Simply Words

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Alla fine Shane arrivò in ritardo. Col fiatone e l'aria di chi ha dormito sì e no tre ore entrò in classe come un tornado, allontanandosi completamente dalla sua immagine di 'lupo'. Si precipitò al banco che condivideva con Chase e si lasciò cadere sulla sedia, lanciandogli un'occhiatina veloce. Il moro non poté fare a meno di guardarlo a propria volta, per poi distogliere lo sguardo, mentre arrossivano entrambi. Il ricordo del giorno prima fece capolino nelle loro menti, facendoli imbarazzare ancor di più.
- Se vi sentite poco bene, voi due, è meglio che andiate in infermeria, prima che mi sveniate entrambi - borbottò il professore, notando il loro rossore.
- Stiamo, ehm, benissimo - affermò Shane, sistemandosi il ciuffo. Il professore inarcò un sopracciglio, ma continuò la lezione. A ricreazione Shane si appiccicò discretamente a Chase. L'altro sbuffò, spazientito, e fece per dirgliene quattro.
- Prima che tu mi spari improperi a non finire - lo fermò il castano - voglio solo dirti due parole, ovvero che tra poco non mi avrai più fra i piedi, ma la cosa più importante che volevo dirti è che mi dispiace, per ieri intendo. Tutto qui - fece una pausa e lo fissò.
- Meno male che dovevano essere due parole! - sbottò il moro, alzando lo sguardo al cielo. - Be', sai, non ti scusare. Abbiamo sbagliato entrambi - e non aggiunse altro. Sono semplicemente parole. Non valgono quanto un abbraccio o un bacio. Non valgono nulla, possono essere buttate al vento in qualunque momento, pensò Chase, voltando le spalle al ragazzo dagli occhi dorati. Però... una delle tante voci fece capolino nella sua mente, insinuandosi nei suoi pensieri. Però il 'ti amo' di Shane ha importanza per te, vero? Altrimenti ora non saresti qua, indeciso su cosa fare e confuso sui tuoi sentimenti, gli fece notare. Tsk, rispose sprezzantemente, quando Shane gli toccò la spalla.
- Che cosa vuoi? - sbottò, infastidito.
- Vorrei tante cose, e molte non posso né potrò mai averle... ma c'è una domanda che mi tormenta da parecchio, e a cui desidererei che tu rispondessi - si massaggiò la radice del naso con pollice e indice.
- E che domanda sarebbe? - ribatté, inarcando un sopracciglio.
- Oh... ecco... chi è il ragazzo nella foto, quella che hai sulla scrivania, vicino al vaso con la rosa... - gli lanciò un'occhiata di sottecchi - dove ci siete tu e lui in un prato?

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