15. Sogno erotico

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Sospiro rumorosamente mentre chiudo l'anta del mio armadietto.
Attorno a me c'è un gran via vai di studenti, c'è chi corre per evitare un ritardo e chi invece passeggia noncurante.
Io, diversamente dalle persone che mi circondano, non ho di questi problemi.
Le lezioni sono iniziate da un pezzo e adesso ho un'ora studio nell'aula comune. Queste pause sono letteralmente la mia salvezza, specie in queste giornate così stressanti.

Ieri Axel mi ha accompagnata a casa poco prima di mezzanotte infrangendo quindi il coprifuoco di mia mamma. Fortunatamente quando sono rientrata lei stava dormendo, e russando, appoggiata contro il morbido guanciale del divano mentre in televisione davanto un episodio di Grey's Anatomy.
Sono quindi riuscita a sfuggire alla sua ramanzina, ma la stanchezza oggi si fa sentire ed io non vedo l'ora di tornare a casa per poter riposare un po'.

Mi trascino letteralmente verso l'aula comune, strisciando i piedi per la stanchezza. È un'ampia stanza con tavoli rotodi, un paio di divani rattoppati e delle macchinette con vari snack.
Le pareti sono tinte con colori sgargianti; prevalentemente sono di un blu non troppo scuro, con qualche striatura gialla che richiama i colori delle nostre squadre sportive, sulla parete di destra invece il grande disegno di un falco ricollega il tutto ai nostri Eagles.
Qualche ragazzo è già seduto sui divanetti mentre chiacchierano divertiti fra di loro. Mi soffermo a salutarne un paio tra cui anche Gwen Ruth, mia compagna per il progetto di letteratura inglese.

"Ciao Riley" dice dopo aver lasciato due baci veloci sulle guance.
"Anche tu ora di studio? Non ti avevo mai vista."
"Passo spesso inosservata e poi ultimamente ho perso molti giorni di scuola" sorride dolcemente come se ripetesse questa frase molte volte durante la giornata.

Gwen ha il viso tondo e amichevole. Due grandi occhi scuri che rendono il suo sguardo simile a quello di un cerbiatto e le labbra sottili, adesso incurvate in un sorriso
Mi ricordano tanto quelle di una bambolina di porcellana.
Indossa un lungo maglione grigio, leggermente scivolato sulla sua spalla destra, dei leggins in eco pelle ed un cintura in acciaio che le stringe i fianchi. Cavolo, è bellissima.

"Beh, visto che siamo qui potremmo iniziare il nostro progetto" dico e mi avvio verso uno dei tavoli liberi.
Gwen mi segue e prende posto proprio di fronte me.
"Allora..." dico arricciando le labbra pensierosa, "tu hai qualche idea?"
"Di idee ne ho tante, ma non credo che siano adatte ad un saggio di letteratura" ride e anch'io mi lascio trasportare dal suono genuino della sua voce.
"Che ne dici della Lettera Scarlatta? Di Hawthorne" propongo sfogliando le pagine del mio libro.
"Sicuramente meglio di Moby Dick, non mi piace proprio quel romanzo."

E così gran parte dell'ora se ne va.
Fra una risata e un'altra io e Gwen ci rendiamo conto di avere molte cose in comune tra cui la passione per i libri, il cinema, l'odio reciproco per le feste. Fare la sua conoscenza è stato incredibilmente inaspettato, ma anche molto piacevole.
Gwen, diversamente da ciò che mi aveva raccontato Mr Fulton, è una ragazza molto spigliata, allegra e anche abbastanza chiacchierona.

"E quando gli hai detto quindi levatevi dal cazzo mi hai dato il colpo di grazia" Gwen ride piegata in due. Sia io che lei ci stiamo divertendo mentre ricordiamo il nostro primo incontro e lo spiacevole scontro avuto con Scott e Brittany.
Rido così tanto da dover asciugare delle lacrime al di sotto dei miei occhi, se non voglio che esse cadano rovinando il mio trucco.

"Forse sono stata troppo cattiva."
"Per niente! Io avrei dato fuoco alla sua macchina."
"Oppure a quello strano poster che tiene appeso nel suo armadietto" rifletto a voce alta.

In effetti non sarebbe male come vendetta.

"Non dirmi che è uno di quei poster da smanettoni."
"È una gigantografia di Shakira, dice che è il suo sogno erotico, mah..." faccio spallucce ripensando a quei momenti.
Io e Scott stavamo insieme da poco e sapere che sbavava così spudoratamente per un poster mi aveva fatto accapponare la pelle. Decisi comunque di non dargli molto peso, chiunque di noi ha il nostro prototipo di ragazzo ideale, probabilmente non lo sbandieriamo ai quattro venti come lui, ma nel complesso non è un atteggiamento così malvagio.

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