Cuore di pietra

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°•Nathalie°
Passò un mese.
In questa mansione vuota e triste, silenziosa e solitaria.
La guardia del corpo di Adrien, Charles, si  chiuse in sé stesso dopo la sparizione di Emilie... l'uomo solare che veniva sempre chiamato "Gorilla" da un piccolo Adrien felice aspettando di essere preso in braccio da quella figura all'apparenza austera dal cuore d'oro era svanita. Non voleva parlare più con nessuno: nemmeno con me... ero la sua migliore amica.
Pensava tuttavia che gli nascondessi qualcosa, perché sapeva che io e la Signora eravamo fin troppo intime per non farmi sapere niente della sua evidente, improvvisa scomparsa.
Adrien aveva pianto per settimane dopo aver scoperto la verità: fino alla tragica notizia aveva continuato a non darsi per vinto, aspettando che sua madre tornasse.
Gli ho spezzato il cuore dicendoglielo: il Monsieur Agreste era rimasto al capo tavola, a testa china, provava troppa vergogna e il dolore gli aveva bloccato le parole in gola.
Pure il rapporto tra me e quest'uomo era risultato assai diverso dal principio; come giusto che fosse ci trattavamo tanto freddamente che a volte pareva che l'aria si caricasse di un'elettricità vicina allo scoppio.
Io non avevo motivo né di sorridere, né di cercare di tirar sù il morale alla famiglia, come lui non voleva passare del tempo con suo figlio e parlare con noi come soleva fare.
Adrien era distrutto e le distanze imposte da suo padre non aiutavano... fin quando ho potuto l'ho abbracciato, con le debite distanze: l'ho consolato e tenuto vicino a me pur non infrangendo le regole, ma quando Gabriel l'ha scoperto ha minacciato di togliermi il lavoro e allontanarmi da Parigi.
L'ipocrisia gli allagava nelle vene come un sangue nero e indomito, capace di essere visto ad occhio nudo...
Stava diventando l'ombra possessiva della quale aveva sempre avuto timore.
Non potevo fare niente e non volevo.
Quanto avrei voluto tirargli un ceffone e farlo tornare in sé ma... come potevo?
Non era la mia battaglia, non doveva essere affar mio la piega insalubre che stava assumendo la faccenda.
Ma la felicità dell'unico figlio di Emilie probabilmente si-
Mi congelai sul posto a quel pensiero.
Bussai tre volte alla porta ed entrai:
-"Adrien?"
Silenzio.
-"Signorino Adrien."
Nessuna risposta.
-"Non di nuovo..."

Chiamai Charles e ci precipitammo nell'auto, non sapevo dove andare, avevo le vertigini per quanto forte mi batteva il cuore: se gli fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonato, non mi è mai importato un castigo da parte di Gabriel a riguardo, volevo solo che quel ragazzino stesse bene e fosse felice.
Passammo davanti alla scuola dove studiava Chloé, l'unica amica di Adrien e lo vedemmo salire le scale a corsa.
Dovevo fermarlo ad ogni costo.
Non volevo eppure era il mio dovere.
L'auto si bloccò davanti all'entrata e corsi verso di lui:
-"Adrien, perfavore non lo faccia... sa bene che suo padre non vuole. "
-"Ma è quello che voglio fare-"
Lo vidi distrarsi un attimo, per poi correre ad aiutare un anziano caduto in ginocchio sull'asfalto bollente di metà settembre... Vidi nei suoi occhi un qualcosa che allora non mi sapevo spiegare, avevo solo la sensazione che non c'era dubbio che avesse lo stesso cuore di Emilie.
Sorrisi dentro di me, mentre fuori ero una roccia. Mi veniva da piangere ma inghiottii saliva e mi ricomposi fissandolo con disapprovazione mentre Charles lo accompagnava in macchina.
Ho sempre odiato comportarmi così con lui, era un'assurdità che a mio avviso andava piantata sul nascere.
-"Voglio solo andare a scuola come gli altri, cosa c'è di male?"
Ancora silenzio.
-"Non ditelo a mio padre..."
Ma dovevo farlo.
Era il mio compito, dovevo stare alle regole dell'uomo che gli faceva da genitore e a ciò che mi aveva lasciato Emilie, almeno fin quando non sarebbe tornata...
ma come potevo farglielo capire affinché la smettesse di comportarsi come farebbe ogni adolescente della sua età? Come poter coniugare le due cose? Come potevo prendermi cura di loro due se mi era stato chiaramente imposto di stargli lontana?
E ritornavamo alla solita routine. Mentre prendevo i libri per fare ripetizione al signorino sentii un boato: allora ebbi quella sensazione strana alla bocca dello stomaco, in formicolio forte che mi riportava alla siluetta scura del Monsieur Agreste.
"È iniziato. Spero riesca almeno a non crollare emotivamente..." Pensai cercando di perdermi per strada quelle assurde e fastidiose sensazioni sotto pelle.

E Quando sulla schiena trovi cicatrici, è lì che ci attacchi le aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora