Adrien cresce

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Emilie era affacciata alla finestra del balcone contemplando come Adrien, oramai un vivace bimbo di dieci anni iniziava a dare i primi segni di ribellione con Nathalie.
Voleva uscire da quella gabbia dorata ma all'istruttrice era stato dato il compito esatto di non lasciare che Adrien corresse pericoli; sbuffò scuotendo la testa con disappunto, anche per lei quell'imposizione era assurda ma non poteva mettervi bocca perché le conseguenze sarebbero ricadute non solo sul ragazzino ma anche su di lei.
Nathalie volse lo sguardo all'amica e sorrise scuotendo la testa mentre Adrien cercava di convincere la tutrice a uscire dalla mansione anche solo un momento, d'altro canto Emilie rise di gusto e aggrottò la fronte cercando di imitare le espressioni di disappunto del marito facendo ridere, dopo anni la donna senza cuore.
Adrien si fermò a contemplarla, non l'aveva mai vista ridere così, ricordava a malapena qualche lieve sorriso ma mai ridere di gusto come in quel momento sorprendendosi di come una risata potesse dare luce e colore al suo piccolo mondo, di come potesse uno sguardo sincero anziché meccanico significare tanto per lui.
Le due amiche continuarono a comunicare con gli sguardi fin quando il disegnatore non apparve dietro Emilie cingendole la vita in un lieve e caldo abbraccio facendo sì che l'assistente distogliesse lo sguardo e iniziasse a dettare al ragazzino i propri impegni...
•°•°Narra Nath°•°•
Spero non mi abbia vista, che vergogna! Emilie si sarà certamente accorta che vicino a lui cambio del tutto personalità, non posso essere me stessa, non posso...
-"Nathi va tutto bene?"
Mi chiese Adrien...
Poco dopo realizzai che mi aveva chiamata Nathi; erano anni che non sentivo più questo nomignolo, non mi era mai piaciuto ma detto da lui sembrava così bello e, in un certo senso mi mancava tanto, tanto come ricordare quei pochi momenti che passavamo insieme quando era piccolo...ma lui non poteva chiamarmi più così, quegli anni erano finiti.
-"Adrien! Si ricomponga la prego"
Adrien scosse la testa un attimo:
-"Scusa hai ragione... eri assorta nei tuoi pensieri, va tutto bene?"
...
Anche lui se ne era accorto.
...
-"Certo, sono solo molto stanca."
-"Nathalie?"
-"Dica."
-"Perché non possiamo avere una relazione meno formale, sono cresciuto letteralmente con te, è come se fossi mia..."
-"Adrien! Come può insinuare una cosa simile! Sua madre è..."
-"È mia madre. E la amo..." continuò guardando a terra"...ma tu mi hai educato, mi sei stata vicino e quando sono caduto ti sei presa cura di me... avevamo un rapporto stupendo, poi cos'è successo?"
-"È cresciuto. Un giorno capirà Adrien."
-"Rivoglio mamma Nathi, quella che giocava con me e che mi faceva ridere"
Mi sentivo imbarazzata dalle parole di un ragazzino alle quali non sapevo nemmeno rispondere.
Certo, come se non fosse già difficile dire di no alla viva immagine di Emilie con gli occhi da cucciolo.
Non risposi e preferì ritirarmi, mi piangeva l'anima rimanere ancora lì cercando di evitare i suoi commenti fuori luogo.
•°•°Narra Gabriel°•°
Nathalie è molto riservata con me e Adrien mentre con Emilie sembra tutto più facile, con lei non si pone tanti problemi e sembra esserle naturale ogni azione,ogni espressione... forse... è colpa mia.
Non avrei dovuto dirle quelle cose anni or sono su Adrien o di prendere le distanze da Em, ma non potevo vederla così vicino alla mia famiglia, occupare il ruolo che avrei sempre dovuto occupare io essendo più presente, e, in un certo senso vederla comportarsi come la madre che avrei preferito vedere in Emilie.
Lo capirei se provasse del rancore o antipatia nei miei confronti... le ho tolto quasi il piacere di essere parte delle nostre vite.
Quella mattina, mentre buttavo giù bozze sulla collezione del prossimo inverno ero seduto vicino alla finestra e... Dio... ho assistito ad una scena che pensavo di non vedere mai: l'ho vista ridere.
Il suo volto pieno di luce, le labbra rosee e le guance rosse...dentro di me ho desiderato così tanto non essere odiato da lei, avrei voluto chiederle scusa, essere così vicino da poterle dire che dopo anni come mia assistente a differenza degli altri, per me, per Adrien, per chiunque era diventata non solo importante ma bensì fondamentale.
Decisi che dovevo parlare con Em il prima possibile, così risalì le scale, mi avvicinai al mio angelo e la sorpresi abbracciandola da dietro:
-"Em?" chiesi lasciandole un bacio sulla guancia.
-"Dimmi"
-"Stavo pensando ancora a quello..."
-"Per favore Gabriel ne abbiamo già discusso." Era infastidita ma volevo convincerla, volevo riprovare.
-"Adrien si sentirebbe meno solo e diventerebbe più responsabile: Solo... pensalo ok? La nuova collezione è un successo e d'ora in poi sarò più presente come padre e avrò la scusa perfetta per tornare a casa prima e stare con voi."
Si voltò, mi prese il volto tra le mani e mi diede un bacio sulla fronte:
-"Le cose non sono sempre come vorremmo.
Non me la sento di provare di nuovo la fatica del parto o di prendere una pausa dal lavoro: è quello che ho sempre sognato e ci tengo a continuare, poi non voglio altri rumori scomodi sui giornali e... non voglio rischiare di far crescere un figlio con delle mancanze e di farne avere ulteriori ad Adrien."
Continuai a guardarla, sapevo che la sua carriera andava a gonfie vele e ci teneva, non volevo forzarla ma desideravo così tanto diventare padre di nuovo, stavolta forse, di una femmina... ma, di fatto, aveva ragione.
Adrien avrebbe solo avuto una responsabilità in più e sarebbe stato difficile per entrambi.
-"Non rendermi la decisione più pesante." Commentò tristemente nel silenzio. Sapevo che era tutto legato anche al fatto che odiasse le pressioni e il troppo contatto fisico; almeno quello ci legava ancora, sentivo come se l'ultimo filo di noi a tenerci ancora uniti fosse Adrien.
Assentii e decisi di tornare nello studio. Scendendo le scale mi sentii perso, confuso e sentivo il cuore premere forte e fare male, mi sembrava di perderla ogni giorno di più che passava, mi sentivo inutile per Adrien e ultimamente tutto sembrava un'agonia.
Aprii la porta e trovai Nathalie seduta alla scrivania ammirando le mie bozze con un sorriso: a volte sembrava capire tutto ciò che c'era dietro al disegno con solo uno sguardo a differenza di molti altri che lo definivano "bello da fare moda" o "bello da causare scalpore".
-"Sono solo scarabocchi" le dissi.
-"Non menta... sono sentimenti." Rispose tranquilla senza distogliere lo sguardo... mi avvicinai a lei e continuò: -"È frustrato ultimamente, lo si nota dal fatto che ha usato una tonalità di verde che a lei non ispira e deduco che l'abbia inserito per cercare un cambiamento... il forte contrasto col bianco risalta le parti chiare e rende l'abito meno delicato ma più ricercato negli standard moderni... e... crea confusione ma è così che si sente adesso... un bilico di emozioni."
Si tappò la bocca con una mano arrossendo terribilmente e questo mi fece ridere: era... tenera.
-"Non ti sfugge niente..." Sorrisi cercando di contenermi.
-"Nathalie... una cosa...
...
ecco... posso... abbracciarti?"
Rimase un attimo bloccata dalle mie parole, avevo esagerato forse, questo andava ben oltre la semplice relazione collaborativa ma sentivo il bisogno di qualcuno vicino e quel qualcuno che volevo era lei; assentì con un sorriso mentre la stringevo per la vita, stretta a me, un caldo, necessitato e confortante abbraccio.
Non avevo mai sentito nessuno stringermi come stava facendo lei in questo momento, di come ci stessimo facendo forza l'un l'altra, di come la prospettiva sarebbe cambiata.
Non abbiamo detto una parola, né in quel momento, né ne riparlammo in futuro; dentro di me solo la ringraziavo per quel momento, nel nostro silenzio mentre, sono sicuro che a parlare erano le nostre anime vicine e sole e il cuore bloccato da parole mai dette che forse avrei represso per sempre.

E Quando sulla schiena trovi cicatrici, è lì che ci attacchi le aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora