Non permetto la stampa delle mie storie sotto forma di libro su siti che lucrano sul mio lavoro né per uso personale né per rivenderle, altrimenti procederò per vie legali visto che hanno il copyright.
Inoltre, vi prego di non lasciare commenti che fanno cenno alla sessualità dei protagonisti in modo maleducato; commenti con bestemmie, troppe parolacce e insulti; commenti che fanno riferimento a cospirazioni o ad altre fan-fiction perché non è rispettoso nei confronti dell'autore, dei lettori, della storia e dei suoi personaggi.
Altrimenti, sarò costretta a bloccarvi o a togliere la storia da questa piattaforma. Mi dispiace scrivere questo avviso all'inizio di ogni capitolo, ma sono arrivata al limite.
Grazie e buona lettura 🌸Salire su un taxi e cercare di arrivare a Heathrow in un'ora non era stata l'impresa più facile degli ultimi tempi.
Lo sapeva Daisy che aveva rinunciato a guardare il suo programma preferito in televisione e lo sapeva Edward che avrebbe preferito giocare davanti al camino invece di rimanere intrappolati nel traffico di Londra. Soprattutto, lo sapeva Harry che aveva dovuto coordinare le sue esigenze, quelle dei suoi figli e anche quelle del tassista, al quale aveva lasciato una sostanziosa mancia per aver sopportato le lamentele dei bambini durante il tragitto.
«Perché abbiamo preso il taxi?» borbottò Edward, mentre Harry gli stringeva la mano e lo guidava verso l'entrata dell'aeroporto. «Quel tassista era così antipatico!»
«Perché papà ha lasciato qui la nostra auto quando è partito, Ed.» ribatté pazientemente. «Torneremo a casa con lui e con l'auto.»
Lui annuì e arricciò le labbra sottili in un broncio risultando ugualmente adorabile ai suoi occhi: Edward sembrava Louis in miniatura, soprattutto quando si imbronciava, era sovrappensiero o ridacchiava. Presto quel broncio sparì perché la sua attenzione fu catturata dalle tante persone che affollavano l'aeroporto e dai piccoli chioschi che vendevano souvenir e cibo a volontà. Harry tirò un sospiro di sollievo nel vederlo impegnato perché finalmente avrebbe avuto una tregua dalle sue mille domande: negli ultimi mesi aveva capito quanto fosse difficile avere a che fare con un bambino di sei anni, soprattutto se quel bambino era curioso come Edward.
«Daisy, levati la sciarpa altrimenti suderai e ti ammalerai.» aggiunse, lanciando un'occhiata alla bambina che camminava svelta al suo fianco. «E sbottona un po' anche il cappotto.»
«Sì, papà.» cantilenò lei, alzando gli occhi verdi al cielo e sorridendo un attimo dopo perché Harry l'aveva colta in fallo. «Si può sapere perché sei così nervoso?»
«Non sono nervoso!» esclamò e arrossì leggermente perché, non importava quanto si sforzasse di farlo, a sua figlia non avrebbe mai potuto nascondere qualcosa: Daisy aveva sempre avuto la capacità di comprenderlo a fondo senza aver bisogno di grandi spiegazioni. «Non lo sono affatto.»
«Lo sei, invece.»
E forse lo era. Se non le avesse avute intrecciate a quelle dei suoi figli avrebbe disteso e poi arricciato le sue dita inanellate per sciogliere la tensione. Se soltanto si fossero fermati, invece di trotterellare verso gli arrivi, le sue ginocchia avrebbero tremato. E se non fosse stato così impegnato a rispondere a Daisy avrebbe preso dei profondi respiri per ritrovare la calma.
STAI LEGGENDO
Just A Boy // L.S.
FanfictionLouis Tomlinson di "strano" ha soltanto il nome: tutti nella sua cerchia di amici conoscono le sue origini francesi e grazie tanto. All'infuori di quel piccolo particolare, ha sempre vissuto di noiosi cliché fino a quando non capisce che per cambiar...