First Kiss

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- Cosa dovevi dirmi? - domandò Chase, lievemente agitato e un po' impaziente. Shane lo fissò a lungo, senza dire niente.
- Allora? - lo incalzò, sentendo l'irritazione pizzicargli i nervi.
- Io... - mormorò il castano, poco convinto.
- Hai degli occhi bellissimi - disse poi, evitando di guardarlo in volto. Il mondo si fermò: cosa diavolo voleva dire quella frase? E mentre il cervello cercava di trovare una spiegazione logica e razionale, perché al mondo tutto ciò che è razionale è reale, il cuore agiva. Così l'afferrò per il colletto e premette le labbra sulle sue, per poi spingerlo subito via.
- Non potrei mai amare uno come te - commentò gelidamente. L'altro ricacciò indietro le lacrime.
- Perché devi essere così crudele, Chase?
Incapace di rispondere, lui gli voltò le spalle.
- Chase... - lo chiamò lamentosamente, mentre le gambe gli cedevano. Il rumore delle ginocchia che cozzavano sul pavimento non lo smosse minimamente, quando l'altro si mise a piangere silenziosamente. Nonostante si sentisse lacerato, Chase mosse un passo e poi un altro verso casa. Verso quella che chiamava casa, ma che non lo era.
- Chase... - ancora, implorante. Non aveva mai visto quel lato di Shane, ma ora non gli importava: voleva solo andare a letto e dormire, dormire, non risvegliarsi mai più. Era un mostro e dopo aver ferito un ragazzino che voleva solo... un po' d'affetto, non meritava di vivere. Baciarlo era stata la cosa più stupida che potesse mai fare, anche se le labbra morbide di Shane sembravano dirgli: baciami. Svuotato di ogni emozione raggiunse meccanicamente il letto e, liberatosi delle scarpe, si infilò sotto le coperte senza nemmeno svestirsi. Nei suoi incubi ogni persona, animale o cosa gli diceva 'mostro'. Basta, basta!, pensò, spalancando la finestra. Uscì sul balcone e una piacevole brezza notturna lo investì. Aveva sempre sopportato, illudendosi che col tempo sarebbe andato tutto meglio, ma non era così. Salì in bilico sulla ringhiera: era un bel salto, un salto letale. Decise di guardare un'ultima volta il telefono e vi trovò un messaggio.
'Non sei un mostro, sei solo Chase. Io ci sono, sempre. Shane', e gli vennero le lacrime agli occhi. Lentamente scese dalla ringhiera. Si infilò il pigiama e, finalmente, nei suoi sogni, la voce allegra di Shane gli sussurrava: non sei un mostro, e poi si baciavano...

- Chase - quel mattino, a scuola, fece di tutto per evitarlo. Lo aveva ferito, ma con ciò? Non voleva altro dolore, dopo Rocky, con l'amore, aveva chiuso.
- Chase, - egli emise una specie di ringhio di avvertimento - non pensare che sia finita qui. Non rinuncerò a te tanto facilmente, ma soprattutto terrò fede alla mia promessa - lo informò il castano, ed il ragazzo dagli occhi rossi inarcò un sopracciglio.
- Fa' quel che ti pare - commentò, aggiungendo a bassa voce 'idiota'. Inutile dire che per entrambi non fu una buona giornata.

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