Capitolo 36

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L'immagine che lo specchio riflette è proprio la mia.

Anche se è difficile crederlo.

È stata colpa di America. Esclusivamente colpa sua.

Questi pantaloni satinati dello stesso colore del sangue, talmente aderenti da togliermi il fiato e con degli strappi sulle cosce, appartengono a mia cugina.

Non so dove diamine li abbia acquistati; io di sicuro non avrei il coraggio di presentarmi in nessun posto con questi addosso. Eppure, per una festa in maschera, la sera di Halloween, sto facendo un'eccezione.

Ma non sono soltanto i pantaloni il problema; lo è anche la canotta, anche essa molto aderente, la cui scollatura è la più profonda che abbia mai indossato in vita mia.

Ammetto che mi sta bene; evidenzia le mie vere forme e le mette in risalto.

Ma ripeto, questo abbigliamento non mi fa sentire a mio agio.

America mi raggiunge alle spalle, la vedo attraverso lo specchio. Ha in mano una giacca nera, lucida. Me la porge.

« E con questa sei perfetta! »

L'afferro, dedicandole uno sguardo truce. Ma decido di ascoltarla e la infilo sulle mie braccia nude.

Lei mi aggiusta i capelli e poi guarda la mia immagine riflessa nello specchio. Un sorriso le increspa le labbra rosso sangue.

È travestita da strega, e nonostante sia il costume più ovvio il giorno di Halloween, lei sembra comunque originale.

Ha un trucco da urlo ed i capelli biondi, di solito ricci e confusionari, sono lisci come l'olio e le danno un'aria diversa.

Guardo per l'ennesima volta il succhiotto che ha cercato inutilmente di coprire con la cipria e con strati e strati di fondotinta. Ma quello è ancora lì. È stata inutile la mia domanda ' Mare, chi te lo ha fatto? ' perché non ho ottenuto risposta. E non credo di riceverla mai.

« Più che perfetta... ho paura che mi scambino per una prostituta! » borbotto, per poi girarmi e rigirarmi davanti allo specchio.

Ha provato a convincermi nel farmi indossare le sue scarpe tacco dodici. Ma le è bastato il mio sguardo basito per rimetterle al loro posto, ovvero nel suo armadio.

Lei ne ha un paio altrettanto alto e altrettanto bello.

Sono di un blu elettrico quasi accecante, come la maglietta che indossa.

« La vuoi finire? Per una volta che sei più ... femminile »

Sollevo le sopracciglia, poggiando le mani sui fianchi.

« Ehi, guarda che sono abbastanza ' femminile ' come dici tu. Non serve sbandierare push-up a destra e manca per sentirsi donne. »

La vedo arrossire anche attraverso la sua maschera di trucco. Ora è lei a specchiarsi e a riavviarsi i capelli all'indietro.

Dio, quante scene.

« Dici che si vede? Eppure è di marca! » si tira su le tette con un gesto spaventosamente spontaneo, tanto che alzo gli occhi al cielo ed esco dalla sua stanza.

Non riesco a sopportare le sue chiacchiere da bambolina. Ne ho abbastanza, e credo di averne fatto un buon carico in quest'ultima settimana.

Scendo le scale nelle mie comodissime Converse nere.

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