Capitolo 3

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Yoongi, soavemente adagiato in quel morbido prato su un letto di tenere erbe, sentì placarsi l'angoscia dell'animo e si addormentò dolcemente.
Poi, ristorato da quel placido sonno, si alzò con l'animo rasserenato.
Vide un bosco fitto di alberi alti e grandi, e vide poi una sorgente luccicante di acque cristalline, e nel mezzo del bosco, vicino al luogo dove sorgeva la sorgente, vide una reggia, non certo costruita da uomini, ma di certo ad opera degli dei.
Subito, fin dall'entrata, si capiva con certezza di trovarsi nella dimora splendida e deliziosa di un dio. Infatti gli alti soffitti, intagliati con finezza in legno di cedro o in avorio, erano sorretti da
colonne d'oro, e le pareti erano tutte di argento cesellato, e vi erano raffigurate belve a altri animali che sembravano venire incontro a chi entrava.
Certamente un uomo straordinario, anzi forse un semidio, se non addirittura un dio, aveva raffigurato quelle belve d'argento con quella eccezionale finezza artistica. Anche i pavimenti, tutti di mosaico fine e prezioso, rappresentavano pitture di ogni genere. Beati due, tre, cento volte, beati quelli a cui è consentito passeggiare su gemme e monili così belli! E anche tutte le altre parti di quella casa, che si estendevano in lungo e in largo, avevano un prezzo inestimabile, e tutti i muri, d'oro massiccio, mandavano riflessi fiammeggianti e brillavano di luce propria, tanto che il palazzo era di per se stesso luminoso anche quando non c'era il sole. Perfino le camere, le logge e addirittura i bagni erano di uno splendore abbagliante. Tutto il resto corrispondeva alla magnificenza di quel palazzo, tanto che si poteva credere senza timore di sbagliarsi che quello fosse un edificio costruito apposta per il sommo Zeus, perché potesse intrattenervisi con gli uomini.

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