Capitolo 15

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Il cameriere che ci serve per tutta la serata è un ragazzo alto, occhialuto e abbastanza magro. Haley mi tiene d'occhio, come se si aspettasse chissà cosa da parte mia. E questo è una risposta a tutte le mie affermazioni; non mi conosce ancora a fondo.

Non sono ne sarò mai cosi dispettosa da fargliela pagare guardando un ragazzo. Non se c'è lei davanti a me che cattura la mia completa attenzione.

Piuttosto mangio come se non ci fosse un domani, e soltanto dopo aver fatto la scarpetta nel ragù avanzato dal suo piatto che me ne rendo conto e mi fermo, vagamente imbarazzata.

Lei invece beve molto, ma sembra restare sobria.

« Ti piace mangiare, a quanto vedo. » la sua affermazione mi fa arrossire.

Eppure il suo sorriso mi suggerisce che si sta solo prendendo gioco di me, che vuole dare una piega diversa a questa serata cominciata col piede sbagliato.

« Quando sono nervosa è l'unico modo che ho per sfogarmi. In inverno mangio moltissimi dolci, infatti prendo un sacco di chili. Poi con l'entrare della primavera comincio a diminuire la quantità di schifezze giornaliere, e vado a correre al tramonto. » credo di averla sorpresa. Si aspettava che reagissi male, invece le ho dato una semplicissima risposta , un'ennesima informazione sulla mia vita.

Porta alle labbra il sesto bicchiere di birra senza distogliere lo sguardo dal mio. Mi ritrovo a pensare che mi piace moltissimo la forma stretta del suo polso, che le sue dita non so ne tanto lunghe e neanche corte, che il modo in cui stringe il bicchiere è cosi mascolino e sexy.

Lei si accorge del mio sguardo e allunga le gambe sotto al tavolo, intrecciandole alle mie.

« Quindi vuoi forse dire che ora sei nervosa? » ancora quel tono ironico. La guardo con aria di sfida, per poi incrociare le braccia sul tavolo, chinandomi verso di lei. Ero più che certa che mi avrebbe guardato la scollatura; ho indossato apposta uno dei top aderenti di America.

I suoi occhi sono scivolati lenti su di me, le sue labbra si sono schiuse ed io ho visto il paradiso. Ma questo non mi impedisce di stare al suo gioco.

« Forse un po' lo sono. Ma dato che quella che è rimasta a bocca asciutta oggi pomeriggio sei stata tu, non posso lamentarmi. » la sua espressione si incupisce; sembra che l'intensità del suo sguardo mi stia inghiottendo. È un turbine di sensazioni che mi provocano brividi lungo la schiena. Le sue gambe sotto al tavolo serrano le mie caviglie, e con una spinta decisa mi trascina in avanti, facendomi finire a pochi millimetri dal suo volto.

Il cuore mi balza nel petto; il suo profumo inebriante mi invade le narici, mi fa girare la testa. La sua mano mi afferra il mento e senza che io me ne renda conto mi sta leccando le labbra.

Le schiudo, invitandola ad entrare, anche se non voglio che il nostro primo bacio avvenga qui, davanti alla cameriera che ci ha provato con lei.

Avverto il suo sorriso e poi il suo sussurro sulle mie labbra.

« Lo vedi? Cerchi di fare la tosta, di tenermi testa, ma al primo gesto ti sciogli come neve al sole. Ed è una delle cose di te che mi fa impazzire. Mi hai fatto quel dispetto oggi pomeriggio, è vero, eppure muori dalla voglia di baciarmi. » mi ritraggo, come se mi avesse appena punta sul vivo.

Lei resta con la mano sospesa in aria, le sopracciglia le scattano all'insù.

« Volevo soltanto farti provare la stessa cosa che provo io quando ti tiri indietro. Non sono dispettosa! » lei ride e la sua lingua disegna il contorno delle proprie labbra. Se penso che quella lingua poco fa era sulle mie, mi viene voglia di allungarmi ancora e di attirarla a me.

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