Capitolo 14

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Urlando così, Venere uscì rapidamente dall'acqua del mare e andò di corsa verso il suo letto dorato. Là trovò, come le era stato detto, il figlio ammalato.
Prima ancora di entrare cominciò a gridare, ancora fuori della porta:

"Bel modo di fare! Ti sei comportato proprio come dovevi per tenere alto il nome della famiglia e il tuo! Hai calpestato gli ordini di tua madre, anzi della tua regina, visto che ti avevo comandato di tormentare il mio rivale con un amore ignobile, e per di più, ragazzino come sei, te la sei presa come amante e pretendi che io sopporti come genero un nemico! Fannullone! Seduttore! Mostro! Credi di essere capace solo tu di fare i figli? E che io sia così vecchia da non poterne più avere? Ti farò vedere io! Metterò al mondo un figlio molto migliore di te, anzi, per mortificarti ancora di più adotterò uno dei miei schiavetti e gli regalerò le tue ali, e la fiaccola e l'arco e le frecce, e tutti questi arnesi che ti avevo dato perché ne facessi un uso diverso. Intanto in tutte queste cose che hai non c'è niente che provenga dai beni di tuo padre. Ma tu sei stato viziato fin da piccolo, e bisognava tagliarti le unghie finché si era in tempo. Hai avuto anche l'ardire di prendertela con i tuoi vecchi e persino con me, che sono tua madre, proprio io! Tu mi derubi ogni giorno, assassino! E mi hai perfino picchiata, e mi disprezzi come se fossi una povera vedova, senza un briciolo dì rispetto neanche per il tuo patrigno, che è sommo e fortissimo guerriero. O non è così? E sei arrivato al punto di procurare anche a lui qualche donnaccia per far dispetto a me! Ma ci penso io, adesso, a farti pentire di questi tuoi scherzi, e a far diventare acide e amare queste tue nozze! Ma intanto, così presa in giro, che faccio? Dove vado? Cosa posso inventarmi per ridurre all'obbedienza questa tarantola? Dovrei chiedere aiuto alla Castità, mia nemica, che io ho sempre offeso proprio a causa della condotta dissoluta di questo mio figlio? Mi fa orrore il solo pensiero di dover ricorrere a quella donna squallida e rozza.
D'altra parte non posso disprezzare la soddisfazione della vendetta, in qualsiasi modo si compia. Devo servirmi di lei e di nessun'altra, perché castighi questo sciocco, gli spezzi la faretra, gli spunti le frecce, gli distrugga l'arco, gli spenga la fiaccola, e finalmente domi anche lui, con i rimedi più energici.
Allora soltanto potrò ritenere che sia stata vendicata l'offesa che mi è stata fatta, quando gli avrà rasato quelle chiome luminose che io stessa con le mie mani gli ho tante volte riordinato, e quando gli avrà tagliato le ali, che io stessa ho cosparso di nettare nel mio seno".

Detto questo corse fuori furibonda, anzi infuriata di un furore degno di Venere.
Le vennero incontro Cerere e Giunone e, vedutala col volto congestionato, le chiesero perché aggrottasse in quel modo le ciglia oscurando la bellezza fulgida del suo sguardo.
Venere rispose:

"Arrivate proprio in tempo per farmi sfogare la rabbia che ho in corpo! Ma vi prego: cercatemi con ogni mezzo questa Yoongi che è fuggito via, che si è volatilizzato! Voi certamente sapete la disgraziatissima storia che si è abbattuta sulla mia famiglia e le belle imprese di colui che non si può più dire che sia mio figlio!".

Allora le dee, ben sapendo quello che era accaduto, tentarono di placare l'ira di Venere prendendola con le buone: "Ma che cosa ha fatto di male tuo figlio, perché tu debba ostacolarne così tenacemente i piaceri e pensare solo a mandare in rovina l'uomo che lui ama? Che delitto è mai questo, di far la corte a un grazioso ragazzo? Ti sei dimenticata quanti anni ha? Eppure lo sai che è maschio e che è giovane! Oppure, visto che non dimostra la sua età, credi sempre che sia un ragazzino? Tu poi, che sei madre e donna ormai assennata, stai lì a curiosare le scappatelle del tuo ragazzo, e non fai altro che condannarne le passioni e gli amori! Non è forse tuo figlio? E non ti accorgi di biasimare in lui, che è anche tanto bello, le tue stesse abitudini, i tuoi stessi piaceri? Quale dio, quale uomo potrà trovare giusto che tu diffonda ovunque nel mondo la passione dell'amore, e che poi a casa tua tu impedisca con asprezza ogni amore, e chiuda la pubblica scuola dei vizi delle donne?".

Così le due dee, per timore degli strali di Cupido, cercavano dì ingraziarselo benché non fosse presente, patrocinandone la causa. Ma Venere, indignata perché le offese di cui si lamentava non venivano prese sul serio, voltò loro le spalle e a passi concitati prese la via del mare.

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