31. Un nuovo compagno

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"Pensi che staccherai le cuffie dalle orecchie oppure rimarrai attaccata al computer per sempre?" sbuffo gettandomi a peso morto sul materasso del mio letto.
Osservo Gwen col viso imbronciato, rattristata dalla poca considerazione che la mia migliore amica mi ha riservato. Nel tardo pomeriggio è passata a farmi visita e, senza un briciolo di vergogna, si è impossessata del mio portatile per analizzare di nuovo quella pendrive.
Da quando Axel ha coinvolto lei e Ben in questa storia, la ragazza non ha perso nemmeno un secondo: ha cercato in tutti i modi di rendersi utile. Si è così focalizzata ad aiutare Axel da perdere di vista il divertimento che potrebbe derivare dal passare un pomeriggio in mia compagnia.

"Scusa, ma non capisco davvero questa canzoncina" borbotta perplessa. Stacca il jack delle cuffie dal cavo audio e lascia le il silenzio della stanza venga riempito da quel fischio particolarmente inquietante.
"Anch'io ci ho pensato molto la prima volta che l'ho ascoltato, ma l'unico che potrebbe darci una risposta potrebbe essere solo Kyle" affermo.

"A proposito..." Gwen aggrotta le sopracciglia perplessa. "Non avete avuto più notizie?".
Scuoto la testa. "Non si è nemmeno più visto al cimitero, è come se fosse sparito."
"Sicuramente non deve essere semplice per lui farsi vedere in giro" la mia amica sospira e finalmente abbassa lo schermo del computer.

"Ha rischiato tanto per darci quella chiavetta, sicuramente sta facendo calmare le acque..." rifletto a voce alta. "Non nascondo però di essere un po' preoccupata."
"Non devi esserlo" dice. "Sono sicura che il signor Haynes sa cavarsela da solo, non credo sia in pericolo" sorride dolcemente e si avvicina al letto su cui sono sdraiata.
Questo suo sorriso mi trasmette una certa di fiducia e, con uno slancio veloce, le circondo le spalle rincuorata.

Se non ci fosse stata Gwen con me, non avrei mai saputo aiutare Axel. Io non sono così attenta ai dettagli, spesso fatico a collegare tutti gli intrecci mentali che ne derivano e sicuramente l'unico aiuto concredo che posso dare al gruppo è tenere gli occhi aperti, nel caso in cui Kyle Haynes si faccia rivedere.
La mia amica invece sembra perfettamente a suo agio in questa storia. È incredibilmente furba, attenta ai particolari e desiderosa di conoscenza. Sembra quasi più interessata di Axel a prendere il vero colpevole.

"Ragazze..." la voce di mia mamma giunge ovattata alle nostre orecchie. Lo spessore della porta in legno attutisce il suo suono, rendendola più bassa di quanto in realtà non sia. "Posso?" la sua testolina bionda sbuca dalla piccola fessura che ha appena creato. Mi stacco da Gwen per volgere la mia attenzione sulla donna che mi ha messo al mondo. Le faccio un cenno con la mano, invitandola ad entrare.

"È quasi ora di cena, si è fatto tardi per Gwen... sicuramente i tuoi ti staranno aspettando" Elisabeth sorride, ma traspare nelle sue parole un certo nervosismo che mi fa storcere il naso.
La mia amica controlla velocemente l'orario e poi si schiaffeggia la fronte, come se si stesse punendo per la sua sbadataggine.
"Cavolo, sì!" esclama. Si alza dal letto e raccoglie le sue cose sparse in tutta la stanza. Le infila alla rinfusa dentro il piccolo zainetto in tessuto blu e, senza troppe cerimonie, si dilegua verso l'uscita. Questo suo atteggiamento così maldestro mi fa scuotere la testa divertita. Anche mia mamma ha la mia stessa reazione, ma quando mi invita a scendere di sotto il suo tono cambia.

"Tutto ok, mamma?" domando mentre faccio scivolare la mano sul mancorrente in legno.
Mia mamma mi sorride, ma i muscoli del suo viso sono tesi e la sua espressione è preoccupata.
"Sì, tesoro. Solo che..." si blocca improvvisamente a causa del suono del campanello. Si avvicina alla porta mentre io mi fermo sull'ultimo gradino della scala. Poggia la mano sulla maniglia, ma prima di aprire la porta mi lancia un'occhiata.

"Abbiamo ospiti a cena, promettimi che non impazzirai."
"D'accordo" sussurro e per comodità sistemo i miei lunghi capelli castani dietro le spalle.
Mia mamma lascia libero accesso al nostro ospite, aprendo l'ingresso. Sorride smagliante, come se avesse davanti ai suoi occhi una persona amata. Sento il borbottio di un uomo, una voce roca, bassa, che al tempo stesso infonde particolare sicurezza.
Intravedo i suoi lineamenti quando si chiana per lasciare un tenero bacio sulla guancia di mia mamma. In quel momento i suoi occhi brillano di pura gioia.

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