Scelte di vita

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Sono passati ormai 5 anni da quando ho smesso di documentare sulla mia nuova frenetica vita. 5 anni di distanza dai sentimenti altrui e dai miei, come avrei dovuto fare da quella promessa in poi... In una certa misura apprezzai quella rinuncia, era stata solo una spinta che da sola non sapevo darmi.
Solo a vedere il volto furioso di Gabriel quel pomeriggio capii che avevo sbagliato ad affezionarmi, mi sentivo in colpa ma mi è sempre sembrata una reazione assai esagerata quella di proibire legami con gli impiegati; volevo solo aiutare un'amica, che certo, ha cercato di calmare le acque, inutile dire che mi trovavo d'accordo con le direttive e che le sue pressioni non servirono.
Pensavo che a legare me e Agreste fosse l'essere schivi... Mi sbagliavo.
Mi sbagliavo tanto.
Ci legava tanto quanto lo facevano le nostre idee, i nostri approcci alla vita: nom ci sopportavamo forse, ma eravamo certamente fatti l'uno per l'altra nel congeniare le nostre due parti e creare l'ascesa della grande casa di moda che è oggi.

Col tempo ci siamo riavvicinate, era quasi impossibile ritrovandoci sotto lo stesso tetto, ma non mi comportavo più come prima con lei, eravamo due specchi perfetti e nasconderci le cose non era mai stato il nostro forte. Le avevo detto che forse dovevo iniziare a prendere le distanze e lei, purché faticasse a crederci alla fine si abituò a vedermi più sulle mie ma non si arrese mai del tutto dandomi la conferma che avrebbe rispettato la mia decisione aspettando che queste decisioni perdrssero valore, e se non fosse bastato che avrebbe saputo assecondarmi: così abbiamo superato, o quasi del tutto quest'ostacolo come negli anni addietro.
Una cosa non era cambiata... E quella era l'amore che nutrivamo incondizionatamente l'una per l'altra: era cambiato negli anni, ma ce lo eravamo portato con noi come una forza rara.

Bussai tre volte, come d'abitudine, alla porta della camera del ragazzino biondo:
-"Signorino Adrien! Il servizio fotografico sarà in meno di un'ora; è pronto?"
Nessuna risposta.
Entrai con cautela guardandomi attorno: non c'era traccia di lui da nessuna parte, era meglio avvisare la madre il prima possibile.
Stavo per uscire quando lo notai, non poteva essere quello a cui stavo pensando... non avrei dovuto ma la curiosità mi divorava, pensavo di poter morire dall'emozione in quel momento.
L'immagine più bella che potesse riempire quella giornata così ordinaria e vuota.
Mi avvicinai e sollevai lo spesso telo rosso che lo ricopriva, piacevole al tatto e con lo stesso profumo che sentivo spesso da ragazzina ogni sera d'inverno: era lì, davanti a me, imponente: un pianoforte a coda nero in tutto il suo splendore, lucido, luminoso, meraviglioso.
Ero sola, volevo così tanto lasciarmi andare a ciò che provavo.
Allungai una mano verso quella creatura scura per sfiorarla con un solo dito mentre sentivo una lacrima calda scorrermi sulla guancia sinistra... Era il vuoto attorno a me, tutti i pensieri del passato invasero la mia mente e, così freddo ma così bello, splendeva dinanzi a me sotto i raggi del sole che penetravano appena dalle fini tende della finestra.
Era il sogno che avevo dimenticato negli anni e che adesso, solo col vederlo, aveva fatto sì che mi sentissi riscattata.

•°•°Gabriel°•°•

Camminavo per il corridoio in cerca di Adrien, sicuramente sarà stato con Emilie a giocare da qualche parte; dopo l'allontanamento di Nathalie è stata una madre più presente, quello che volevo ottenere da lei, forse avrei dovuto esserlo anch'io come padre ma non avevo mai la possibilità, la responsabilità vigeva sulle mie spalle, ma a tutto c'era un limite e mi faceva male non provare almeno a passare del tempo con lui.
Notai che la porta della sua cameretta era aperta; il silenzio aleggiava, allora mi spinsi avanti e la vidi...
Nathalie era immobile davanti al pianoforte di mio figlio, sembrava assorta da mille pensieri, lontana da qualsiasi cosa dato che non le sfuggiva mai niente e stavolta non si era accorta della mia presenza a pochi metri da lei.

-"Nathalie?"
silenzio.
Un silenzio che mi ha intimidito, qualcosa dentro di me ha reagito, qualcosa che non sentivo da tanto tempo... perché?
Perché a me?
-"Nathalie."
Mi sentivo impotente, come quella volta che la vidi con Adrien in braccio dopo essersi fatto male giocando a pallone...
Guardai il suo viso, era consumato dalle lacrime ma non usciva una sola parola dalle sue labbra.
Le misi una mano sulla spalla e lei, istintivamente si asciugò le lacrime col dorso della mano e rimase di spalle per cercare di nascondere le sue vulnerabilità, cos'aveva abbattuto in lei quella barriera forte che conoscevo? Perché improvvisamente non riuscivo a smettere di guardarla e contemplare l'immagine di una Nathalie così umana?
Avevo quasi paura, non l'avevo mai vista così.

E Quando sulla schiena trovi cicatrici, è lì che ci attacchi le aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora