Capitolo 6

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Intanto le sorelle, che si erano fatte indicare il luogo e la rupe dove Yoongi era stato abbandonato, arrivarono in gran fretta e appena giunte cominciarono a piangere e a percuotersi il petto, tanto che i sassi e le rocce risuonavano dei loro continui
urli di dolore per la loro perdita. Chiamavano per nome il povero fratello, finché, spaventato per le grida acute e lamentose che echeggiavano lungo il pendio, Yoongi uscì dalla casa fuori di sé per l’inquietudine e disse:

“Perché vi affannate inutilmente con queste
urla strazianti? Sono qui, eccomi, sono io quello che voi piangete. Basta con questi lugubri lamenti, basta con questi pianti che bagnano le vostre guance! Asciugatevi il volto perché ormai potrete
abbracciare quello che piangevate come morto!”.

Poi chiamò Zefiro e gli comunicò l’ordine del marito.
Immediatamente Zefiro obbedì al comando e con un lieve soffro di vento trasportò giù le sorelle sane e salve. E allora tutto cominciarono a baciarsi
e abbracciarsi facendosi le feste le une con l’altro, e rispuntarono anche le lacrime che prima si erano calmate, ma questa volta erano lacrime di gioia.

“Entrate, su, entrate pure”

disse Yoongi.

“Questa è casa mia, io abito qui ora! Consolate il vostro animo affranto con il vostro Yoongi!”.

E così dicendo le accompagnò a vedere le ricchezze di quella casa tutta d’oro e fece risuonare alle loro orecchie le numerose voci sempre in attesa dei suoi ordini, e grazie ad esse le ristorò con un bagno delizioso e con la magnificenza di una
mensa che sembrava imbandita per gli dèi, finché, quando si furono ben saziate di quella abbondanza di vivande divine, le sorelle in fondo al cuore cominciarono a covare un senso d’invidia.
Alla fine una delle due, non riuscendo a trattenere la curiosità, cominciò a chiedere con insistenza chi fosse il padrone di tante ricchezze sovrumane e chi fosse suo marito e che aspetto
avesse.
Yoongi non voleva violare in alcun modo il divieto del marito, e conservava gelosamente il segreto del suo cuore, ma per dire qualcosa s’inventò che egli fosse un bellissimo giovane, con le guance
appena ombrate dalla prima barba, occupato di solito a cacciare per montagne e pianure. Poi, per
paura di commettere qualche imprudenza continuando a parlare, e temendo di lasciarsi sfuggire quello che aveva promesso di tenere segreto, colmò le sorelle di regali d’oro intarsiato e di monili tempestati di gemme e, chiamato lo Zefiro, gliele affidò perché le riportasse via.

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