I. Prologo

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- Non dirlo a nessuno. -
- Perché dovrei? -
Oliver si grattò il mento. Spostò il cellulare da un orecchio all'altro. - Promettimelo. -
Lara sospirò. Il respirò picchiò contro il microfono del telefono, producendo un lieve disturbo. - Va bene. -
- Dico sul serio, Lara. - Oliver strinse con una mano il manubrio dell'auto. - Quella gente non scherza. Se verranno a... -
- Ho capito, Oliver. Sarà il nostro segreto. -
Oliver non rispose, mentre la pioggia martellava il tetto della macchina. - Forse era meglio... -
- Mi hai detto tu di dirci tutto. Non volevi segreti tra noi. -
- Già... E' colpa mia. - Oliver udì nuovamente il respiro di Lara sul microfono del cellulare. Ma prima che lei potesse replicare, le disse: - Come va l'asma? -
- Sto bene. Non far caso al mio respiro. -
- E' difficile non farci caso. -
Rimasero a lungo in silenzio. Oliver vide un fulmine squarciare il cielo avvolto dalle tenebre, seguito da un forte boato.
- Lara. -
- Sì, Oliver? -
- Io ti... - Oliver non finì la frase che qualcosa urtò dietro il portabagagli. Si voltò di scatto. Vide una sagoma, le mani poggiate sul cofano. I rivoli di acqua sul parabrezza gli impedivano chiaramente di vedere chi o cosa fosse.
- Oliver. -
- Lara. Credo che... - Si zittì. Non sapeva cosa dire. - C'è qualcuno nel parcheggio. Forse... Forse è un mio collega. -
La sagoma si avvicinò a Oliver seduto sul posto del guidatore, le mani correvano sul fianco della macchina. Un altro tuono trafisse il cielo notturno. - Aspetta un attimo, Lara. - Aprì la portiera. Quando uscì, una mano gli serrò l'avambraccio. Oliver sussultò. Ma prima che potesse vederlo in faccia, la cosa scivolò in ginocchio. Un altro lampo spaccò il cielo, illuminando il volto putrefatto dell'essere; gli occhi infossati, la pelle grigiastra, secca, smorta e lacerata. - Oh mio dio! -
Lo zombie cercò di addentargli una caviglia, ma Oliver gli sferrò un debole calcio in faccia come se volesse scacciarlo. Indietreggiò, finché andò a sbattere le spalle contro un altro auto.
- Oliver? Tutto bene? - La voce di Lara era bassa e il respiro s'infrangeva sul microfono del cellulare.
Oliver guardò il cellulare, poi lo zombie che si stava lentamente alzando in piedi. Lo sentì gemere, battere i denti. Barcollò verso di lui. - Lara. Non so... - Oliver si sentì afferrare da una spalla. Cercò di voltarsi, ma chi gli cingeva le spalle cercava di tirarlo indietro. Con difficoltà si levò dalla presa e fece un scatto di lato. C'era un altro uomo ridotto come il primo, eccetto per il ventre lacerato da cui pendevano le viscere. Avanzavano goffi verso di lui. Gemevano e allungavano le loro mani verso l'uomo.
- Oliver! Che succede? - Urlò Lara, anche se dal tono della sua voce gli mancavano le forze per farlo. - Mi stai facendo preoccupare. -
- Non... - La pioggia picchiava prepotente sulla sua testa. - Devo avvisare... - Oliver era sotto shock. - Lara, io devo avvisarli. -
- Chi? Ma che succede? - Lara era molto preoccupata.
Un altro tuono si propagò sul firmamento oscurato dalle nuvole. I due zombie erano a pochi passi da lui. Oliver corse dietro la macchina, frapponendo l'auto tra sé e i due zombie. Si asciugò la faccia bagnata con la manica della giacca fradicia di pioggia. Vide la sua auto alle spalle dei due zombie.
- Oliver! Dannazione, rispondi? Devo chiamare la polizia? Che succede? -
L'uomo non fece caso alle parole della sua fidanzata. Scattò tra le macchine nel parcheggio, e si diresse alla sua auto. I due zombie lo seguirono. Si precipitò dentro, getto il cellulare sul sedile accanto e cercò di accendere il motore. Gli zombie batterono le mani sul finestrino, le loro facce insanguinate, mangiucchiate picchiarono contro il vetro. Le bocche si spalancavano per addentarlo, grattavano il finestrino.
- Oliver! - Urlò Lara quasi in lacrime. Il suo respiro era diventato molto affannoso.
Oliver non rispose. Girò le chiavi freneticamente, finché sentì il rombo del motore. Uno zombie spaccò il finestrino, lo prese per un braccio. Totalmente nel panico, Oliver ingranò la retromarcia e andò a schiantarsi contro il muso di macchina. I due zombie andarono a sbattere contro la macchina parcheggiata affianco. L'allarme dell'auto iniziò a suonare. Gemendo, i due zombie si alzarono lentamente in piedi. Oliver mise la prima e si allontano dall'incidente. Guardò dallo specchiettò retrovisore interno i due zombie che s'incamminavano verso di lui e farsi sempre più piccoli. Uscì dal parcheggio e svoltò in una strada che si addentrava nella foresta.

Poco dopo si ricordò del cellulare e guardò sul sedile accanto. Non c'era niente. Rallentò un poco e guardò sotto il portaoggetti. Vide il cellulare. Avevo lo schermo rotto. Lo afferrò. - Lara. Mi senti? - Nessuna risposta. Capì che era spento. Cercò di accenderlo, ma senza successo. - Merda! - Gettò il cellulare sul sedile accanto.

Quando arrivò alle porte di Raccon City non notò nulla di strano, almeno finché non girò l'angolo di un largo palazzo. Allora vide l'inferno. Moltissime auto erano ammucchiate al centro della strada; le portiere aperte, i vetri imbrattati di sangue. Sul marciapiede e sull'asfalto c'era sangue dappertutto. I cadaveri di un centinaio di persone erano sparse un po' ovunque. Si fermò dietro un grosso furgone e scese dall'auto. La strada era bloccata dalle autovetture. Poi si ricordò nuovamente del cellulare, così aprì la portiera e lo prese. Tentò di accenderlo, ma inutilmente. Si asciugò un altra volta il viso bagnato, anche se era del tutto inutile con la forte pioggia che piombava dal cielo.
S'incamminò tra le auto. Guardò i corpi dilanati di molta gente, le viscere sparse e mezze divorate. Alcuni giacevano dentro le auto, altri a terra sul fianco, supini o in pancia in giù. Solo pochi erano crivellati da proiettili; ed erano quelli vicino alle due macchine della polizia che bloccavano la strada, oltre a sette transenne. Accanto alle ruote c'erano dei bossoli.

Un lampo squarciò il cielo.
Oliver udì degli spari. Superò il blocco stradale e girò l'angolo. Lo stesso massacro si ripeteva anche qui, ma in modo diverso. Infondo alla strada notò tre furgoni della swat. Un auto era finita dentro la vetrata di un negozio. Altre macchine erano state abbandonate a casaccio, e alcuni di esse si erano scontrate. Mentre Oliver camminava, vide molta gente riempita di pallottole, quasi ammucchiati a formare una piccola pila. Poi sentì di nuovo degli spari che provenivano da un vicolo alla sua destra.
Corse verso il suono, ma quando sbucò l'angolo andò addosso a qualcuno. Era uno zombie. Quello si voltò cercando di afferrarlo, ma Oliver si scansò in tempo. E fu lì che si rese conto che davanti a lui c'erano una cinquantina di zombie che si erano appena voltati. Quelli davanti invece, barcollavano verso chi sparava.
Un lacerante urlo di dolore provenne oltre il piccolo gruppo di non-morti. Chi sparava era stato preso. Divorato vivo.
Oliver indietreggiò, si guardò intorno. Poi fuggì a gambe levate senza una meta precisa. Non si fermò finché non sentì i polmoni bruciargli. Allora si fermò, si piegò per riprendere fiato. Quando alzò la testa, vide la canna di un fucile d'assalto puntata contro il suo viso.

Un uomo tra tanti | Resident Evil 2/3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora