Capitolo 17: Haley

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Nella mia vita c'è sempre stato posto per poche persone. È come se avessi fatto una selezione, anche se poi, c'è sempre qualcuno che và via lasciando un vuoto. Forse è proprio di questo che ho paura; di quei vuoti che stonano con tutto il resto, e se non posso far nulla per riempirli, cado in uno stato di ansia totale.

Al momento possono contarsi sulle dita delle mani quelli che sono rimasti: mia madre ovviamente, anche se il nostro non è un rapporto tra i migliori. Mio padre, il mio punto di riferimento. I miei due nonni, che fisicamente potranno anche non esserci, ma so che da qualche parte, in qualsiasi dimensione si trovino, mi restano accanto.

E infine c'è lei, il mio dolce tormento.

Arya ha i capelli lunghi, di un delicatissimo color cioccolato al latte, gli occhi grigi che ricordano le nubi in tempesta, la pelle chiara, come se fosse porcellana. Lei è semplicemente il mio opposto. In tutto e per tutto. È romantica, è dolce, è sognatrice. È divertente quando vuole e con chi vuole; ad esempio con me scherza pochissimo, quasi per niente. Credo che sia soltanto timidezza la sua, anche se vorrei che imparasse a combatterla. Vorrei che fosse se stessa come lo è con America.

Ma questo non lo glielo dico. Non è sempre facile ammettere la verità alle persone a cui teniamo.

A volte basta saper essere bravi a nasconderci dietro una maschera e tutto filerà sempre per il verso giusto.

Ma le lascerò il suo tempo; tempo al tempo. È quello che cerco di farle capire da quando ci frequentiamo. Ma lei ha sempre voglia di scoprire, di catturare il momento. Proprio come una fotografia, quelle che tiene nascoste nel cassetto della scrivania.

Non avrei mai voluto spiare, ma lei era lì, immersa nei suoi pensieri sulla riva del mare, col mento poggiato sulle ginocchia raccolte al petto e lo sguardo rivolto all'orizzonte, convinta che io dormissi.

Invece mi ero svegliata, avvertendo la sua assenza al mio fianco.

Ho vagabondato un po' per la casa, ho persino annusato i suoi vestiti sentendomi una totale idiota. E poi ho aperto quel cassetto e ho scoperto le meraviglie che è in grado di fare.

Non me ne ha mai parlato apertamente, ne ha mai provato a farmi vedere i suoi scatti.

Cosi mi ero seduta sul davanzale della finestra, dove siede spesso lei. E ho cominciato a sfogliarle, una ad una. Il suo obbiettivo principale è sempre il mare, quell'immensa distesa blu che non ha inizio ne fine.

Questi sono stati i giorni più belli qui in Arizona. Se non fosse per il mio passato, questo sarebbe il mio posto ideale.

Con lei.

Ma è già tutto finito, domani torneranno i suoi genitori e la mia permanenza in casa sua sarà terminata.

Potrei restare, me l'ha proposto questa mattina mentre facevamo colazione al bancone della cucina. Ma non so come farei a trattenermi davanti a loro, il solo pensiero di non poterla toccare quando mi va, o anche solo di guardarla mi fa uscire pazza.

Starle vicino comportandomi come una semplice amica è difficile. Anche un cieco capirebbe che il mio modo di guardarla non è affatto normale, che il mio per lei, è un sentimento malato.

Ne sono dipendente come se fosse una droga.

Decidiamo di passare la nostra ultima giornata insieme al mare.

È stato il posto che ha ospitato i nostri momenti in questi giorni. Ci siamo profondamente legate. Non potrò più guardare una spiaggia senza dover pensare a lei. Mi tornerà sempre e comunque in mente.

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