Buon Natale Adrien🎄

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°• Nathalie°•°•

Settimane convertite in mesi.
Le mie speranze iniziarono a vacillare, quelle di Gabriel pure.
Pochi giorni fa stavo riordinando l'archivio e spostando dei libri quando lo vidi seduto su una poltrona del suo studio, sorreggendosi la fronte con le dita mentre toglieva gli occhiali, probabilmente affrontando un altro attacco di mal di testa, con delle lacrime appena percettibili che scendevano dai suoi occhi grigi come una tempesta nell'oceano.
Rimasi bloccata.
Non sapevo che cosa fare.
Emilie avrebbe voluto che facessi qualcosa ma avevo paura di sbagliare, di fare ancora più male anziché del bene...
Fu l'istinto ad agire per la mia testa.
Mi avvicinai: a quanto pare la mia presenza non lo turbava, sapevo quanto odiasse la vicinanza delle persone e soprattutto il contatto fisico.
Stando attenta a non fare troppo contatto feci scivolare delicatamente le braccia attorno al suo collo abbracciandolo da dietro.
Grandissimo errore, era il modo in cui Emilie lo abbracciava, sapevo che c'entrava l'ennesima sconfitta, sapevo quanto gli costasse, sapevo quanto soffrisse. Ho pensato solo a lui e a quanto desiderassi vederlo felice in quel momento, che la nostra vita tornasse com'era...perché? Non ho mai più pensato a nessun altro che non fossi me stessa... perché lo stavo facendo?
Sentii un calore attorno ai miei fianchi, un abbraccio rapido e abbassai la testa verso di lui aveva un'espressione rilassata, la testa poggiata sul mio bassoventre con gli occhi chiusi... solo mi guardò con sincerità:
-"Grazie" mormorò.
Sorrisi appena, di riflesso: ma il momento lasciò spazio al vuoto dell'incertezza.
-"Che le succede?" Mi lasciò andare, facendo guizzare un paio di secondi gli occhi al vuoto, in cerca delle parole giuste.
-"Sono stanco di inseguire due ragazzini in costume affinché possa riportarla indietro... non ci riuscirò mai, e se dovessi riuscirci però procurando del male ad Adrien? È la cosa più cara che ho, non posso permettere che finisca di nuovo in pericolo a causa mia."
Feci silenzio un momento: e quando non mi sovvenne altro che non fosse un atto di bene per tutti gli dissi, inginocchiandomi davanti a lui...
-"Vada da Adrien signore."
Mi guardò perso, con un che d'intriga che non so spiegare.
-"...dev'essere scosso per quello che è successo e vedere suo padre lì..."
Mi porse le mani per rialzarmi, avevo distolto lo sguardo per l'imbarazzo: che mi era saltato per la testa?
Ci alzammo insieme rimanendo petto contro petto dal quale, chiaramente mi allontanai subito reimpostandomi nella solita posizione severa.
Chiuse un momento gli occhi e mi porse un sorriso:
-"Puoi portarmi da lui?"
Le sue parole, per quanto semplici, non so come mi riempirono il cuore.
Nel fondo ho sentito una specie di calore e addirittura... pace(?) quando ha detto che voleva lasciar perdere tutto. In fin dei conti da qualche tempo penso molto a tutto questo che sta facendo. Che fosse stata una pausa o uno stop definitivo lo avrebbe aiutato a ritrovare sé stesso.
-"Può accompagnarmi da mio figlio?"
Sorrisi sinceramente nascondendolo come sempre facevo:
-"Saranno tutti talmente concentrati sull'evento che non si accorgeranno se passerà dai camerini a nord dello spazio espositivo: Abbiamo una decina di minuti prima che tutto ricominci."
Afferrai le chiavi e lo condussi al nostro destino, stranente quella sensazione d'imbarazzo era sparita di nuovo.

Poche ore più tardi ci fu un'altra akumizzazione e il Monsieur mi convocò in riunione per comunicarmi le sue decisioni:
-"Aveva detto che si sarebbe fermato."
La mia voce si era spezzata di colpo tradendo rabbia.
Non era mai successo.
... silenzio.
Un singhiozzo soffocato.
Era di spalle, lo vidi abbassare la testa e reprimere quelle lacrime che combattevano per uscire dal suo cuore da mesi ormai...
-"Non posso arrendermi Nathalie, mi manca così tanto."
Chiuse la bocca soffocando un altro singhiozzo mentre si stringeva nelle spalle affogando in un pianto silenzioso, senza mai voltarmi le spalle per affrontarmi.
Fa male, lo so.
Lo conosco quel dolore.
Lo guardai con compassione... Eppure c'era dell'altro. Una rabbia che mi lasciava a pezzi come se si trattasse di uno strano tipo di febbre.
Perché provavo una tale sensazione?
Stavamo parlando di Emilie.
Emilie!
Ma questo avrebbe sacrificato nuovamente tutti gli sforzi che aveva fatto per riavvicinarsi ad Adrien.
E buttato via tutto quel poco che avevo fatto per lui-
In maniera seppur riduttiva faceva un certo effetto quel pensiero.
Dovevo andar via da lì.
Non mi apparteneva quello che sarebbe successo dopo: aveva bisogno di stare solo.
-"Lo capisco... signore."
Dopo il suo cenno mi congedai il più in fretta possibile, volevo scappare da quella prigione...
Chiusi la porta dell'ufficio e mi appoggiai ad essa sospirando, lentamente scendendo arrivai a sedermi, col volto stanco tra le mie ginocchia.
Ero priva di forze, dovevo andarmene di lì il prima possibile e mi alzai ciondolando, rischiando di cadere sulle mie ginocchia ancora e ancora...
con quella poca forza che avevo mi alzai.
Nathalie Sancoeur si era rialzata di nuovo.
E alle porte del gelido inverno bussavano già, come l'eco sulla parete esterna del mio cuore.
°•

E Quando sulla schiena trovi cicatrici, è lì che ci attacchi le aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora