine di me, di lei, delle sue labbra, dei suoi splendidi occhi ...
potevano accenderli in qualsiasi momento, QUALSIASI, proprio ora dovevano esplodere vero?!
"è tardi ed è il caso che torni casa; conoscendo Arella sarà in pensiero"
Mi giro per poi sorriderle e annuire, dirigendoci verso la siepe. Tutto come se non fosse successo nulla e io non so se rallegrarmene o meno, ma noto che appena uscita porta particolare attenzione sui suoi capelli; noto anche che non siamo neanche troppo lontani da casa sua, vedendo da lontano il bianco terrazzo della casa di Rachel ora illuminato dai fuochi. Iniziamo ad incamminarci, accompagnati dagli sbalzi di luce nel cielo e da un silenzio penetrante.
"sai Rachel ora che ci penso, so proprio poco di te"
"sai più che a sufficienza, anzi forse troppo"
"forse per te, ma andiamo se ci pensi bene è vero: non sò quale sia il tuo colore preferito, il tuo cibo preferito, insomma quelle cose che tra amici si dovrebbero sapere"
"quindi mi reputi una tua amica?"
Rimango basito da quell'affermazione.
"Certo! perche tu no?"
"Non l'ho mai detto"
Un sorriso da idiota si fa strada sul mio volto. Un punto a mio favore!
"ci tieni davvero così tanto ad avermi come amica?"
Chiede notando la mia espressione.
"una domanda più stupida non me la potevi davvero fare; ti sottovaluti davvero molto Rae, apprezzo molto più di quello che credi la tua compagnia"
Continuo a guardarla camminare, stavolta con il volto più serio.
"cosa te la fa apprezzare?"
"con te trovo una calma che difficilmente trovo con gli altri, diciamo che quando sono con te posso rilassarmi completamente perché so che non giudichi mai nessuno"
"anche con glia altri sei sempre lo stesso mi pare"
"si ma con te non sempre costretto a parlare, con te si sta bene anche solo in silenzio, senza alcuna vergogna"
Il – senza alcuna vergogna- è sopravalutato.
"vuoi dire che tu, Garfield Marck Logan, preferisci il silenzio alle parole?"
Insiste in tono sarcastico.
"per niente, trovo che parlare aiuti molto, ma con te non c'è bisogno di parole"
Sembra pensarci su poi si gira di nuovo verso il marciapiede.
"il blu"
Afferma a certo punto, ma confuso non afferro il concetto.
"cosa?"
"il blu e i Waffles, il mio colore e il mio cibo preferito"
Aumenta il passo e quando finalmente capisco la raggiungo di corsa.
"il mio è il verde e il tofu"
"il tofu?"
Si gira confusa verso di me, quasi schifata.
"si sono vegetariano"
"questa poi, credevo che la pizza vegetariana fosse una tua strana voglia"
"perché non dovrei essere vegetariano?"
"lascia stare, non capiresti"
Leggermente divertita sposta lo sguardo davanti a se, ma ormai troppo preso dalla conversazione insisto.
"e no adesso me lo dici"
Ridendo mi avvicino a lei e inizio a farle il solletico sulla pancia e notando un suo impulsivo irrigidimento credo di aver finalmente trovato un suo punto debole, ma è tenace e non si lascia sopraffare dall'impulso di ridere.
"G- Garfield smettila"
Qualche risatina leggera esce dalle sue labbra, tra le parole che tenta di pronunciare, mentre continuo ad insistere.
"d-dai ... ah ... piantala ahah"
"allora sai anche tu ridere, eh?"
Tenta di allontanarsi, ma la tengo stretta notando solo dopo che la sto praticamente abbracciando da dietro.
"non smetterò finche non urlerai che sono il più bel ragazzo che tu abbia mai conosciuto"
Si china, tentando di scivolare via dalla mia presa ancora intenta a trattenere le fragorose risate.
"per mentire spudoratamente a tutto il vicinato? Non sarebbe un comportamento da brava vicina"
Smetto di farle il solletico ma continuo a tenere le braccia davanti a lei per non sciogliere quella sottospecie di abbraccio spostando la testa sulla sua spalla. Anche la sua di testa si gira in direzione della mia.
"sono sicuro che ai tuoi vicini un po' di sano vandalismo da ragazzi gli farà solo che bene, non immagino neanche la noia di questo posto la sera"
Un suono lieve mi entra nella testa per non lasciarlo più. Una leggera risatina, quasi impercettibile per chi non stesse aspettando solo quello, mi fa venire voglia di risentirlo di nuovo, all'infinito finché non avrò memorizzato ogni minima onda sonora. Mentre le sue labbra prendono quella tanto attesa curva all'insù, due fossette forano il volto della mora ed io imbambolato come uno scemo resto a guardarla, così vicina a me, così sciolta e finalmente serena. Approfitta del mio momento di debolezza per sguazzare via dalla mia presa e dirigersi verso il cancello di casa sua, ma ci scommetterei, con un po' di rossore sulle gote e ancora un accenno di sorriso.
"dannazione!"
La sento imprecare, mentre mi avvicino.
"che succede?"
Guarda con odio la chiave che aveva in mano.
"ho preso la chiave del cancello, ma non quella della porta. Me la devo essere dimenticata"
Stizzita, apre il cancello e varca la soglia seguita da me.
"non avete tipo una chiave di scorta, ad'esempio sotto lo zerbino o i qualche vaso?"
Si gira verso di me come se si chiedesse se stessi scherzando.
"non tutto accade come nei film, lo sai vero?"
Ecco la solita Rachel; mi guardo in giro alla ricerca di un modo per farla entrare, senza trovare nulla.
"non c'è un altro modo per entrare?"
Alza di scatto la testa, come se avesse appena avuto un'idea geniale, il che è molto probabile.
"forse un modo c'è"
Corre verso l'entrata del giardino, seguita de me percorrendo il sentiero circondato da fiori di qualsiasi tipo, tutti chiusi per l'ora tarda a parte qualche bella di notte. Invece di seguire il sentiero piastrellato, attraversa un cespuglio per finire sotto un ampio balcone di pietra bianca con tanto di colonnine e lastra di marmo sopra.
"ok, ora che si fa?"
Non rispondendomi inizia a sbottonarsi la camicia viola, provocandomi forti brividi alla schiena. Ok mantieni il controllo e non fare lo stupido, sguardi troppo lunghi potrebbero costarmi un occhio perché non sarà clemente come stasera una seconda volta. Butta per terra la camicia rimanendo con una canotta nera; ho freddo per lei.
"ti prenderai un raffreddore che fai?!"
Raccolgo la camicia e inizio a togliermi la giacca per darla a lei, ma mi ferma con lo sguardo.
"ora io mi arrampico fino al balcone, ci vediamo dalla porta d'ingresso così mi ridai la camicia"
Alzo lo sguardo osservando il muro completamente liscio, se non fosse per qualche nicchia dove risiedono piccole statue rappresentanti dei angeli e roba varia. È praticamente impossibile scalare un muro del genere.
"vuoi arrampicarti fin là su?!"
Chiedo stupefatto.
Non si degna di darmi risposta, che inizia ad indietreggiare osservando accuratamente il muro davanti a lei. Non provo neanche a fermarla, so perfettamente che mi ignorerebbe e basta.
"sappi che quando cadrai ci sarò io ad afferrarti"
Un sorriso beffardo spunta sul suo volto, posandosi su di me.
"questa potevi davvero risparmiartela"
Detto questo corre slanciata, verso il muro. Appena raggiunto poggia un piede sulla parete bianca per fare quello che potrebbe perfettamente rientrare nella classe di salti olimpionici, aggrappandosi al bordo di una delle tante nicchie. Rimango stupito da tanta agilità e resto a guardarla mentre si muove fulminea risalendo la parete con la sola forza delle apparenti esili braccia, come un silenzioso felino. Ora è in piedi sul bordo della nicchia, mentre si aggrappa alla testa della statua e poggia i piedi sulle mani dell'angelo di marmo, dandosi lo slancio per raggiungere il bordo del suo balcone. Per una frazione di secondo la vedo scivolare e in quel secondo sento il cuore perdere un battito, per poi tornare normale dopo che la vedo alzarsi e sorpassare il colonnato per toccare finalmente il pavimento. Tiro un sospiro di sollievo e vedo lei che mi fa segno di andare verso la porta. Eseguo l'ordine e dopo cinque minuti la vedo sbucare da dietro la porta.
"io direi che per oggi basta ginnastica"
Annuncio porgendole la camicia, che afferra nell'immediato.
"per una volta sono d'accordo"
Alza lo sguardo verso di me, per poi porgermi quella che sembrerebbe una carta di credito. Confuso fisso prima la sua mano e poi il suo viso serio.
"prendilo come un ringraziamento per avermi aiutata oggi, non trovo altro modo per sdebitarmi"
Afferrato il concetto mi tiro indietro; non posso accettare dei soldi da lei.
"che?! No! Non posso accettarli Rachel!"
"invece lo farai e con i soldi che ci sono dentro riparerai la moto"
Accigliata si avvicina ancora di più per pormi sempre la stessa carta, ma io ancora più convinto l'afferro per quel braccio spingendola più vicina ancora in modo da poter poggiare le mie labbra sulla sua fronte. Un innocuo, bacio affettuoso e già mi manca il fiato. Che strano effetto che mi fa questa ragazza capace di mandarmi il cervello in pappa solo con un suo sguardo.
"preferisco di gran lunga questo come pagamento, grazie"
Ancora vicinissimi le sussurro queste parole, osservando il suo volto, che è un misto tra lo scioccato e l'imbarazzato; con quelle sue gote rossissime che le risaltano gli occhi questi sembrano limpidi e puri.
"grazie per la piacevole serata Rae, ci si vede"
Mi allontano, dandole le spalle e alzando un braccio come saluto. Non le do il tempo di reagire che sono già fuori dal cancello. Ho paura di scoprire quale potrebbe essere la sua reazione, per oggi mi sono già spinto abbastanza oltre per quanto riguarda gesti azzardati.
Quando mi venne in mente l'idea di rincorrerla per offrirle quella pizza, non mi sarei mai aspettato la piega che avrebbe preso la serata; a parte i momenti con Lucian, lì me lo sarei dovuto aspettare. Per quanto io trovi ammirevoli le persone che dicono sempre la oro, questa sera ho dovuto chiudere un occhio perche quelle di Lucian erano domande troppo pesanti per Rachel, capisco la difficoltà che deve aver provato e non sopportavo di vederla in difficoltà per colpa mia. Poi mi è venuta l'incredibile idea di dedicarle anonimamente quella canzone e li mi sono sentito subito meglio. La musica mi ha sempre aiutato e nei momenti più bui era quella che mi faceva capire di dover rialzarmi e quindi ho deciso di aiutare io la musica ad aiutare gli altri e a quanto pare con Rachel ha funzionato. Durante la canzone poi c'è stato quel momento, che se ci ripenso sono di nuovo ho il fiato sospeso e mai delle parole mi sembravano tanto adatte come all'ora.
Tira su gli occhi, non serve guardare lontano, parlami adesso Rachel, svelami chi sei
Parlami di te, del tuo cuore con più stanze di un albergo, lasciami guardare lo splendido cielo stellato nei tuoi occhi ametista.
Mi sono perso e non capisco se sto vivendo un folle, strano sogno o la vita reale eppure quella follia sei tu e sei reale.
Resta e non mollare la presa su di me, non accetterò mai la tua partenza.
Questo avrei voluto dirle, questo è quello che sentivo in quel momento e mai come prima la verità più chiara.
Diamine Rachel Roth, mi hai davvero messo in un bel casino; e ora come te lo dico che mi sono innamorato di te?
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Se ne è andato così. Prima riesce a farmi ridere, riesce a farmi provare cose, mai provate prima; mi fa annegare in quell'azzurro così vivo, mi fa sentire felice e accettata e poi se ne và così. Grazie davvero Garfiled, non sai cosa sarebbe potuto accadere, del terribile errore che avrei potuto fare se solo i fuochi non fossero iniziati. Mai come stasera ho apprezzato la compagnia di qualcuno, non con uno come lui; lui, l'unica persona che non potrò mai essere, mi bacia (seppur sulla fronte) come gesto d'affetto e mi lascia qui con tutta questa grande confusione in testa. Ho chiuso la porta dopo essere rimasta lì imbambolata per un po', e ora mi trovo seduta sul balcone ad ammirare le stelle e a tentare di mettere un po' di ordine tra i miei pensieri, ma un lugubre scricchiolio mi risveglia e mi fa girare di scatto la testa per trovarmi davanti quella sagoma da me tanto odiata.
"tu non dovresti essere qui"
Ritorno in me, con tono gelido e apatico.
"e tu non dovresti frequentare gente non alla tua portata"
Mi rivolto verso la finestra non dando troppo perso alla sua presenza.
"non credo che ti riguardi, piuttosto lui lo sa che sei cui?"
"cambi sempre discorso sul più bello sei sempre la solita, comunque no non lo sa, ho deciso di fare uno strappo alla regole; ne valeva la pena"
"allora non hai il diritto di stare qui, hai un bel po' da fare da quello che ho visto"
"già ma mi interessano di più le cose che ti riguardano "
Mi volto di nuovo a fissare i suoi occhi celesti, furbi e velenosi come al solito.
"va via Tara!"
"oh su Rachel non fare la guastafeste"
"non sarei me se non lo fossi"
"strano, non mi sembrava con quel ragazzo"
Per un secondo il mio volto ha mutato espressione racchiudendo tutto il mio disprezzo per lei; per un secondo, ma sufficiente per farle spuntare un maligno sorriso sul volto.
"mi hai seguito, è stato lui vero? Ecco che cosa era quella missione importante sul tuo calendario. Ti ha chiesto di seguirmi!"
"pensi che aspetti i suoi ordini per farmi gli affari tuoi?"
Si porta le mani sui fianchi e china la testa di lato.
"andiamo Rachel che sarà mai, alla fine sai benissimo che in modo o nell'altro finirà male; funziona così quando di mezzo c'è tuo padre"
"hai ragione, motivo per cui dovresti stare attenta a ciò che fai; sono sicura che non sarà felice di scoprire che io ho capito che mi stessi seguendo"
Mi lancia uno sguardo di odio. Ora ce l'ho in pugno.
"che cosa vuoi?!"
"soltanto un po' di pace, e che tu non dica a nulla a mio padre di quel ragazzo"
La guardo minacciosa, mentre lei si mette a ridere.
"oh Rachel, ma da quando siamo così sentimentali?"
"sono molto seria ora Tara; i patti sono semplici tu impedisci che lui gli faccia qualcosa e io mi lascio controllare da lui, salvandoti dalla sua furia, perche sappiamo entrambe cosa succede quando qualcosa non và come vuole lui e non importa chi, qualcuno deve pagare e io sto evitando che quella persona sia tu."
Il sorriso le svanisce dal viso pensando alla mia offerta, fissandomi negli occhi e io ricambio finche con un gesto si scosta i lunghi capelli biondi e si dirige verso la porta.
"lui la farà pagare a tutti, lo sai vero? Ci strapperà via qualunque cosa abbiamo, di nuovo, senza nessuna esclusione, neanche per te."
Detto questo si gira verso di me con sguardo assente.
"ho già perso tutto, sto solo impedendo che mi tolga quello che sono riuscita a costruirmi e se per farlo devo scendere ad accordi, sono pronta a tutto"
Esce dalla stanza, lasciandomi finalmente sola con me stesse. Tiro un sospiro e obbligo le lacrime a tornare indietro; non è ancora il momento, non ancora.
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In quel tetro ufficio, solo una figura si reggeva imponente illuminato dalla pallida luce della luna, che proiettava la sua ombra sopra la scrivania di marmo nero, affiancata all'enorme poltrona di pelle rosso sangue. Un'immagine molto tetra, si direbbe, soprattutto se il resto dell'ufficio è completamente al buio. Eppure stiamo solo guardando un uomo che si sta fumando la sua sigaretta serale (seppure alle due di notte) ammirando i colori della notte, circondato dal più totale silenzio. Silenzio che viene presto interrotto da una vibrazione insistente e una luce dell'ampio schermo di un cellulare poggiato sulla scrivania, a pochi centimetri dall'uomo che, nonostante la vicinanza, solo alla quarta vibrazione decide di rispondere.
"spero che tu mi abbia chiamato per qualcosa di importante"
Dice con voce tetra, l'imponente figura
"ti sembra questo il modo di rispondere ad un tuo vecchio amico?"
Un' altro tiro di sigaretta, un'altra nuvoletta di fumo esce dalle labbra rosa e sottili, contornate da un leggera barba scura sul mento.
"socio, non amico"
"come vuoi, ho chiamato solo per farti un saluto è da un po' che non ci si vede in giro Trevor e poi oggi ho visto tua figlia, ci ho messo un po' a riconoscerla, ma avete lo stesso atteggiamento e lo stesso sguardo minaccioso"
Seppure a metà, l'uomo spinge sul posacenere la punta della sigaretta piegandola tutta su se stessa.
"inoltre è davvero una gran bella ragazza, quanti anni ha? Sedici, diciassette?"
"non penso che sia io a dovertelo dire"
Risponde serio.
"e sai quale è la cosa più buffa, che non era neanche da sola, ti giuro che se mi fossi immaginato tua figlia non l'avrei mai immaginata con un tipo del genere, davvero strana la vita non trovi?"
"mi pareva di essere stato chiaro la scorsa volta, io lascio in pace te e tu stai zitto"
"si, ma vedi non mi và più di restare sotto un'ombra"
"preferisci forse stare sotto una tomba?"
La voce dell'altro lato del telefono si fa più seria.
"voglio proporti un accordo"
Ora la sagoma ha in mano una bottiglia di vino, rosso sembrerebbe, e la versa nel calice di vetro con estrema calma.
"tu un accordo con me?"
"conosco i tuoi scopi Trevor, e so che tua figlia è una pedina importante"
"vai al sodo"
" se tua figlia firmasse di propria volontà, non trovi sarebbe tutto più semplice? Se tutto ciò che desideri lo potessi ottenere più facilmente e in modo più rapido, non trovi sarebbe una cosa meravigliosa?"
Ora l'attenzione dell'uomo è aumenta e afferra il cellulare con più convinzione.
"ti ascolto"
"trovo che la cosa che tu sappia fare meglio sia minacciare sai? Hai un talento e dovresti usare questo tuo talento anche con tua figlia."
"mia figlia non ha niente che non le abbia già portato via, non c'è nulla con la quale la possa minacciare se non sua madre, che mi serve più di tutte lo sai"
Si lascia cadere sulla sedia con il bicchiere in mano pieno di vino che brilla alla luce della luna.
"è qui che ti sbagli; se ti dicessi che la persona con cui era oggi era più di nessuno?"
Un sorriso spunta sul volto dell'uomo, che dopo un lungo sorso del liquido rossastro, si poggia sullo schienale della poltrona.
"a quel punto penso che potrei essere interessato al tuo accordo, socio"

DIETRO LE QUINTE DELLA MIA VITAWhere stories live. Discover now