- Bambina mia. - Disse Lili. - Vieni qui. Dammi le mani. Sì, così, brava. I tuoi amici sono là fuori. Si sono nascosti per non farsi trovare dai mostri. - Le sorrise.
- Davvero davvero, mamma? - Chiese Michelle con gli occhi sgranati.
- Certo, bambina mia. Anche noi ci siamo nascosti dai mostri. Chi resta più tempo nascosto vince un... Mmmh... - Lili guardò Tom in cerca di una risposta. Ma quello non disse nulla.
- Molte caramelle. - Disse d'un tratto Oliver tenendo d'occhio Tom che si voltò accigliato verso di lui. Le parole gli erano uscite di bocca da sole. Non riusciva a capacitarsene.
La bambina gettò un occhiata disgustata a Oliver: - A me non piacciono le caramelle. Mamma dice che fanno male ai denti. -
Oliver guardò dapprima Lili che gli sorrise e poi il volto irritato di Tom. Poi Lili disse: - Il premio lo sceglierai tu, bambina mia. Ce ne sono tantissimi, di tutti i gusti. -
- Voglio una casa delle bambole, e... e... - Michelle ci pensò su. - E una peluche grande così: - La bambina alzò le mani il più possibile, sollevandosi persino sulle punte dei piedi per farlo sembrare enorme.
- E lo avrai. - Le sorrise la madre. - Ma devi rimanere qui. Fare la brava. E ubbidire a zio Tom che ti vuole tanto bene. Solo così puoi vincere il premio. - Dal naso le uscì del sangue, che prontamente pulì con il dorso della mano senza allertare gli altri.
Michelle si girò verso lo zio con un grande sorriso e l'abbracciò. Tom si commosse, ma cercò di non darlo a vedere mantenendo una falsa aria da duro.
Poi Lili iniziò a tossire, a sputare sangue e si portò le mani al collo perché il sangue la stava soffocando. Michelle si staccò dallo zio e si precipitò da lei. - Mamma, mamma! -
Lili vomitò sangue e bile, mentre il viso le diventa ancora più pallido e gli occhi incerchiati di nero le fuoriuscirono quasi dalle orbite.
Tom si spaventò, strinse con tutte le forza la Glock, mentre Oliver era confuso.
- Mamma! - Urlò Michelle terrorizzata. - Hai detto che stavi bene, che il mio abbraccio ti aveva curata. -
Lili si accasciò sul fianco, le palpebre si chiusero lentamente; vide il volto di sua figlia sgranarsi mentre le tenebre calavano su di lei.
- Allontanati, Michelle. - Disse Tom con voce rauca e sofferente.
- NO! - Urlò la bambina, abbracciando la mamma - E' colpa mia. Non l'ho abbracciata forte, e ora sta male. Devo abbracciarla forte. Così guarisce. -
Tom afferrò con forza sua nipote che si dimenava e gli tirava pugni e schiaffi sul petto.
Lili rimase immobile, le palpebre quasi del tutto socchiuse. Oliver pensava che fosse morta, finché la donna allungò le dita verso la figlia come se volesse abbracciarla un'ultima volta.
Tom sussultò e indietreggiò con in braccio Michelle che continuava a martellargli il petto.
- Lei è... - Balbettò Oliver.
Tom gli lanciò uno sguardo torvo. - Taci! -
Lili brontolò qualcosa alla figlia con fare affettuoso, ma nessuno comprese le parole. Poi la mano cadde sul pavimento cosparso di bile e sangue, il suo petto fu percorso da lunghi fremiti, finché cessò improvvisamente.
Tom stringeva tremante la Glock. Michelle si liberò dalla prese e corse da sua madre. - Mamma! - Ma quando fece per toccarla, Lili spalancò gli occhi vitrei e si buttò addosso a Michelle, cercando di addentarla. Tom rimase con la pistola puntata verso sua sorella. Tremava. Non aveva il coraggio di fare quello che Lili gli aveva chiesto qualora si fosse trasformata.
Istintivamente, Oliver scattò in avanti e afferrò Michelle, prima che le pallide mani di sua madre la strappassero alla vita.
- Mamma! - Urlò la bambina. - Lasciami andare! -
Oliver guardò Tom che aveva la faccia stravolta. Lili si alzò lentamente, facendosi leva prima sui palmi delle mani e poi sulle ginocchia. Quando fu in piedi, fissò il volto terreo di Tom che mirava alla sua testa.
- No, zio Tom! - Urlò Michelle. - Non uccidere la mamma! Lei non è cattiva. E' la mia mamma, zio Tom. - Si dimenò tra le braccia di Oliver che la teneva ben stretta.
Tom guardò con gli occhi arrossati dal pianto sua nipote, poi voltò la testa verso sua sorella. Lili camminava scalza nel suo vomito, incerta, goffa e con gli occhi che non avevano nulla di umano. Tom cercò inutilmente il suo sguardo, un suo gesto, una sua parola, un suo sorriso, ma Lili marciò nella sua direzione battendo i denti. Poi la benda che fasciava il suo braccio cadde, scoprendo un profondo e orribile morso. Allungò le braccia per afferrare Tom, ma qualcosa la colpì in pieno. Lili sbatté la testa sul pavimento, e Tom, spaventato, si lasciò scappare un colpo di pistola. Il proiettile centrò un calendario appeso alla parete. Michelle corse dalla madre.
Tom lanciò un sguardo incerto a Oliver. Poi vide Lili distesa pancia in giù, e poco distante, un registratore di cassa. Capì che Oliver aveva salvato la vita sia a lui che a sua nipote.
- Mamma! - Gridò Michelle mentre Lili si alzava lentamente.
Tom ritornò lucido. Sapeva cosa fare. Si avvicinò a Michelle, la tolse da sua madre con l'aiuto di Oliver e sparò in testa a sua sorella. Il suono della Glock gli risuonò nel cervello come un eco assordante. Una parte di lui era morta per sempre. Aveva ucciso sua sorella. L'aveva fatto. La pistola gli scivolò di mano, ma non partì nessun colpo quando si schiantò sul pavimento. Michelle scoppiò in lacrime, mentre Oliver la teneva stressa.
- Hai ucciso la mamma! - Gridò isterica la bambina con il viso immerso nelle lacrime. - Ti odio! Ti odio! Ti odio, zio Tom! -
Oliver guardò Tom che fissava incredulo il foro nella testa di Lili.
Poi Tom cadde in ginocchio e scoppiò a piangere, con la testa dentro le spalle che sussultavano e le mani sul viso.
Oliver non sapeva cosa fare. Era successo tutto così in fretta. Non aveva avuto modo di conoscere Lili, anche se le sembrava una brava persona e un ottima madre. Poi pensò a Lara. Si chiese se stesse bene o...
- Perché zio Tom, perché? - Urlò Michelle.
Tom non rispose.
Oliver voleva rassicurarla, ma non sapeva come fare. Non aveva figli e non sapeva come trattare una bambina in quella situazione. Ma la tenne stretta a sé, mentre Michelle le piangeva sull'avambraccio della giacca, impregnandolo di lacrime e muco.
D'un tratto una dozzina di non-morti si schiantarono contro la serranda esterna della farmacia. Avevano udito gli spari. In pochi attimi la facciata dell'edificio fu sommersa dagli zombie che allungavano le mani ossute e lacerate oltre la saracinesca.
Michelle e Tom non sembravano curarsene, mentre Oliver guardò con il cuore in gola gli zombie. La serranda era robusta, ma non avrebbe retto ancora per molto. Primo o poi i non-morti l'avrebbero abbattuta e dilagato nella farmacia. Poi si udirono una raffica di spari. Tutti i non-morti si voltarono e strascicarono via, lasciando per ricordo alcuni arti incastrati nella saracinesca.
Tom e Michelle piansero e borbottarono per molto tempo. Oliver non poté fare altro che ascoltare.
Quando Tom tornò in sé, prese la pistola pregna di bile e sangue e raggiunse Oliver, senza guardarlo in faccia. Posò una mano sulla spalla di Michelle che si strinse con forza alla vita di Oliver. Poi Michelle disse: - Lasciami stare! Tu hai ucciso la mamma, zio Tom! -
Tom non sapeva cosa rispondere in un primo momento, poi aggiunse: - La mamma era malata. Molto malata. -
- Non è vero. La mamma stava bene. Io l'ho abbracciata, l'ho curata. Me l'ha detto lei che stava bene. Sei un bugiardo, zio Tom. -
Oliver sentì se stesso dire: - Non è colpa sua. Tua madre... - Michelle sollevò gli occhi arrossati e lacrimati verso di lui. - Tuo zio ha ragione... -
Michelle si staccò da Oliver. - Siete tutte e due bugiardi! - Si precipitò sul corpo della madre, e pianse, macchiandosi tutti i pantaloni di sangue e bile.
Oliver abbassò lo sguardo, mentre Tom sospirò con sofferenza. Poi Tom disse: - Grazie per prima. - Ma la frase gli uscì come un rantolo forzato, come se gli costasse molto.
Oliver annuì.
- Sei venuto per le medicine, no? - Disse poco dopo Tom guardando gli stracci attorno alla scapola di Oliver. - Sono là. - Indicò un cassetto in fondo alla parete.
Oliver rimase spiazzato da quel gesto. Prima voleva ucciderlo e ora lo voleva aiutare. Ripensò a Petra e Livio, sperando di non dover fuggire questa volta dalle pallottole di Tom. - Grazie. - Disse. E andò vicino al cassetto.
Tom guardò Michelle che piangeva e abbracciava con forza la madre, come se quel gesto potesse riportarla in vita.
Oliver aprì il cassetto pieno di vari medicinali, prese una bottiglietta di disinfettante e delle bende. Poi si levò lentamente gli stracci dalla ferita, mentre serrava la mascella per non gridare. Un odore acre si librò sotto il suo naso e vide del pus; la ferita si stava infettando, e se non l'avesse curata... Posò sul bancone gli stracci, afferrò la bottiglietta e versò il liquido sulla ferita. Lanciò un urlo di dolore, che cercò subito di smorzare. Michelle e Tom si voltarono verso di lui. La ferita bruciava come se stesse prendendo fuoco, e il pus sembrava ribollire sul disinfettante. Poi prese una benda e cominciò a togliere il pus, mentre cercava di non urlare. Quando ebbe finito, si versò altro disinfettante e la fasciò.
- Anche tu morirai come mamma? - Disse Michelle a Oliver con il muco che le colava dal naso.
- E' solo una ferita. -
- Anche la mamma era ferita. -
Oliver rimase in silenzio.
Michelle si girò e posò il viso sul freddo petto della madre, come se sparasse di sentir battere il suo cuore.
Oliver si guardò la ferita alla caviglia. Si buttò del disinfettante, e provò quasi gli stessi dolori della ferita alla scapola. Ma non urlò. Per sicurezza bendò anche quella ferita. Poi mise la bottiglietta e le bende pulite nel cassetto.
- Ti consiglio di portarti appreso quella roba. - Disse Tom avvicinandosi a lui. - Non sai mai quando può tornarti utile. -
Oliver comprese che Tom non lo voleva lì con loro. - Va bene. -
- Allora... - Continuò Tom. - Sei entrato di soppiatto, e per giunta, sei amico di Petra e Livio. -
- Non sono un loro amico. Petra ha cercato di uccidermi. -
- Questa è la tua versione. - Ringhiò Tom, ma si controllò e guardò Michelle e sua sorella. - Ti consiglio di andartene. Non c'è posto per te, qui. -
Oliver non capiva, ma del resto, sarebbe andato via ugualmente. Doveva raggiungere Lara, perciò non chiese il motivo. Aveva salvato lui e Michelle quando Lili si era trasformata, e Tom gli aveva detto chiaramente di andarsene. Forse era un ingrato, pensò Oliver. Ma con Michelle, Tom era un altra persona. Così si disse che sbagliava a giudicarlo male. Voleva proteggere Michelle e Lili, ed ora, le era rimasta solo sua nipote.
- Quella è la porta. - Tom la indicò con il dito. - Esce nel retro della farmacia. Là non ci sono zombie. Ho bloccato tutto il vicolo. Ma non andare né a destra, né a sinistra. Salì sulla scala antincendio, cammina sui tetti e scendi dall'altra parte dell'isolato. Lì una volta c'erano meno zombie, parlo di un giorno fa, ma ora... Non lo so. E se ti vedo camminare di fronte alla farmacia, vorrà dire che hai mentito e sei amico di quei due psicopatici. E non credere che non ti sparerò se tornerai con loro, o da solo. Ora vattene. -
Oliver prese la bottiglietta disinfettate e alcune bende. Poi andò alla porta. Era inutile controbattere. Tom era troppo cocciuto e sospettoso, e per niente riconoscente.
- Dove vai? - Disse la bambina a Oliver. - Li ci sono i mostri. La mamma ha detto di restare nascosti. - Guardò la madre, e scoppiò a piangere.
Oliver sospirò, mentre Tom lo teneva d'occhio. Girò la maniglia e uscì dalla farmacia. Quando fu fuori, sentì qualcosa di pesante urtare contro la porta. Tom l'aveva bloccata con una spranga di ferro che Oliver non aveva visto mentre usciva. Ora non poteva più entrare. Si guardò attorno, credendo che Tom avesse mentito; ma le sue parole si rivelarono vere. I due accessi al vicolo erano ostruiti da grossi cassonetti e macchine. Oliver vide la scala antincendio e ci salì. Le finestre sopra la farmacia erano tutte rotte o bloccate. Oliver temeva che qualche zombie potesse uscire da lì e afferrarlo, ma arrivò sul tetto senza alcun problema.
Il sole filtrava timido tra le chiazze di nuvole sparse in cielo. Si rese conto che era mattina. Guardò i tetti che confinavano con la farmacia; li seguì, tenendo d'occhio le porte chiuse che portavano sulla terrazza. Poco dopo arrivò sull'ultimo edificio, adocchiò la scala antincendio e scese stando attento alle finestre che erano tutte chiuse.
Si ritrovò in un largo vicolo, gettò un occhiata intorno e si diresse verso Uptown.
Una decina di zombie erano sparsi un po' ovunque e vagavano nelle strade. Ma erano davvero pochi rispetto a quelli che aveva incontrato nei pressi del condominio. Si nascose dietro le auto, passando da una macchina all'altra senza farsi vedere o udire. Poi vide che la strada era bloccata da un posto di blocco. Non poteva passare da lì. Non poteva superarlo come aveva fatto precedentemente, ma solo aggirarlo. Così s'infilò in un vicolo e vide alcuni corpi con le viscere sparse a terra. Cercò di non farci caso, ma sopratutto, di non respirare, poiché la puzza era talmente insopportabile, che istintivamente cercava di vomitare e tossire. Quando svoltò l'angolo, con la manica della giacca sul naso per non sentire l'odore, si schiantò contro qualcuno. Ma prima di vederlo in viso, il suo sguardo fu catturato da alcune parole sull'uniforme blu scuro; R.P.D.
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Un uomo tra tanti | Resident Evil 2/3
FanficUn uomo alle prese con la terrificante pandemia che ha distrutto Raccoon City. La storia inizia poco prima dell'arrivo di Leon, e non segue le vicende del gioco, anche se può allinearsi ogni tanto.