Capitolo 3 .Smile

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Nel giro di 3 ore è tutto finito, alcuni ragazzi degli anni successivi facevano amicizia con i nuovi arrivati ma io, come al solito, mi chiudo in me e scappo al cortile per la pausa pranzo.
Mi siedo al primo tavolo vuoto che trovo, tiro fuori dalla borsa un paio di panini e dell'acqua, il sole oggi è davvero devastante, vedo in lontananza degli studenti che ripassano sotto degli alberi, altri che giocano a palla, c'è chi legge e solo in questo preciso momento realizzo di vivere un sogno, il mio sogno.
"Bella la tua presentazione" esclama qualcuno alle mie spalle.
Non mi volto neanche, quella voce la riconosco benissimo, è il ragazzo di oggi, quel ragazzo che durante la conferenza reggeva il suo sguardo su di me mentre leggevo.
Io: "grazie"
Senza nemmeno chiedere, si siede accanto a me, il suo ciuffo ribelle spettinato gli da un aria sportiva, riesco ad osservare ogni minimo particolare, i suoi occhi scuri, il tatuaggio sul polso, le sue sopracciglia che danno un forte supporto al suo sguardo rendendolo intenso, la leggera barba che sta crescendo sul suo volto.
"Come mai qui tutta sola?" Dice accarezzandosi la guancia.
Io: " non conosco nessuno e poi vorrei prima ambientarmi" rispondo cortesemente.
"Conosci me" risponde ridendo.
Io: "sinceramente non so nemmeno il tuo nome, quindi...." Non riesco nemmeno a finire la frase perché vengo interrotta dall'arrivo di tre ragazzi che salutano la persona accanto a me.
"È una tua amica?" Esclama il biondino pieno di tatuaggi.
"Si." Sussurra divertito il ragazzo che poco prima diceva di conoscermi, lasciandomi a bocca aperta.
"dai Nate andiamo, c'è la presenterai un altro giorno, abbiamo prenotato il campo da basket per un ora" interviene il più basso del gruppo.
Nate si alza in piedi, almeno così credo che si chiami, aspetta che i ragazzi si allontanano un secondo per lanciarmi un bellissimo sorriso per poi lasciarmi con questa frase: "ciao Payton Evans."
Cerco di restare al suo gioco, senza pensarci rispondo divertita: "ciao nate!"
Scoppia a ridere come un pazzo, il mio cuore vuole esplodere come una bomba da un momento all'altro, ha una risata così bella e irresistibile.
"Nathaniel buzolic" urla mentre cammina all'indietro.
Io: "cosa?"
Nate: " è così che mi chiamo"
Finisco di mangiare il panino mentre ripenso alla conversazione avvenuta con lui, ho davvero un amico? Non vorrei illudermi, non vorrei fare errori proprio ora che sono arrivata a questo traguardo.
Prendo la borsa e mi dirigo nell'aula di regia, è una stanza enorme, ci sono così tante cose che non conosco, ho la tentazione di toccare ogni cosa come fanno i bambini ma cerca di trattenermi.
La lezione scorre veloce, ci ha spiegato il professor "Devis" ogni materiale che verrà usato nell'arco dell'anno, ci racconta la sua esperienza passata, ci spiega il motivo per cui è qui ad insegnare a noi questa materia.
Sono ormai le 16, chiamo mio padre per farmi venire a prendere ma come sempre mi ritrovo il suo autista davanti alla scuola, ricordo che in passato mi metteva a disagio avere un autista privato pronto a risolvere ogni mio desiderio, ma ora, dopo anni me ne frego del giudizio delle persone, solo perché mio padre ha tanti soldi non vuol dire che io sia una persona egoista senza cuore come molti amici di papà.

If we cease to believe in love, why would we want to live?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora