Capitolo 2 .Conference

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Appena varco la soglia respiro un profumo di pulito, ragazzi che girano a destra e sinistra senza meta, altro che parlano raccontandosi ogni minima cosa sulle vacanze estive, c'è chi invia messaggi e chi ascolta musica.
Faccio un altro passo, cerco nella tasca il bigliettino che riporta il numero del mio armadietto, leggo con attenzione per poi iniziare a percorrere il corridoio lentamente, arrivo verso la fine, 25,24,23,22....... Eccolo. "Armadietto C21" penso nella mia mente "dovrebbe essere questo".
Poso la borsa a terra e cerco di digitare il codice, uno, due, tre volte..... Niente da fare non va.
"Scusa" sento pronunciare da un ragazzo dietro di me.
Io: "si?" Esclamò voltandomi verso di lui.
È un ragazzo alto, moro, con una leggera barbetta sul volto, occhi marroni che esprimono sicurezza e dolcezza.
"Quello è il mio armadietto" dice sorridendo per poi grattarsi la testa.
Io: "a me risulta che è mio, forse ho sbagliato"
X: " sei nuova?"
Io: "si"
X: " prova ad andare in segreteria, sicuramente rimedieranno all'errore"
Io: "grazie" sussurro cercando di mantenere la calma ed evitare di buttarmi nel panico.
X: "in fondo a destra"
Io: "grazie"
X: "di niente"
Io: "grazie ancora"
Senza nemmeno salutare prendo la mia borsa e mi dirigo verso la segreteria, era così carino, così gentile e io così ripetitiva con quel maledetto "grazie" che sarò sembrata una psicopatica senza speranza.
Appena arrivo la signorina mi spiega che c'è stato un disguido, uno scambio di dati sbagliati, mi fa riformare altre carte per poi consegnarmi il nuovo numero con il codice correlato.
" armadietto C23 codice 3147".
Guardo di nuovo l'orologio, tra cinque minuti inizia la conferenza per i nuovi inscritti, cammino velocemente per sistemare libri per poi guardare sulla mappa dove si trova l'aula magna grande.
Appena antro noto un max schermo infondo alla sala, ci sono tantissimi studenti, chi sta in piedi e chi seduto, riesco a trovare posto vicino ad un ragazzo con i capelli castani che gentilmente toglie la borsa dalla poltrona per farmi sedere.
Il presidente inizia a parlare a raffica, spiega ogni corso e i vari posti dove si trovano le aule, spiega che materiali didattici abbiamo e quali siamo consentiti ad usare al primo anno, ci racconta la storia della fondazione della scuola, chi sono i docenti e le persone importanti che verranno a farci visita nell'arco dell'anno per parlarci del loro cammino nel mondo dello spettacolo per poi lavorare con noi su uno spettacolo finale che metteremo in scena alla fine del primo anno, ci aiuteranno a capire quali solo i nostri potenziali e cosa invece c'è da migliorare.
Un ora circa ad ascoltare una lunga pappardella senza fine, un ora a girarmi i pollici, forse non tutti in questa aula l'hanno fatto, ma se come me avessero letto ogni cosa scritta sui documenti che ci hanno rilasciato il giorno dell'iscrizione ora saremmo tutti in un aula ad imparare cose nuove al posto di annoiarci.
Finalmente la parola passa ad il vice preside che inizia a chiamare i nuovi studenti sul palco per parlare uno ad uno, siamo davvero tanti, pian piano ci alziamo tutti per prendere parola d'avanti a cosi tante persone.
Dopo poco è il mio turno.
"Signorina Payton Evans" urla con voce rauca il Vice preside.
Salgo gli scalini, centinaia di persone mi osservano, prendo in mano il microfono e mi posiziono al centro del palco, come ogni alunno inizio la mia presentazione dettagliata, è strana come cosa perchè da quanto ne so nessuna Università usa questi mezzi per farsi conoscere.
" Ciao a tutti, mi chiamo Payton Evans, ho 20 anni, sono Italiana ma mi sono trasferita in America circa 10 anni fa, il mio cognome non è italiano perchè il mio bis nonno era nato in Florida, ho deciso di intraprendere questo percorso perchè amo la recitazione e tutte le sue sfumature."
Parlo senza pensare, cerco di creare una presentazione sensata e di restare calma ma quando alzo lo sguardo noto in fondo alla stanza un ragazzo, sorride come se in quel momento capisse come mi sentivo, quel ragazzo che poco prima mi aveva indicato dove si trovava la segreteria e in quel momento il mio cuore iniziò a battere senza fine e la mia voce si blocca.
"Signorina può pure continuare!" sussurra al mio orecchio il presidente.
Cerco di riprendere il controllo di me stessa, abbasso lo sguardo un altra volta sul foglio dove avevo riportato ciò che dovevo dire e ricomincio a parlare con voce tremolante: " ho capito che ciò che volevo fare è vivere grazie a ciò che amo fare, penso che ogni persona ha dentro di se un lato diverso da quello che esponiamo ogni giorno, un lato cosi oscuro che esce solo quando ci mettiamo il cuore e l'anima, ecco, questa mia seconda faccia si rivela quando recito, ho iniziato in una piccola scuola a New York parecchi anni fa ma tutto restava tra quelle mura e solo poche persone vedevano ciò che ero in grado di fare, non mi bastava più quindi appena finita la scuola superiore mi sono presa del tempo per riflettere su quale College scegliere e sono capitata qui, ad una delle Università migliori del mondo, spero di trovarmi bene e buon inizio a tutti."

If we cease to believe in love, why would we want to live?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora