Capitolo 37

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Mi piaceva l'idea di noi due insieme.

Ma tu sei fragile come vetro, se dovessi cadere, ti frantumeresti in mille pezzi e nessuno riuscirebbe a rimetterne insieme i cocci.

E se invece fossi proprio io a spezzarti il cuore? Non me lo perdonerei mai. Nessuno me lo perdonerebbe mai. Ed io non voglio essere la tua rovina. Ma voglio essere il tuo unico ed ultimo amore.

Ricordo di averlo scritto l'altra sera, su un pezzo di carta mentre aspettavo la fine del turno.

Non ne potevo più della gente che andava e veniva da quella porta; il campanellino suonava ogni due minuti e a fine giornata si arrivava a non sopportarlo più.

« C'è del liquore in quel dolce? Sai, a mio marito non piace. »

« Hai dei dolci alla frutta? »

« La crema non è buona come pensavo. »

« Ehi, signorina, c'è poco cioccolato. Posso parlare col suo responsabile? Ho pagato un dolce al cioccolato, non uno vuoto. »

Ehi tutti voi mi sentite? Posso mandarvi a quel paese?

Fingevo un sorriso, quello che tutti si aspettano da una commessa di una pasticceria del centro , cosi carina e graziosa come me, che di carino e grazioso non ho proprio nulla.

E quando finalmente, alle sei e trenta in punto ho timbrato l' uscita, mi sono ritrovata Evelyn poggiata alla mia automobile.

Le braccia incrociate sotto al seno e la sigaretta stretta tra l'indice e il medio.

Non so neanche come ci siamo ritrovate a parlare.

Come stai e come non stai.

E dalle cose più futili siamo finite a prendere una birra al bar.

Ero stanca, depressa, non vedevo Arya da cinque giorni.

Lei era sparita la mattina dopo quella sera passata a casa sua, lasciandomi semplicemente un messaggio, con la scusa più plausibile tra tutte ' Non ce la faccio '.

Ed io cosa avrei dovuto dirle?

Lei che mi ha nascosto per mesi la verità sulla sua salute. Lei che ogni volta sparisce, senza lasciare tracce, senza neanche prima affrontarmi.

È sempre cosi; scappa via con la coda tra le gambe quando la situazione diventa più grande di lei.

Ed io ho esaurito le forze.

Più volte ho affermato di non averla mai tradita. Ma sembra non credermi, sembra avere un suo pensiero e decisa a non cambiarlo mai, non ascolta quello che le viene detto.

Per questo ho seguito Evelyn; non perché volessi tradire Arya,

non mi sarei più fatta baciare per sbaglio, ma perché avevo bisogno di qualcuno che ascoltasse le mie frustrazioni, la mia rabbia smisurata.

Ed Evelyn lo ha fatto, in silenzio, bevendo assieme a me, sedute tranquillamente al bancone di un bar.

Sembravamo noi qualche anno addietro, nei pomeriggi d'inverno, quando mi lamentavo di mia madre, della scuola che mi obbligava a frequentare, del suo non credere in me.

E soltanto alla fine, quando non avevo più fiato in corpo che aveva poggiato il bicchiere vuoto sul bancone e schioccando le labbra mi aveva risposto con quattro semplici parole:

Devo dirti una cosa.

Ed io l'avevo guardata.

Ancora avrei voluto chiederle? Stai ancora provando a riconquistarmi?

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