19. Pancakes della mamma

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"È stato Axel a dirmi tutto, ma davvero devi stare tranquilla...non dirò assolutamente nulla" Ben poggia una mano sulla mia spalla cercando di rassicurarmi. Mi scosto da lui in modo irruento nonostante i suoi modi gentili.
Non ho il coraggio di guardarlo negli occhi. Non riesco ad alzare al testa, mi vergogno troppo.
"Scusa Ben, devo andare ora" la mia voce trema.
Sono furiosa. Mi sento come un vulcano pronto ad esplodere.

A grande fatica muovo un passo indietro allontanandomi dal ragazzo. Le gambe sono pesanti, dure, ma riesco comunque a muovermi e ad andare via da qui.
Sento un grande senso di vergogna in questo momento.
Cammino velocemente, senza meta, incurante dei ragazzi che spintono leggermente.
La mia testa mi scoppia, credo di dover iniziare una cura per tutte queste emicranie.
È incredibile il fatto che queste fitte lancinanti alle tempie siano iniziate dopo tutta questa storia di Axel e suo padre. Pensandoci, è colpa loro se la notte dormo male, se mangio poco e se dedico la maggior parte del mio tempo ad analizzare video inutili.

Axel è la causa del mio dolore, perciò eliminarlo dalla mia vita è la cura.

Non mi interessa di ciò che ho pensato fino a qualche minuto fa. Non mi importa della voglia di averlo nella mia vita, di raggiungere la sua realtà così contorta, ma al tempo stesso intrigante. In questo momento, non mi interessa più niente di lui.
La sua immagine svanisce dalla mia mente, si dissolve come se venisse spazzata via da una terribile folata di vento.
Non ci sono più pensieri assordanti, dubbi indicibili né misteri inconfessabili nella mia mente. Adesso c'è solo silenzio.

Quando alzo lo sguardo dal pavimento incrociando gli occhi delle persone che mi circondano: ragazzi, ragazze, professori che camminando di fianco a me sorridendo allegramente.
I miei coetanei sembrano godere spensieratamente della loro vita adolescenziale, fatta esclusivamente di drammi amorosi e litigi fra amici. Io invece mi sono lasciata coinvolgere da un ragazzo che non si merita assolutamente nulla. Ho messo da parte me stessa per aiutare lui e in cambio ho ricevuto solo pugni in faccia.
Mentre rifletto in lontananza noto Axel, intento a sistemare alcuni libri all'interno del suo armadietto.

Mi avvicino a passo felpato pronta ad affrontarlo e a ripagarlo con la stessa moneta.
Anche oggi è tremendamente bello nonostante il viso corrucciato, il ciuffo scompigliato e l'aria da spavaldo che trasuda da tutti i pori.
Il ragazzo non si accorge di me, è troppo occupato a sistemare i suoi quaderni per prestare attenzione a ciò che lo circonda. Mi fermo a pochi passi da lui, nascosta dietro l'anta del suo armadietto blu.
La sua mano afferra il metallo solo dopo qualche secondo, tentenna un po' prima di richiuderla, ma alla fine cede ed è in quel momento che Axel spalanca i suoi occhi.
Per la prima volta in quella giornata, i suoi occhi verdi incontrano i miei occhi azzurri. È stupito, lo leggo dal suo sguardo; io invece sono l'esatto opposto.

Axel cambia espressione, sembra aver spento ogni emozione. Di solito mi sarei preoccupata del motivo del suo broncio, della sua tristezza, ma non ora, non oggi.
Schiude leggermente le labbra pronto a dire qualcosa, a giudicare, a sparare sentenze, ma non fa in tempo perché lo blocco prima ancora di poter sentire la sua voce.
Il palmo della mia mano si scontra violentemente contro la pelle della sua guancia, leggermente ruvida a causa della barba incolta. Attorno a me il chiacchiericcio dei ragazzi si annulla, tutto ciò che sento è l'eco del rumore prodotto dal mio schiaffo. Lo sento più volte, ripetutamente.
Qualche ragazzo attorno a noi si ferma ad osservare la scena con la bocca spalancata. Il silenzio regna sovrano, sono tutti scioccati dal mio gesto.
Probabilmente nessuno si sarebbe aspettato di vedere tutto ciò, soprattutto da parte mia che sono sempre stata una ragazza docile e con modi delicati.
Per giorni probabilmente si parlerà di questo mio comportamento.

Il viso di Axel si arrossa all'istante a causa del violento impatto, la sua testa è lievemente piegata verso destra e il suo sguardo è puntato verso il basso.
Questa è la seconda volta che schiaffeggio Axel a distanza di pochi mesi. La prima volta è stato dopo il suo appostamento al cimitero, ma adesso sento un terribile dolore venire dal mio petto.
Il mio corpo inizia a tremare dalla rabbia, mille brividi percorrono tutta la mia pelle ed io non so proprio in che modo calmarmi.
"Qualsiasi cosa ci fosse tra di noi, adesso è finita" tuono squarciando il muro del silenzio.
Axel finalmente alza il suo sguardo che sembra vacillare di fronte ai miei occhi.
"Riley posso spiegarti" sussurra appoggiando entrambe le mani sulle mie spalle. Mi scanso da lui in modo irruento.
"Non toccarmi!" urlo non controllando più i miei nervi. Sento gli occhi pizzicare, farsi sempre più gonfi e carichi di lacrime che minacciano di scendere.

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