13.

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Pov's Jasmine.

"Jasmine!" urlò Justin nel cuore della notte, facendomi sobbalzare.

"Justin."sussurrai assonnata.

"Sei qui?" chiese toccandomi il viso e accese la luce.

"Certo." ridacchiai.

"Ho fatto un incubo." disse spaventato.

"Tipo?" chiesi

"Tu eri morta." disse lui ancora sconvolto.

"Mi hai visto morire?" chiesi e lui annuì.

"Meglio, mi hai allungato la vita." ridemmo e mi sdraiai.

"Jasmine domani mattina partiamo." disse con aria molto seria ma non feci in tempo a rispondere che mi addormentai.

"Justin, ma lasciami almeno salutare Hanna." dissi facendo la valigia.

"No, dobbiamo andare." disse secco.

Prendemmo l'aereo per Washington.

"Ho paura." ammisi, non ero mai stata su un aereo.

"Jasmine, smettila." ridacchiò.

Seguii attentamente le istruzioni della hostess che lanciava maliziose occhiate a Justin.

"Quando hai finito di guardarlo fammi un fischio." dissi quando passò vicino a noi, ma non mi sentì.

"Jasmine, per favore." mi abbracciò.

Dopo un'ora è mezza arrivammo.

"Perché mi stai portando qui?" chiesi durante il viaggio in taxi.

"Storia lunga, devi stare al sicuro." disse guardando fuori dal finestrino.

"Non è per la storia del sogno, giusto?" serrò la mascella: sì, era per quello.

Andammo nella nostra suite dell'Hotel, la numero 775.

"Questa sera ti porterò a cena." sorrise appena entrammo in camera.

"Mh, e dove?" chiesi contenta.

"Lo scoprirai."disse lui.

"È un viaggio solo per noi oppure per lavoro?" chiesi

"Per noi due." rispose accennando un sorriso.

"Bene." sospirai sognante.

Chiamai Hanna.

"Hanna." la salutai.

"Ehi, ma dove sei?"

"Justin mi ha portato a Washington per una vacanzuccia tutta nostra." le risposi felice.

Misi un lungo vestito grigio perla, con una spaccatura sulla gamba sinistra non molto volgare, piastrai i capelli e mi truccai leggermente.

Ma fu un disastro, al ristorante Justin era sempre al telefono con uno.
Che palle.

Uscì nel giardino e dopo poco lo seguii di nascosto.

"Domani mattina andrò a prendere gli esplosivi, tranquillo." lo sentii dire.

Tutto tornava: era solo dedicata al lavoro questa partenza.

"Grazie." dissi abbassando lo sguardo e si girò di scatto verso di me.

"Nicolas, ci sentiamo dopo." staccò la chiamata. "Ti posso spiegare."gesticolò.

Andai in hotel, prima che potesse raggiungermi, presi la mia valigia e tornai nella nostra città con il primo aereo.

"Sono Jasmine."dissi al citofono della mia vecchia casa.

"Jasmine." sorrise felice mia madre. "Ti ha lasciato?" aggiunse sorridendo. Stronza.

Feci di no con la testa e mi fece entrare a casa.

"Buona notte." dissi secca e corsi in quella che era la mia cameretta.

Spazio autrice.

Non potevo farla morire veramente, era solo un piccolo grande incubo del nanetto.

Spero vi piaccia, baci. ❤

ps. mi scuso per eventuali errori. ️

Bad Boy | Justin BieberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora