Favole

360 11 5
                                    


La salita di quella strada è diventata una discesa. Andava tutto bene, finalmente... proprio come avevo sempre sperato.
Avevo iniziato come stagista e me la stavo cavando abbastanza bene ma dovevo trovare impiego al più presto dato che eravamo in molti e presto non ci sarebbero stati più posti...
Conoscendo 5 lingue ero avvantaggiata, sapevo parlare spigliatamente: Francese (d'origine), Italiano, Spagnolo, Inglese e tedesco ma tuttavia avevo soci che si facevano notare per il loro carattere alla mano e le raccomandazioni, io dovevo ricorrere al farmi valere e al dimostrare al massimo le mie capacità... sembrerà egocentrico ma volevo essere la migliore, non importava il prezzo.
Man mano che proseguivo gli studi mia madre aveva cambiato attitudine e adesso posso quasi dire che arrivava a viziarmi... ovviamente cercavo sempre di porre distanza tra me e lei. Ci andava bene cosí, nessuna delle due reclamava sforzi da parte dell'altra e giusto ci parlavamo, era fiera di questo e non voleva che me ne accorgessi, come se potesse interessarmi piú.
Mio padre, continuava a dirmi che non ero abbastanza e come soleva fare sin da quando ero piccola, mi spezzava sempre di più il cuore; non poteva imporre con la forza ad un'adulta di fare esattamente ciò che volesse e si limitava al ridurre l'affetto e le lodi che erano diventate vere e proprie rarità, ma ormai non cercavo più rifugio in quello: ero cresciuta, ero una giovane donna che il mondo aveva smesso di crescere sin da ragazzina. Faceva sempre meno male vedergli scuotere la testa con disapprovazione, mi sarei stupita di più se non l'avesse fatto.

Alla gente piace parlare: questi anni sono stati la prova concreta dell'effetto riscosso da un tailleur firmato e una buona condotta... attira uomini ricchi e scaltri, usurpatori e gente di poco valore. Sono quella che camminava tra i corridoi e nessuno vedeva mai, perfettamente calcolatrice e ferma nelle convinzioni: ho perso fiducia nel mondo che la gente aveva disegnato per me, ma del resto, la carriera amministrativa era veramente ammirevole. Il mio primo grande obbiettivo.
Ho perso fiducia in tutti coloro che si facevano grandi a parole, ho perso fiducia nelle finzioni e nell'esserci sempre per coloro che quando hai bisogno fanno finta di niente.
Sarei arrivata al successo tranquillamente se fossi stata la bambola di mamma e papà, avevamo soldi e potere, ma cercavo qualcosa di più, sapevo che quella tenacia mi avrebbe resa forte, col cuore quasi intoccabile, tirando sù me stessa da tutte le cadute e guarendo ogni cicatrice, con delle rinunce, in balia della vita, di quel mare in tempesta senza nome né convinzioni, così folle e imprevedibile. E mozzafiato. Vivevo alla giornata: un piccolo appartamento, il cuore che batteva con forza dinanzi alle sfide giornaliere e al timore del domani, di pazienza in azienda, di città grande in piccoli borghi remoti, inafferrabile, ad ogni tipo di orario, con ogni tipo di sogno per la testa che di notte mi permettevo di farlo vagare all'interno della mia stanza raccogliendolo in questo piccolo diario: qualcosa che tra qualche anno riguarderò sentendo il cuore stringersi nella vergogna per aver fatto fluire ciò che sentivo. Avevo lo splendore del successo di ogni giorno cresciuto sulle piccole e grandi sconfitte della vita, bastavo a me stessa e follemente, tra un piacere effimero e l'altro, in quei momenti feci un giuramento... Non sarei più tornata ad amare. Non mi sarei più affezionata fortemente a qualcuno, ero abbastanza resiliente per quello. Avevo vissuto un minuto alla volta, avevo avuto uomini che mi facessero sentire donna per qualche ora di troppo, avevo persino stretto la mano a quelle cinque persone che una notte si erano unite a me fuori da quella vecchia biblioteca in un borgo a nord di Parigi, di cui non ricordo bene il nome... avevamo recitato versi di Amleto fino all'alba.

Chiudo di nuovo la valigia, torno a Parigi stanotte, mi attende un aeroporto alle tre del mattino, vuoto, freddo e silenzioso: con luci soffuse, nessuna fretta o calca per gli arrivi, le stelle piccole e lontane incollate nel cielo. Ho tutto pronto, passa pure a prendermi vita... Mi piacerà ricominciare una e un'altra volta, per essere tale quale a chi ero ma con gli errori del presente appresi, con la nuova me stessa... andiamo a rendere l'ordinario magia, un'altra volta, come fa un bambino con i sogni legati al cuscino.

Tutta questa meraviglia chiamata bagaglio non era stata sufficiente a farmi desistere dall'intenzione di diventare così oggettiva con ciò che vedevo e provavo... e provavo tanto, vedevo un'immensità di cose.
Ho così dato il cuore all'unica persona al mondo per la quale ne valesse la pena, abbastanza contraddittorio vero? Emilie era l'unica ad esserci sempre stata nonostante tutto. Basta con le illusioni, se vuoi il successo spiana la strada per conto tuo, mordi e strappa il dolore dalla pelle.
Per questo odio le favole e il loro "Gran finale", perché non ha il men che minimo senso mettere tutto in discussione per qualcosa che avverrà forse, sperando. Mi riferisco al fatto che devi comportarti in una certa maniera per ricevere il tuo finale felice e diventare un burattino che non lotta per sé stesso... e questo non posso farlo, non potrò mai farlo. All'epoca l'atarassia totale appariva la scelta migliore. Anche questa è una contraddizione, sono stata obbligata ad una buona parte della mia vita, per la quale ho resistito e ho imparato tanto, ma io so che sono ancora la Nathalie Sancœur che non dimentica il suono di quel piano, il profumo del suo legno e il morbido tatto sotto le minuscole dita a confronto con quei bianchissimi tasti splendenti contrastanti con quelli neri, il profumo della cioccolata calda al passeggiare per quella via al crepuscolo in inverno con l'unica persona che, pur non facilmente, mi è rimasta accanto. Anche questo è ironicamente contraddittorio, perché si suppone che non abbia un cuore... e allora ha senso qualunque cosa? Presi in mano la mia vita decisi di riscrivere la mia storia, dovevo vivere prima di morire o avrei avuto il rimpianto di essermi persa quello che potevo ancora fare e che avrei sempre voluto fare.
Quando meno te lo aspetti capitano cose meravigliose che semplicemente non puoi pianificare alla perfezione e personalmente, mi fa rabbia non avere tutto sotto controllo. Passarono i mesi: una mattina che ricordo bene, il 9 febbraio dei primi anni duemila, alzai la cornetta del telefono e risposi alla chiamata che dette cosí inizio alla mia nuova e impianificabile vita: ero una ancora una ragazzina se ci penso, con le punte dei capelli tinte di celeste, che mi toglievano quell'aspetto austero, indossavo bei vestiti, con uno stile piacevole all'occhio. Alzai la cornetta con la voce tremante, la parte più viva e forte di me... eppure mai avrei potuto immaginare, tantomeno all'inizio cosa quell'opportunità sarebbe potuta diventare...

E Quando sulla schiena trovi cicatrici, è lì che ci attacchi le aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora