Heartbeat

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Per tutto il tempo il cuore di Chase non aveva smesso di galoppare come un cavallo selvaggio. Nel sogno e nella realtà. Galoppava selvaggiamente mentre i lupi gli si avvicinavano, pronti a sbranarlo, e allo stesso modo batteva impazzito mentre era a letto, in infermeria, e parlava con Shane. Sbadigliò: ora che sia l'infermiera sia il ragazzo se n'erano andati poteva riordinare i pensieri tranquillamente. Si girò verso il tavolino accanto al letto, sul quale c'era un biglietto.

'Ci vediamo dopo, ti devo dire una cosa. Shane'. Quel biglietto lo agitò terribilmente e al contempo gli fece tornare alla mente un tempo non molto lontano in cui aveva sentito quella stessa frase da un'altra persona. Sorrise malinconicamente, prima di mettersi a fissare il soffitto. E la sua mente correva a Shane, sempre a Shane, alternandosi con il Shane-lupo del sogno. In effetti, pensandoci bene, gli occhi dorati del ragazzo assomigliavano molto a quelli dell'animale. Quando l'infermiera tornò gli chiese come stava e lo informò che non doveva più andare in direzione.
- Pfiu... - sospirò, chiedendole poi da quanto fosse lì.
- Quasi tutto il pomeriggio - rispose, poi si guardò attorno furtivamente e gli si avvicinò. - Il tuo amico ha saltato quasi tutte le lezioni per stare qui con te, continuava a dire che era colpa sua se tu sei caduto e sembrava preoccupatissimo, ha voluto perfino accertarsi lui stesso che non avessi la febbre.

Chase sgranò gli occhi, sentendo la bocca aprirsi. Riuscì a imporsi di chiuderla.
- Grazie di tutto, alla prossima - farfugliò velocemente, prendendo le proprie cose. Tornare in aula fu diverso dal solito ed arrossì violentemente, come non gli capitava da tanto, quando Shane lo adocchiò. Il cuore iniziò a battergli più rapidamente, mentre sentiva che tutti lo fissavano.
- Sono, uhm, cambiate alcune cose, - borbottò il professore - vai a sederti vicino a Shane - e il moro sprofondò nell'imbarazzo.
- Non so se te ne sei accorto, - asserì il suo compagno, dandogli di gomito - ma sei tutto rosso - per tutta risposta, lui scrollò le spalle senza guardarlo in volto.
- Non è che hai la febbre? - domandò, e Chase lo fulminò con un'occhiataccia.
- No - rispose secco, aprendo i libri.
- Scusa... - mormorò Shane. Non sapeva che il ragazzo dagli occhi rossi stava solo cercando di calmare il proprio cuore impazzito e il solo fatto di essergli vicino lo faceva arrossire come una tredicenne alla prima cotta. Tic!, la matita che cadeva sul pavimento produsse un rumore che parve un terremoto, ed entrambi si chinarono per raccoglierla, quando le loro mani si sfiorarono. Come colpito da una scossa, Chase si ritrasse. Aspettare la fine della lezione fu davvero una tortura per entrambi, ma finalmente... driiiiiin!, fece la campanella liberatoria.
- Cosa mi dovevi dire?

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