- Scappate! - Urlò Jill.
Tutti e tre fuggirono nell'unica direzione possibile, mentre l'enorme alligatore scattò la mascella a un passo da loro. La mostruosa creatura, che era grossa quasi quanto tutto il canale, s'insinuò a gran fatica nel condotto, allargando le fauci ed emanando miasmi insopportabili.
Oliver saltellò più veloce che poté, aiutato da Lara. Ma non fece molta strada. L'alligatore riuscì a infilarsi nel canale, e con rapide falcate, si mise al loro inseguimento.
Jill arrivò davanti alla porta di ferro, l'aprì e si girò verso Oliver e Lara. Vide l'alligatore che, correndo, sguazzava nella bassa melma, schizzando rifiuti organici sulle mura. Ormai era prossimo a Oliver che sentì il suo alito putrescente sfiorargli la nuca.
- Avanti! - Gridò Jill sparando al muso del rettile su cui le pallottole rimbalzavano.
- Ti amo! - Disse Oliver a Lara, e la spinse via da lui.
Lara urtò la schiena al muro con gli occhi sbarrati; le fauci dell'alligatore si spalancarono sopra alle spalle di Oliver che le sorrideva con una mano sulla parete.
Jill raggiunse velocemente Lara, che cercò di divincolarsi dalla sua presa. - No! Oliver! - E venne trascinata via trascinata via da Jill, che una volta al sicuro, chiuse la porta di ferro alle sue spalle.
La porta vibrò per il tremulo emesso dal mostruoso alligatore.
Poi una forte esplosione piegò lievemente la porta di ferro, facendo cadere del calcestruzzo dal soffitto della piccola stanzetta in cui si trovavano le due donne.
Lara cadde in ginocchio, si portò le mani sul viso e cominciò a piangere a singhiozzi.
- Ma... - Rispose Jill, cercando di aprire la porta da cui erano entrati, ma risultò incastrata. Così si mise a tirarla con tutte le sue forze, e quando ci riuscì, vide che la soglia della porta era sbarrata dalle macerie del tetto del canale. Jill si accigliò confusa. - Ma cosa diamine è esploso..? - Si chiese fra sé.
Poi si girò verso Lara che era piegata su sé stessa a piangere: - Dobbiamo muoverci. -
Lara non rispose.
Jill la guardò per un po'. - Non possiamo fare più nulla per Oliver. Mi dispiace. -
- E' tutta colpa mia... -
- No, Lara. - Jill si chinò al suo fianco, e rimasero così finché Lara lentamente smise di singhiozzare.
Salirono la piccola scalinata che portava a un altra stanza. Lungo le mura, c'erano dozzine di quadri elettrici illuminati da piccole luci. Jill e Lara percorsero la stanza che si protraeva per cinquanta metri, adocchiando scrivanie con pile di fogli, attrezzi da manutenzione, qualche giacca appesa sugli attaccapanni e caschi bianchi da operaio.
Lara continuava a piangere, singhiozzando ogni tanto, mentre seguiva Jill che, con la torcia, illuminava i punti bui della stanza.
Quando arrivarono infondo alla camera, svoltarono a sinistra, salirono una manciata di gradini e si ritrovarono in un lungo corridoio, nel quale correvano accanto al muro tre tubi arrugginiti, a qualche centimetro dal soffitto. Una debole luce illuminava il centro del corridoio, mentre le altre quattro luci lampeggiavano prima di spegnersi, per poi ricominciare.
Jill lanciò uno sguardo a Lara, poi s'incamminarono. I loro passi echeggiavano tra le pareti, quando la porta infondo al corridoio si aprì e si richiuse. L'uomo che era entrato si appoggiò di spalle alla porta con il fiatone. La luce lampeggiante lo illuminava intermittente. Non si accorse di Lara e Jill, fin quando la porta alle sue spalle fu colpita con violenza, e l'urto lo spinse via. Si accollò di nuovo con le spalle alla porta, finché i suoi occhi non furono abbagliati da una luce. Subito si portò la mano sulla Magnum, puntandola verso la fonte di luce, che deviò il suo fascio in quell'istante.
- Leon. - Disse Jill.
- Jill. - Leon abbassò la pistola, venendo nuovamente sbalzato via dalla porta da chi la picchiava. Ma si rimise nuovamente al suo posto.
Jill inclinò la testa perplessa. - Dov'è la tua uniforme? -
Leon sorrise divertito. - L'ho persa strada facendo. - Aveva guanti mezze dita neri alle mani, una aderente canottiera blu, sotto un largo pantalone verde militare e anfibi neri. In testa, un capello nero con su scritto in bianco RPD che celava di poco il suo sguardo.
- Con tutto quello che sta succedendo, hai avuto anche il tempo di cambiarti ? -
- Sai com'è, la divisa mi andava stretta. - Rispose Leon smorzando un sorriso.
Jill scosse la testa, quando a un tratto la porta si spalancò, sbalzando Leon addosso a Jill.
Sulla soglia atterrò una creature orrenda che ruggì al soffitto; era senza pelle, con grossi muscoli esposti e il cervello fuori dal cranio; una lunghissima e ruvida lingua che schioccava come una frusta sul pavimento, sul muro e sul tetto. La mostruosa creatura poggiava su quattro zampe, da cui fuoriuscivano enormi artigli affilati. Su tutto il suo corpo luccicava del sangue.
Lara lanciò un urlo, scappando via da loro. La creatura inclinò la testa, schioccò la lingua e balzò sul muro, lanciandosi rapidamente all'inseguimento.
Leon e Jill aprirono il fuoco. I proiettili crivellarono la schiena del Licker, ma quello saltò sulle spalle di Lara, atterrandola con la faccia a terra. Il Licker ruggì eccitato allungando la lingua in alto, e quando fece per squartarle la schiena con i suoi artigli, Leon si gettò addosso, colpendolo con una spallata. Il Licker fu sbalzato via, piantando i suoi artigli nel pavimento per fermarsi. Ruggì un altra volta, lanciandosi nuovamente verso Lara con l'intenzione di portarsela viva nella sua tana.
Jill e Leon spararono a raffica, centrando in pieno il cervello del Licker che schizzò pezzi di cervella ovunque. Ma quello continuò la sua corsa, finché improvvisamente rallentò, barcollando e accasciandosi a un passo da Lara che era rannicchiata su sé stessa.
Leon le allungò una mano. Lara gliela strinse, e Leon la tirò su, mentre Jill girava intorno al Licker, accertandosi che fosse morto. Il sangue del Licker andava lentamente spargendosi sul pavimento. Jill gli sparò un colpo in testa.
- E' morto. - Disse Leon. - Hai sprecato una pallottola. -
- Meglio esserne sicuri. - Rispose Jill. - Di questi tempi, i morti non sono mai morti. -
- Grazie per avermi salvato la vita. - Aggiunse Lara a Leon.
Leon annuì con un mezzo sorriso.
- Hai trovato Claire? - Le chiese Jill.
Leon si accigliò insospettito. - Come fai a sapere il suo nome, e che la sto cercando? -
Jill lanciò un occhiata a Lara con gli occhi arrossati.
- Capisco. - Disse Leon cambiando il caricatore della sua magnum. - Comunque sono fatti miei. -
- Fatti tuoi? - Jill alzò un sopracciglio.
- Già. -
- Cosa sai dell'Umbrella? - Tagliò corto Jill.
Leon la squadrò un poco. - Perché? -
- Tu cosa sai? -
- E tu invece? -
Rimasero per un po' a guardarsi negli occhi come se si stessero sfidando, finché Lara disse: - Lei chi è? -
Sulla soglia della porta, c'era una donna dalla carnagione chiara, capelli castani legati in una coda con due ciuffi che ricadevano fin sotto la mascella e occhi verde chiaro. Aveva un viso ovale, dai lineamenti delicati e femminili. Indossava una maglietta nera, sopra a un gilet rosso scarlatto, con dei cortissimi pantaloncini di jeans e stivali marroni. Si appoggiò sul telaio della porta, incrociando le braccia. - Dov'eri finito, Leon?
Leon si voltò con un sorriso. - Claire. - Poi si girò verso Lara e Jill, presentandoli alla donna.
- Quindi sei tu Claire? - Disse Jill scrutandola guardinga da capo a piede.
Claire serrò gli occhi infastidita dall'atteggiamento della donna e guardò Leon.
- Non risponderle. - Disse Leon.
Jill aggrottò le sopracciglia irritata. - Come scusa? -
Claire fece due passi in avanti, e dietro di lei zoppicò fuori Oliver. Gli occhi di Lara si spalancarono di gioia, il suo cuore esplose quasi dal petto. Si sentì così felice che le mancò l'aria, e cadde in ginocchio, prendendo l'inalatore dalla sua tasca.
- Sei vivo. - Disse Jill incredula.
- Grazie a loro due. - Oliver indicò con uno sguardo e un sorriso Leon e Claire, saltellando su una gamba verso Lara che lo fissava felice con le lacrime agli occhi. Oliver era totalmente pregno di sangue raggrumato e brandelli di carne, che emanava un tanfo orrendo.
Jill arricciò il naso per l'odore. Poi guardò Leon. - Come avete fatto a salvarlo? Ho visto quel... quell'alligatore gigante dietro di lui. E'... E' impossibile... - Guardò nuovamente Oliver che abbracciava Lara.
- Per sua fortuna c'erano dei barili esplosivi. - Rispose Leon affiancandosi a Claire. - E' stata Claire a vederli. - La guardò con un sorriso.
- L'alligatore è morto? -
- Non credo. - Rispose Claire. - Gli è saltata una zampa, quella anteriore, ed è fuggito da dove era venuto. -
Jill si accigliò confusa. - Ma... Il condotto non aveva finestre o altre uscite. -
- Sì, invece. - Aggiunse Leon. - Dovevi guardare due metri più in là alle spalle di Oliver. Lì c'era una piccola nicchia con dei barili esplosivi. -
- Ma voi due dove eravate? -
- Dietro quella nicchia. - Disse Claire. - Il muro era per metà distrutto. Là c'era un Licker aggrappato al tetto. Sicuramente avrà sfondato il muro perché attirato dalle vostre grida. Le abbiamo udite anche noi, per questo eravamo là. -
Jill si voltò verso il Licker disteso a terra. - Sarebbe questa cosa? -
- Già. - Rispose Leon. - Se l'alligatore non vi avesse trovati, sicuramente quel Licker vi avrebbe fatto a pezzi. Siete stati fortunati a ritrovarvi l'alligatore alle spalle, perché ha spaventato il Licker che è fuggito nella nostra direzione, ignorando persino la nostra presenza. -
- Ecco perché quell'esplosione... - Disse Jill quasi fra sé.
- Tu l'hai abbandonato. - Le disse Lara tra i denti che aveva ascoltato tutto.
Jill la guardò. - Non sapevo che... -
- Va tutto bene. - Disse Oliver a Lara. - Non è colpa sua. -
- Sì, invece. Non voglio più stare con lei. -
- Se Jill non ti avesse salvata, a quest'ora saresti morta sotto le macerie, e io non ti avrei mai più rivista. -
Lara abbassò gli occhi.
Il gruppo risalì l'impianto fognario, svoltando per vari corridoi e piccole stanzette per la maggior parte avvolte dall'oscurità. Poi uscirono in una galleria della metropolitana, totalmente immersa nelle tenebre.
Lara inciampò sui binari, scorticandosi i palmi delle mani.
Oliver la tirò velocemente su: - Stai bene? -
- Sì. -
Le loro voci echeggiarono nella buia galleria, perdendosi in lontani meandri oscuri.
- Jill. - Disse Leon a bassa voce. - Vai avanti con Claire. Io resto di retroguardia. -
Formarono un triangolo invertito: Avanti Claire e Jill con le loro torce, in mezzo Lara che aiutava Oliver a camminare, e dietro Leon che copriva loro le spalle.
- Bisbigliate. - Disse Leon. - O i Licker ci sentiranno. -
Lara rabbrividì.
- Come sai che ci sono dei Licker? - Chiese Jill.
- Sono già passato di qui. - Le rispose Leon. - Il soffitto della galleria pullula di Licker. -
Jill sbarrò gli occhi sorpresa. - Cosa? - La sua voce echeggiò nella galleria.
- Sssh. Abbassa la voce. - Le disse Leon.
Da lontano, nella profonda oscurità, si udirono dei ruggiti, susseguiti da uno zampettare rapido. Poco dopo sentirono un raschio continuo, come lo stridere di unghia sul muro.
- Non parlate. - Aggiunse Leon.
Continuarono lentamente a muoversi. Il rumore diventò sempre più intenso, vicino, finché Claire illuminò con la sua torcia la schiena di un Licker immobile sul tetto della galleria. Quando spostò il fascio di luce, vide una decina di Licker ammassati all'angolo tra il soffitto e il muro.
Silenziosamente, Leon si spostò accanto a Claire, e girandosi poi verso gli altri, face segno di stare muti.
Con molta lentezza e cautela, passarono sotto le lingue penzolanti dei Licker, che di tanto in tanto ruggivano, artigliandosi quando uno di loro invadeva lo spazio altrui. Lara si strinse sotto un braccio di Oliver, che cercò di camminare invece di saltellare, stringendo i denti per il dolore. Poi Claire si spostò dietro di loro, mentre Leon affiancò l'avanguardia del gruppo con Jill che aveva gli occhi sgranati per ciò che vedeva.
Poi Oliver si lasciò sfuggire un piccolissimo gemito di dolore. Tutti i Licker ruggirono, muovendo le loro lunghe lingue e inclinando le loro teste in varie posizione per captare la provenienza del rumore.
Leon alzò lentamente una mano a mo' di pugno per fermare il gruppo.
Un grosso Licker scese lungo il muro, fermandosi sui binari quasi accanto a Oliver. La sua lingua roteò diverse volte, incrociando per sbaglio quella di un altro Licker; subito iniziarono ad azzuffarsi e a squartarsi tra loro, ruggendo e gemendo. Tutti gli altri Licker irrequieti da quei suoni, iniziarono a muoversi, scontrandosi e ferendosi. Poi uno di loro atterrò di fianco a Lara, sfiorandole un piede con la sua lunga lingua ruvida e bagnata.
Lara urlò terrorizzata.
- Andiamo! Andiamo! - Tuonò Leon facendo passare avanti Lara e Oliver, mentre Claire e Jill lo affiancarono.
D'un tratto i Licker smisero di litigare tra loro, voltando contemporaneamente la testa verso Lara e Oliver. Ruggirono così forte, che l'eco assordò sia i loro timpani che quelli del gruppo.
Leon lo capì al volo, facendo segno a Claire e Jill di muoversi. I Licker girarono in tondo, confusi e frastornati dal potente suono emesso dalle proprie bocche, sbattendo e artigliandosi tra di loro.
Nel frattempo, il gruppo raggiunse la prima porta che trovarono, infilandocisi dentro. Così il piano di Leon andò in fumo; aveva in mente di uscire dalla galleria, seguendo il binario che portava in una fermata della metro. Ma dovette accontentarsi visto la situazione.
Poco dopo i Licker iniziarono a lanciarsi contro la porta.
- Scendiamo le scale. - Disse Leon agli altri.
- Ma torneremo nelle fogne. - Gli rispose Lara.
- No. Usciremo nella stazione di Downtown, o almeno credo. -
Scesero i gradini, percorrendo un piccolo corridoio che lì portò in una grande camera.
Tutti rimasero esterrefatti da ciò che videro. Grandi contenitori cilindrici di vetro svuotati, tavoli da laboratorio, ampolle e tantissimi altri oggetti da laboratorio disseminati in tutta la sala. Le ragnatele abbondavano ovunque, così come il nauseabondo odore di muffa.
Con un dito, Leon sfiorò la superficie di un tavolo coperto da un doppio strato di polvere.
- L'aria è irrespirabile. - Disse Lara tappandosi il naso.
- E' un laboratorio abbandonato. - Aggiunse Jill guardandosi intorno, finché vide il logo dell'Umbrella. - Appartiene all'Umbrella. Guardate lì! -
Tutti guardarono il logo dell'Umbrella.
- Quindi? - Rispose Lara.
- Lo sapevo! C'era un laboratorio segreto sotto la città. -
- Ma è abbandonato da chissà quanto tempo. - Aggiunse Leon. - Cosa speri di trovare qui? Non c'è nulla. -
- Delle prove. -
- Prove? - Rispose Claire alzando un sopracciglio. - A che ti servono delle prove? Lavori per il governo? -
Jill la guardò, ma non rispose.
- E' ovvio che lavora per il governo. - Disse per lei Leon. - Basta guardarla. E poi faceva parte della STARS. Te l'ho detto prima, Claire. Te ne sei dimenticata? -
A Claire le si illuminarono gli occhi. - Ah sì, che stupida. Ora ricordo. Quindi conosci mio fratello? Chris Redfield? Tu eri nella foto con lui. Sì, eri proprio tu. Hai lo stesso viso di quella donna. -
Jill serrò gli occhi incerta. - Sì... -
- Dov'è, mio fratello? - Claire le si avvicinò a un palmo dal suo naso.
- Non lo so. -
Claire la fissò dritto negli occhi. - Dimmelo! -
- Forse... Forse è in Europa. - Le rispose Jill, che sapeva benissimo che Chris era lì. Così le disse la verità - Sta seguendo una pista sospetta sulle multinazionali europee dell'Umbrella. -
Claire sospirò. - Almeno è vivo... -
- Tuo fratello è un uomo forte. -
- Multinazionali? - Chiese Leon perplesso.
- Ho già detto troppo. - Le rispose Jill.
- Sono un poliziotto. - Disse Leon. - Devo sapere. -
- 'Eri un poliziotto'. E lo sei stato per quanto? Dieci minuti? -
Leon serrò gli occhi. - Sono una recluta della polizia di Raccoon City. Quindi sono un poliziotto. -
- Raccoon City non esiste più, così come il suo dipartimento di polizia. -
- E' tagliente quanto te, Leon. - Aggiunse Claire. - Ora capisco perché non facevi altro che parlare di lei. Vi portate del rancore, vedo. -
- Rancore? - Disse Leon. - Io non porto rancore per nessuno. -
- Nemmeno io. - Rispose Jill.
Claire sorrise: - Entrambi affermate il contrario di quello che pensate. -
Leon e Jill la guardarono, ma nessuno dei due rispose.
Nel laboratorio non trovarono un granché. Era abbandonato da anni, e su questo Leon aveva ragione. Jill però, si mise inutilmente a frugare tra cassetti, ampolle, macchinari scientifici e addirittura nei grandi contenitori cilindrici di vetro, da cui penzolavano piccoli tubi biancastri.
Nel frattempo, Oliver si era seduto, mentre Lara gli toglieva il bendaggio dalla scapola.
- Dovresti disinfettarla. - Disse Leon avvicinandosi loro. - La ferita si può sempre infettare per qualche ragione, anche se ad occhio non si nota. - E se ne andò con un sorriso.
Lara ascoltò le sue parole, mettendosi a cercare bende e disinfettante o una bottiglia di Alcool qualora ce ne fosse stata una in quel laboratorio. Fu Jill a trovarle mentre rovistava in cerca di prove, borbottando fra sé.
Il pacchetto di bende caddero sul pavimento impolverato, così come il flacone disinfettante in plastica. Lara li raccolse e raggiunse Oliver. Stappò il flacone, preparandosi a versarlo sulla ferita, quando una mano si serrò attorno al suo avambraccio.
- Stai attenta. - Disse Claire a Lara. - Può non essere un disinfettante. -
Confusa, Lara guardò dapprima il flacone, poi Claire. - Che vuoi dire? -
- Guardati intorno. Siamo in un laboratorio segreto. Quello che vedi potrebbe non essere quello che sembra. -
- Lara. - Aggiunse Oliver. - E' meglio non rischiare. -
- Ma la tua ferita... -
- Tieni. - Disse Leon apparendo alle loro spalle come un ombra. - Questo andrà bene. -
Lara prese dalla sua mano una bottiglia di Scotch quasi vuota.
- Dove l'hai presa? - Gli domandò Claire aggrottando la fronte.
- Da là. - Leon puntò il dito verso una porta alla sua destra. - E' una specie di sala ristoro. L'ho trovata infondo a un cassetto. -
- Grazie. - Aggiunse Lara con sorriso.
- Grazie mille, Leon. - Disse Oliver chinando leggermente il capo.
- Sono qui per servire e proteggere. - Rispose Leon con tono scherzoso.
- Sei proprio un poliziotto nato, eh? - Sorrise Claire.
- Avete finito di schiamazzare come galline, là? - Disse Jill sbucando sotto la soglia di una robusta porta di ferro rossa.
- E' tu hai finito di fare la psicopatica ossessiva? - Aggiunse Leon con un lieve sorriso.
- Ah! Che ridere. Davvero divertente. - Lo sbeffeggiò Jill. - Venite a vedere. -
Tutti rimasero fermi. Poi Claire disse: - Cosa hai trovato? -
Jill si irritò. - Ma che aspettate? Un invito? -
- Da sua maestà, la regina Jill. - Leon s'inchinò, mentre gli altri scoppiarono a ridere.
- Sei proprio infantile. - Rispose Jill scuotendo la testa, e sparendo oltre la porta.
Quando i quattro si decisero a varcare la porta rossa, si ritrovarono in una piccola sala. Una lampada appesa al soffitto illuminava il centro della stanza, mentre tutt'attorno regnavano le più impenetrabili tenebre.
- Ma cos'è? - Disse Lara coprendosi la bocca con una mano.
Al centro della camera, legato su un grosso letto medico, c'era un uomo calvo, enorme, dal volto austero e grigiastro, con un lungo cappotto nero.
- E' simile a... - Leon si zittì, avvicinandosi all'uomo. - Ma è proprio... -
Il Tyrant spalancò gli occhi.
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Un uomo tra tanti | Resident Evil 2/3
FanfictionUn uomo alle prese con la terrificante pandemia che ha distrutto Raccoon City. La storia inizia poco prima dell'arrivo di Leon, e non segue le vicende del gioco, anche se può allinearsi ogni tanto.