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Attorno a lui un buio insopportabile gli impediva di vedere alcunché.
- Rocky - lo chiamò piano, ma non ottenne alcuna risposta.
- Sono qui - mormorò una voce diversa da tutte quelle da lui conosciute. Sentì una mano calda scivolare lentamente nella sua e stringerla, per poi attirarlo a sé.
- Rocky...? - alzò lo sguardo, confuso, ed incontrò due occhi dorati che scintillavano nel buio. Si svegliò gridando il nome di Shane. Non era la prima volta che aveva quell'incubo, ma era la prima volta che non finiva inghiottito dal buio cercando Rocky. Cosa significa?, si interrogò, mentre fuori le prime, timide luci dell'alba gli regalavano un cielo rosato. Scosse la testa. Smettila di pensare a quell'idiota, si rimproverò. Si ritrovò ad essere arrabbiato appena sveglio, e tutto per colpa di un sogno! Il segno sul suo viso era più che evidente: una profonda ruga gli solcava la fronte ed il ragazzo non fece nulla per appianarla. Inoltre ciò gli dava un aspetto se possibile ancor più temibile, di sicuro tutti gli sarebbero stati alla larga. Sbadigliò vistosamente, poi si mise a cercare il cellulare nascosto chissà dove. Accese il telefono e vi trovò un messaggio del cugino:

'Ehi Chase :) come va? Un giorno di questi, ti andrebbe di fare una partita di basket? Solo tu ed io, poi andiamo a mangiare la pizza. Offro io! Niko'. Sbuffò. Niko e la zia (lo zio era morto poco dopo Rocky, ma gli voleva bene) erano gli unici che ancora lo trattavano come un essere umano, non come i suoi genitori e i suoi compagni che lo vedevano come un mostro ed un essere inferiore. Chase adorava il basket ed era anche piuttosto bravo, ma dopo che Rocky se n'era andato aveva mollato la squadra e rinchiuso tutti i sogni in un cassetto. Senza Rocky nessun sogno era possibile. Indugiò sulla tastiera, accennando una smorfia. Alla fine si decise per una risposta alquanto neutra:

'Ciao, Niko. Facciamo sabato alle 15? Porta tu la palla. Ci vediamo al Chomp. Chase'.

A scuola notò che Shane provava un piacere esagerato nel stuzzicarlo e ciò lo fece arrabbiare ancor di più. Riuscì a liberarsi del seccatore e prese il cellulare, dove c'era un nuovo messaggio di Niko:
'Perfetto! Allora a sabato, non vedo l'ora! Niko'. Il cugino era così, una persona entusiasta, solare, ottimista. Tutto il contrario di Chase. Stava per riporre il telefono quando gli fu strappato di mano. Solo una persona poteva essere tanto incosciente da fare le cose senza pensare alle conseguenze.
- SHANE! - ruggì, mentre il ragazzo ghignava e si metteva a debita distanza, iniziando a leggere i messaggi, tranquillo.
- Chi è Niko? Il tuo ragazzo? - chiese. La rabbia di Chase evaporò in un secondo, lasciando posto a una sensazione indescrivibile, che non si preoccupò di catalogare.
- È mio cugino - grugnì - e non sono affari tuoi.
Si fissarono un attimo in silenzio.
- Saresti pregato di restituirmi il cellulare, Shane - pronunciò il suo nome con calma, solo per non imprimere una nota di disprezzo. Senza aspettare la risposta dell'altro si riappropriò del telefono, lanciandolo nello zaino. 'Shane'. Il ragazzo dagli occhi dorati rabbrividì.
- Chase... - lo chiamò quasi involontariamente. Il ragazzo si voltò bruscamente, non certo di aver sentito davvero se l'avesse chiamato.
- Niente - il castano scrollò le spalle, riprendendo a sorridere in quel modo così irritante che faceva perdere le staffe a Chase. Idiota.

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