2. La ragazza del cimitero!

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"Rileyyy!" La voce strillante di mia mamma mi fa sobbalzare. La pochette dei trucchi che ho in mano si rovescia interamente sul pavimento nello stesso istante in cui lei spalanca la porta della mia stanza. Indossa dei vestiti da casa, una semplice tuta coordinata e pantofole a forma di unicorno, fra le mani stringe uno battipolvere ormai vecchio ma che si ostina ad usare. I capelli biondi sono legati in una coda disordinata e nonostante sia così trasandata, mia madre conserva sempre un certo fascino.

"Se non ti sbrighi farai tardi a scuola."
"Sto uscendo, non mettermi ansia...", sbuffo sonoramente mentre afferro la sciarpa da mettere al collo. Oggi fa particolarmente freddo e non voglio rischiare di ammalarmi.
Senza perdere ancora altro tempo schiocco un bacio veloce sulla sua guancia e poi esco di casa.
"Stai attenta!" urla, ma io ormai sono già fuori dalla porta per risponderle.

Abitiamo in una piccola villetta nella zona residenziale della città. Non è nulla a confronto alle grandi ville a più piani con piscina e giardino, ma a me piace la casa in cui viviamo. Mia mamma si è impegnata tanto in questi anni, mi ha fatto capire il senso del lavoro e della responsabilità, non potrei mai disprezzare i suoi sacrifici.
Alla tenera età di quattro anni, i miei genitori si sono separati. Avevano provato a vivere in un ambiente sereno e gioioso, ma col tempo si sono resi conto che la convivenza senza affetto è difficile. Mio padre poi si è trasferito a New York, lì si è risposato e ha avuto persino due figli.

I gemelli, Chris e Phoebe, non li ho visti crescere giorno per giorno; la lontananza mi ha impedito di fare molte cose, ma tutto sommato abbiamo un buon rapporto. Adesso hanno dieci anni mentre io ne compirò diciotto fra qualche mese. La differenza di età è tanta, ma io li coccolo proprio come una brava sorella maggiore.

Arrivo a scuola circa dieci minuti dopo. Il parcheggio la mattina è sempre molto affollato e anche oggi numerosi studenti stanno chiacchierando allegramente appoggiati alla carrozzeria delle auto.
Posteggio nel primo posto libero che trovo e prima di scendere faccio un bel respiro.

Anche oggi mi toccherà fingere come tutti gli altri giorni, ma soprattutto dovrò ostentare una passione irrefrenabile nei confronti di un ragazzo per cui non provo nulla. Scott tutto sommato è una brava persona, è carino con me e mi riempie di attenzioni. Qualsiasi altra ragazza sarebbe contenta di averlo come fidanzato, io invece sono abbastanza titubante... se non perfino infelice.
Quando esco dall'abitacolo, la prima figura che noto è proprio quella del mio ragazzo, che mi raggiunge a passo svelto.

Nonostante la lontananza gli sorriso allegramente e, quando siamo vicini, gli lascio un veloce bacio a stampo sulle labbra.
Scott, che adora le coccole e le effusioni in generale, si stringe a me in un tenero abbraccio. Incastra il viso nell'incavo del mio collo e mi permette in questo modo di annusare la sua acqua di colonia.
"Mi sei mancata" sussurra dolcemente al mio orecchio.
La sua gentilezza mi riempie il cuore nonostante il sentimento che provo per lui è ben lontano dall'amore.
"Mi sei mancato anche tu" dico e istintivamente arriccio il naso.

Scott ha sempre trovato carino quel gesto, a detta sua mi fa sembrare un tenera bambina bisognosa di affetto. Non ha mai capito che quello è un riflesso involontario che faccio ogniqualvolta che dico una bugia. Purtroppo con lui mi capita più spesso del solito.

Le sue dita si stringono alle mie e con le mani intrecciate ci avviamo verso l'ingresso della scuola. Qualche ragazzo si ferma a salutare, qualcuno ci rivolge persino la parola, la maggior parte però si limita ad osservare la coppia più popolare della Thompson High School.
Mi chiedo spesso come sarebbero le cose se non fossi mai entrata nella squadra delle cheerleader. Mi domando cosa sarebbe potuto succedere se invece del cheerleading avessi scelto il corso di teatro, o di fotografia, ma ogni volta non riesco a darmi una risposta certa.

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