III. Capitolo

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Oliver aprì lentamente gli occhi. La stanza, dapprima sgranata, diventò via via più nitida. Era steso sul divano. La scapola dove era stato colpito, fasciato da alcuni pezzi di vestiti. Accanto a lui, sedeva la donna che guardava oltre la finestra. I gemiti dei non-morti arrivavano come suoni lontani, appena udibili.
Oliver alzò piano il busto; sentì una fitta dolorosa alla scapola e smorzò un gemito.
La donna si voltò verso di lui. Rimasero a guardarsi per un attimo.
- Grazie... - Disse Oliver indicando la ferita. - Grazie per avermi fasciato la ferita. -
La donna non rispose subito: - Non dovresti ringraziarmi. Per poco mio marito non ti ha fatto fuori. -
Oliver si guardò il lembo di maglietta che aveva attorno alla scapola. - Be', grazie ugualmente. -
La donna si alzò in piedi. - Mi chiamo Petra Klain. - Poi si girò alla sua sinistra. Indicò qualcuno appoggiato alla soglia della porta. - Quello è mio marito: Livio Klain. -
- Oliver... - Smorzò un altro gemito. - Oliver Butch. -
Livio si avvicinò loro. - Mi dispiace. Non volevo spararti. -
Oliver alzò una mano e scacciò l'aria come a dire: non è nulla di grave.
- Davvero. Mi dispiace tanto e solo che... -
- Non preoccuparti. - Rispose Oliver.
Ma Livio stava per scusarsi di nuovo, con le stesse identiche parole, come se non fosse sicuro di averlo fatto, quando sua moglie Petra gli disse: - Non tartassarlo con le tue scuse. Lascialo riposare. -
Livio si zittì.
- Non posso riposare. - Aggiunse Oliver. - Devo... - Serrò la mascella. La ferita alla scapola iniziò a dolergli molto.
- Stenditi. - Disse Petra. - Vado a prenderti un antidolorifico. Credo di avere qualcosa da parte. -
- Non abbiamo più medicine. - Disse Livio. - Ricordi Jerry? Prima di scappare quel figlio di puttana l'ha rubate tutte. -
Petra aggrottò le sopracciglia furiosa. - E vieni a dirmelo solo adesso? -
- Mi... Mi sono dimenticato. - Livio abbassò gli occhi.
- Come hai fatto a dimenticare una cosa simile? - Gli occhi della donna lanciavano fiamme.
- Te l'ho detto, io... -
Petra sbuffò irata.
- Sentite. - Disse Oliver. - Non voglio essere fonte di litigi. -
- Non sei tu il problema. - Ringhiò la donna con un tono di voce quasi sofferente.
Oliver rimase in silenzio. Dentro la stanza si respirava una brutta aria.
Senza dire una parola, Livio andò via come se non fosse successo nulla. Petra si affacciò alla finestra, guardò giù nella strada.
Oliver si mise seduto sul divano, la mano sulla ferita come se toccarla potesse alleviargli il bruciore.
- Mio marito... - Disse Petra senza voltarsi. Rimase muta per un momento. - Mio marito non sta bene. La sua memoria... Vacilla. - Si girò verso Oliver - Magari non sembra, ma ogni giorno peggiora. Si dimentica le cose, del perché è lì... A volte anche quello che c'è la fuori. -
- Mi dispiace. - Rispose Oliver, pensando a Livio che gli ripeteva le stesse scuse come se non si ricordasse di averlo fatto. - Per questo mi ha sparato? -
- Forse. - Petra guardò l'arco della porta da dove era uscito Livio. - Ormai mi nasconde tutto. Non so più quello che pensa. Capita spesso di vederlo seduto con la mente altrove. E in casi più rari, lo vedo vagabondare da un appartamento all'altro. Ma più delle volte se ne sta vicino allo sbarramento. E non so perché. E quando glielo domando, non ha risposte da darmi. Rimane lì a parlare con la sua pistola o con sé stesso. Poi quando ritorna lucido si dimentica di averlo fatto. -
- Parlare con sé stessi è normale. Lo fanno un po' tutti, anche io. -
Petra scosse la testa contrariata, ma non rispose. Poi si girò verso la finestra e guardò giù in strada. - Tu non capisci. Non dovevo parlatene... Scusa. -
- Va tutto bene. - Disse Oliver che in effetti non capiva. Livio gli sembrava leggermente matto, ma pur sempre normale. C'era di peggio in giro, ma Oliver non aveva compreso a pieno le parole di Petra che si era confidata con lui, uno estraneo.
Rimasero per un lungo momento in silenzio. Poi Petra disse: - Vado a controllare mio marito. - E lasciò la stanza, anche se Oliver sapeva che era una scusa per restare da sola.
Petra era una donna forte, proprio come la sua Lara. E iniziava a credere che forse non l'avrebbe più rivista. Le probabilità di trovarla viva erano veramente esigue.
Oliver prese il cellulare dalla tasca e cercò di accenderlo per tre volte. Sapeva che non si sarebbe acceso, ma ci sperava. Desiderava chiamare Lara; dirle che stava bene, di non spaventarsi e che presto l'avrebbe raggiunta, ma sopratutto, dirle che era in compagnia di due persone che l'avevano salvato da una morte atroce.

Un uomo tra tanti | Resident Evil 2/3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora