Capitolo 15

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Intanto Yoongi continuava a cercare il suo sposo, vagando giorno e notte da un luogo all'altro, con l'animo affranto, e con la speranza sempre più ardente di riuscire se non a intenerirlo con le carezze che sa fare una marito, almeno a ottenerne il perdono, supplicandolo come uno schiavo. Vide un tempio sulla cima di una ripida montagna e si disse:

"Chissà che lassù non abiti il mio signore?".

Subito diresse i suoi passi verso quel luogo,frettolosamente, perché sebbene fosse sfinito per le interminabili fatiche, era tuttavia animato dal desiderio e dalla speranza. Così, superati rapidamente i colli più alti, si avvicinò al tempio. Qui vide delle spighe di grano, parte legate in covoni, parte intrecciate in ghirlande, e vide delle spighe d'orzo. Vi erano anche falci e tutti gli attrezzi che servono alla mietitura, ma sparsi dovunque alla rinfusa, come avviene nelle ore più calde quando vengono gettati qua e là dai mietitori.
Yoongi con grande diligenza li mise in ordine, ciascuno al suo posto, perché pensava di non dover trascurare i templi e le cerimonie religiose di nessuna divinità, ma anzi di dover conciliare a sé la benevola misericordia di tutte.
Mentre con ogni cura Yoongi era intento a questo lavoro, fu sorpreso dalla divina Cerere, che le si fece incontro esclamando da lontano:

"Oh povero Yoongi! Venere, furibonda, ti sta cercando in ogni angolo della terra per darti la morte, e reclama vendetta con tutte le forze del suo potere divino, e tu intanto ti prendi cura delle mie cose, e pensi a tutto tranne che alla tua salvezza?".

Allora Yoongi si gettò ai piedi della dea e glieli bagnò con le lacrime, e spazzando la terra con i capelli le chiedeva aiuto supplicandola in mille modi:

"Per questa tua mano donatrice di messi, per le gioconde cerimonie dei raccolti, per i misteri che avvolgono le tue ceste, per il carro tirato dai tuoi serpenti alati, per le zolle della Sicilia, per il carro che ha rapito tua figlia, per la terra avara che l'ha nascosta, per la discesa di Proserpina verso il luogo tenebroso delle sue nozze, e per il ritrovamento che l'ha riportata alla luce, per tutti gli altri arcani segreti dell'attica, oh Eleusi, vieni in aiuto dell'infelice Yoongi, che ti invoca come supplice. Concedimi di rimanere nascosto per qualche giorno tra questi
covoni, fino a che non si sia un po' mitigato il furore di quella tremenda dea, o almeno fino a quando si ristorino un poco le mie forze, dopo tanti travagli, con un po' di quiete!".

Cerere rispose:

"Le tue preghiere e le tue lacrime mi commuovono, e desidero aiutarti, ma non vorrei incorrere nel risentimento della mia nipote, con la quale inoltre sono da tempo molto amica. Oltre tutto è un'ottima donna. Quindi vattene
subito da questo tempio, e ringrazia il cielo se non ti trattengo qui come prigioniera".

Yoongi si vide respinto contro ogni sua speranza, e la sua angoscia raddoppiò. Tornò allora indietro e scese nella valle e lì vide, in un bosco non troppo folto, un altro tempio costruito a regola d'arte. Non volendo trascurare nessuna possibilità, anche se aveva poca speranza di riuscire in qualcosa che potesse aprirgli la strada a una migliore fortuna, e desideroso di raccomandarsi a
qualsiasi divinità per chiedere aiuto, si avvicinò alle sacre porte del tempio.
Vide allora preziosi doni votivi e drappi istoriati a caratteri d'oro che pendevano dai rami degli alberi e dai battenti delle porte e che testimo-niavano le grazie ottenute col nome della dea a cui erano dedicati.
Allora si inginocchiò e abbracciò l'altare, ancora tiepido, e asciugandosi le lacrime pregò così:

"Oh sorella e sposa del grande Giove, sia che tu risieda nell'antichissimo tempio di quella Samo che udì per prima il tuo vagito e che sola può gloriarsi di averti dato i natali e di averti allevata, sia che tu frequenti i luoghi beati della grande Cartagine, che ti adora come una vergine portata in cielo da un carro tirato da leoni, sia che tu custodisca gli spalti gloriosi degli Argivi lungo le rive del fiume Inaco, che già ti esalta quale moglie di Giove e regina delle altre dee, tu, che tutto l'Oriente venera sotto il nome di Zigia e l'Occidente invoca chiamandoti Lucina, sii tu per me davvero Giunone Salvatrice, nella mia estrema rovina, e liberami dall'angoscia di questo estremo pericolo. Infatti io so bene che tu sei colei che corre in soccorso delle donne che devono partorire quando sono in
pericolo! Ti chiedo aiuto nonostante io sia un uomo!".

Sentendosi supplicare in questo modo Giunone si presentò subito a Yoongi, in tutta l'augusta dignità della sua divinità, e così gli disse:

"Come sarei lieta di esaudire le tue preghiere! Ma non posso senza vergogna andare contro il volere di Venere, mia nuora, che ho sempre rispettato come una figlia. E d'altra parte sarebbe contro di me anche la legge, che vieta di accogliere gli schiavi fuggitivi senza il consenso dei loro padroni".

Atterrito da questa nuova, tremenda disfatta, Yoongi comprese che non avrebbe più potuto raggiungere il suo sposo alato, e priva ormai di ogni speranza si abbandonò a queste amare riflessioni:

"Quali altri mezzi posso io tentare o quali rimedi posso escogitare per porre fine alle mie disgrazie, se neppure le dee, pur volendo darmi aiuto, hanno potuto soccorrermi? Dove dunque rivolgerò i miei passi, ora che sono nuovamente avvolto in lacci inestricabili? E sotto quale tetto potrò rifugiarmi o in quali tenebre nascondermi per sfuggire agli sguardi inesorabili della grande Venere?
Non è forse meglio che io assuma finalmente un animo virile e, rinunciando risolutamente a tutte le speranze vane e meschine, mi rechi di mia spontanea volontà presso la mia signora e, sottomettendomi a lei con umiltà, anche se in ritardo, cerchi di mitigare il suo tremendo furore? Che neso, che magari proprio in casa di sua madre io possa trovare colui che vado cercando con tanta ansia?".

Così, disposto a subire anche questa umiliazione dall'esito incerto, o piuttosto ad andare incontro a una sicura rovina, cominciò a riflettere fra sé il modo con cui dare inizio alle sue invocazioni.

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