Capitolo 13

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Sono quasi le tre del mattino quando Haley si addormenta. Il suo respiro lento e regolare è l'unico suono udibile in queste quattro mura.

Siamo entrambe sfinite. Il suo corpo stupendo è a pochi centimetri dal mio, e nonostante gli innumerevoli contatti avuti durante questa giornata, ho ancora bisogno del suo calore. Ho bisogno di sfiorare la sua pelle morbida, di avere il suo fiato sul collo, di sentire le sue mani addosso.

Non siamo andate oltre a quello, anche se il mio corpo desiderava di più. Ma sento di stare a posto cosi, di essere felice tanto da toccare il cielo con un dito.

Mi sdraio su un lato, il suo, in modo che possa guardarla senza essere disturbata.

Mi piaci Haley, eccome se mi piaci.

Non ho mai provato nulla di simile per una ragazza.

Se solo America sapesse. Se solo tutti sapessero. Non so come potrebbero reagire.

Haley sospira pesantemente. Starà sognando qualcosa. Le tremano le palpebre ed io resto a guardarla come se non avessi visto mai nulla di più bello.

Come se fosse uno spettacolo dedicato esclusivamente a me. Solo mio.

Le sue gambe sono attorcigliate nel lenzuolo azzurro pastello, un colore che combacia alla perfezione col rame dei suoi capelli.

La luce della luna disegna le sue forme come un pennello di un artista che vuole dare il meglio di se, che si concentra su quei piccoli dettagli per rendere il tutto ancora più magico.

Haley è un quadro che nessuno avrebbe il coraggio di dipingere.

Cerco di alzarmi senza fare rumore o movimenti bruschi. A piedi scalzi mi avvio verso l'armadio, dove tiro fuori la mia macchina fotografica.

Torno verso il letto, dove ora lei si è spostata a pancia in giù. Le braccia stringono il cuscino, le labbra imbronciate e qualche ciuffo di capelli le ricade sulle palpebre chiuse. È perfetta per uno scatto.

O più di uno.

La riprendo più volte, da diverse angolazioni, come se volessi fare di lei il mio tesoro più grande, la mia scoperta migliore.

E solo alla fine quando sono davvero soddisfatta, mi avvio nell'ufficio di mio padre dove stampo quello che ho appena ripreso.

Le foto vengono fuori una ad una, e con una logica tutta mia, le attacco sull'album che mi sono portata dietro. A lavoro finito resto a guardarla imbambolata.

Se mai dovessi perderla, questo sarebbe il suo ricordo migliore. Sarebbe la prova che è realmente esistita, che è stata mia per un breve lasso di tempo.

È perfetta da ogni angolazione, mi piace il contrasto dei colori; il rosso fuoco dei capelli con l'azzurro tenue delle lenzuola. Ed il bianco della luna sulla sua pelle chiara.

Non mi rendo conto di essere arrossita fino a quando non intravedo il mio riflesso nello schermo del computer.

Decido di tornare in camera anche se non ho sonno.

Sistemo l'album sotto al cuscino, afferro una giacca a vento e mi avvio in giardino.

L'aria è fresca, la notte si distende sopra il mare con il suo manto nero ricoperto di stelle. La sabbia è fresca, è piacevole camminarci. È tutta per me, non c'è un'anima che possa disturbare la mia quiete. Intravedo il molo in lontananza, non ci ho ancora portato Haley. Abbiamo provato ad andarci, ma ogni volta succede qualcosa che ci impedisce di farlo. Ci sarà un motivo? Il fato non vuole che questo accada?

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