Posò la bottiglia di vetro sul bancone della cucina e afferrò il fucile M1 Carbine. Si diresse verso le scale, e una volta lì, cercò di guardare in alto, al piano superiore. Non vide nessuno. Salì i gradini con il fucile puntato davanti a sé, mentre il legno scricchiolava sotto le sue scarpe. C'era un tetro silenzio che aleggiava nell'aria.
Arrivato al piano superiore, vide che il corridoio era in ordine; eccetto per un quadro caduto i cui vetri erano sul pavimento. C'erano quattro porte; due per lato. Avanzò verso la prima a destra che era aperta. Nel bagno non c'era nessuno, così uscì e andò a sinistra. Nella stanza degli ospiti era lo stesso. Niente faceva intuire che lì c'era qualcuno. Quando uscì di nuovo nel corridoio, guardò le due porte, infondo. Sospirò per l'ansia, estrasse il caricatore dal fucile e si accertò che all'interno ci fossero le munizioni.
Camminò lungo il corridoio, lanciò un occhiata al quadro che raffigurava un vascello in mare sotto un cielo nuvoloso, e lo sorpassò. La porta chiusa a sinistra conduceva nella stanza di Lara, quella a destra, che era aperta, nella camera da letto dei suoi genitori. Respirò lentamente e, con il fucile puntato davanti a sé, si avvicinò cauto verso destra. Entrò nella stanza. Non c'era nessuno. Il letto matrimoniale era sfatto e sul comodino c'era un pacco di sigarette vuoto e un portacenere con molte cicche. Oliver si guardò intorno e andò alla finestra. Gettò un occhiata in strada; vide tre non-morti vagare sul marciapiede. Si girò e uscì dalla camera.
Ora era di fronte alla porta di Lara. Fece un respiro profondo, e all'improvviso sentì la pelle raggelarsi. Girò la maniglia, ma la porta rimase chiusa. Allora cercò di forzarla, ma non concluse niente. D'un tratto udì un gemito dietro la porta. Si fermò e rimase ad ascoltare. Pensò di aver sentito male, finché qualcosa urtò contro la porta. Oliver indietreggiò con il cuore in gola. Non voleva credere che fosse Lara. Gli occhi si lacrimarono, quando udì un altro gemito assieme al primo. Oliver si accigliò confuso. Poi furono in due a battere contro la porta. Ora li udì perfettamente. Erano due non-morti.
Non sapeva a cosa credere. Forse erano i genitori di Lara? O era Lara e qualcun'altro? Per un momento gli passò per la mente che Lara poteva averlo tradito. Ma poi ricacciò quei pensieri assurdi. Lei non l'avrebbe mai fatto. Lo amava troppo.
Rimase immobile non sapendo cosa fare. La porta era stata chiusa a chiave; l'unico modo per entrare era abbatterla. Poteva sfondarla con un calcio o con la spalla. Voleva assolutamente vedere chi ci fosse dietro quella porta. Ma qualcosa lo fermò. L'idea di ritrovarsi davanti Lara ridotta a uno zombie, gli pietrificò il corpo. Cosa avrebbe fatto? si chiese. Le avrebbe sparato un colpo in testa? Avrebbe avuto questa freddezza? Oppure sarebbe rimasto impalato, mentre Lara lo faceva a pezzi? E poi non era nemmeno certo chi fosse il secondo zombie. Mentre teorizzava, qualcosa si posò sulla sua spalla.
Oliver si girò di scatto spaventato, facendo partire un colpo. Il proiettile sfiorò il bicipite della donna, conficcandosi nell'armadio della camera da letto. I due zombie intensificarono i pugni sulla porta.
La donna cadde sul pavimento, la mano sulla ferita.
Con gli occhi sbarrati dal terrore, Oliver le guardò in viso; era Lara. Poi fissò il fucile, che si lasciò scivolare dalle mani per il senso di colpa.
- Ma sei uno stronzo! - Disse Lara tra i denti. Si guardò la mano piena di sangue.
Oliver comprese che non stava sognando, e si precipitò da lei. Le guardò dapprima il viso, poi la ferita sul bicipite. - Mi dispiace, io... -
- Mi hai quasi uccisa. -
- Non volevo. E' stato un incidente. - Oliver la guardò negli occhi; istintivamente si spinse in avanti per baciarla.
Lara scostò la testa di lato. - Ma che diavolo fai? -
- Non...- Balbettò Oliver. - Non lo so... Volevo... -
- Anche io sono felice di vederti, ma non è il momento di smancerie, non credi?. - Indicò con la testa la ferita che aveva sul bicipite. - Mi hai quasi uccisa, dannazione. E tu che fai, mi baci. - Sbuffò con un mezzo sorriso.
- Ma... Ma io non volevo. -
- Si, ok, ho capito. - Lara si guardò la ferita, poi si voltò verso Oliver, vedendo che aveva la scapola fasciata. - Ti hanno sparato? -
- Sì. - Oliver si guardò la ferita. - Ma sta guarendo. -
- E quella sulla caviglia? -
- E' solo un graffio, nulla di più. -
Lara serrò la mascella per il dolore. - Oliver. -
- Dimmi. -
- Vai in bagno. Sul lavandino c'è un armadietto a specchio. Aprilo. Dentro ci sono delle garze e dell'alcol etilico. Prendile e vieni qui. - Quando Oliver fece per andare, Lara gli disse: - Ti amo! -
Oliver si voltò. - Anche io.- E uscì dalla stanza.
Era ancora frastornato. Pensava di stare sognando. Mentre correva verso il bagno, gettò un occhiata alle sue spalle. Vide le scarpe di ginnastica di Lara fuoriuscire dalla soglia della camera da letto dei suoi genitori. Oliver sorrise. Non stava sognando. Ma quel sorriso sparì subito dopo, poiché si rese conto di aver quasi ucciso la persona che amava. Provò un forte imbarazzo e si sentì uno stupido.
Entrò in bagno e aprì l'armadietto a specchio; prese garze e alcool etilico, dopodiché uscì. Ma rimase pietrificato quando non vide né il fucile, né le scarpe di Lara sul pavimento. Sentì un vuoto allo stomaco. Guardò garze e alcool etilico. Che si fosse immaginato tutto? Pensò. Poi si diresse dove le aveva sparato. Aveva il cuore in gola.
Quando svoltò per entrare, la vide seduta sul letto matrimoniale, la mano sulla ferita. Oliver fece un largo sorriso.
Lara aveva ventotto anni, due in meno di Oliver. Portava i capelli castani con un chignon alto, su un piccolo viso ovale, dall'iride grigia e labbra carnose; un naso un po' a patata e zigomi poco pronunciati. Come sempre, era struccata si rese conto Oliver. Sapeva che Lara non amava truccarsi, se non per qualche evento importante, ma il trucco gli cambiava poco o niente il viso. Inoltre, indossava una felpa grigia, su un leggins nero e scarpe da ginnastica. Amava i leggins, che era l'unico vestito aderente che le piaceva indossare. Ma amava ancor di più le felpe, le camice di Oliver e le magliette, tutte rigorosamente larghe. Oliver amava Lara così com'era. Non l'avrebbe mai cambiata con nessuna al mondo.
Lara corrugò la fronte. - Che c'è? Hai visto un fantasma? -
Oliver non rispose e la raggiunse. Adocchiò il fucile sopra il comodino, e si sentì incolpa. - Non volevo spararti. -
- Lo so. Aiutami a sollevare la felpa. Non ci riesco con un braccio solo. - Guardò Oliver. - Allora. Vuoi farmi morire dissanguata? - Si slegò i capelli che cascarono sulle sue spalle.
Oliver l'aiutò a sollevare la felpa, mentre Lara si lasciò scappare qualche flebile grido di dolore. I due zombie battevano rumorosamente contro la porta; i loro gemiti diventavano sempre più rumorosi. Poi si ricordò che nella tasca aveva una bottiglietta di disinfettante e delle bende che aveva preso dalla farmacia. Le uscì e le posò sul letto. Sono uno stupido, pensò Oliver. Però Tom aveva avuto ragione quando gli disse che li sarebbe tornate utili.
- Dove l'hai prese? - Gli domandò Lara.
Quando Oliver sollevò lo sguardo, notò che Lara era nuda sotto la felpa; fissò dapprima il suo rigoglioso seno a goccia con l'areola bruna un po' larga, poi i capezzoli turgidi. Sapeva che Lara non aveva mai il reggiseno quando indossava qualcosa di largo. Ma per lui era sempre come la prima volta.
Lara si accorse dove Oliver stava guardando e accennò un lieve sorriso. Poi disse: - Visto che non vuoi rispondermi, versami un po' d'alcool sulla ferita. - E afferrò la felpa con una mano.
- Da una farmacia. L'ho prese da là. - Rispose Oliver, distogliendo lo sguardo dal suo seno. - E' una lunga storia. -
Lara non rispose. Si portò la felpa sulle labbra, e quando il liquido toccò la ferita, ci urlò sopra per attutire le grida.
Oliver prese la garza, gliela avvolse due volte attorno alla ferita, mentre sfiorò con il gomito il seno di Lara.
- Va bene così. - Aggiunse Lara. Poi prese la mano di Oliver e se la mise sulla guancia. - Sono così felice di vederti. - Disse con un sorriso.
- Anche io. - Oliver le accarezzò la guancia con un dito, anche se inconsciamente l'occhio gli cadeva ogni tanto giù. - Ti aiuto a mettere la felpa. -
- E' inzuppata di sangue. - Lara si alzò, e il seno le traballò.
Oliver cercò di non guardare. - Ti prendo qualcosa. -
Quando Oliver fece per andare nella camera di Lara, Lara gli disse. - Ci sono i miei. -
Oliver si fermò di colpo. Lanciò un occhiata alla porta che veniva colpita incessantemente da quattro mani. Poi si ricordò che era chiusa a chiave. - Mi dispiace. -
- Già. - Lara si coprì il seno con la felpa mentre si sedette sul letto matrimoniale.
Oliver andò da lei, si chinò e le prese le mani. - Come ti senti? -
- Come vuoi che mi senta. -
- Se vuoi parlare... -
- Ho versato così tante lacrime, che ora non riesco neppure a piangere. - Lara lo guardò negli occhi. - Ma grazie, Oliver. Per me sei molto importante. - Gli sorrise.
- Anche tu per me. - Con affetto, Oliver le baciò le mani. - Vuoi che... -
- No. - Rispose Lara. - Forse posso salvarli. Forse c'è una cura. -
Oliver si ricordò del foglietto che aveva letto. Levò una mano dalle mani di Lara, prese il foglietto e lo mostrò a Lara.
Lara serrò gli occhi confusa, poi prese il foglietto. Quando finì di leggerlo, lo buttò a terra, si alzò e andò alla finestra, mentre il sangue gocciolava sul pavimento dalla manica della felpa. - Non erano qui per aiutarci. -
Oliver la raggiunse e le posò una mano sulla sua spalla nuda. - No. -
- Jessica aveva ragione. -
A Oliver gli balenò in mente la testa mozzata. - Chi è Jessica? -
- Una mia vicina... Mio padre l'ha uccisa. - Lara si scrollò di dosso la mano di Oliver.
- Era... -
- Sì, uno zombie. - Lara si girò a guardarlo, gli occhi rossi e secchi. - Ha dovuto ucciderla. -
- Anche il bambino? -
Lara si accigliò. - Li hai visti quando sei entrato? -
- Sì. Ma la donna non era morta... -
- Cosa? - Esclamò Lara incredula.
- Voglio dire, era morta, ma la sua testa no. -
Lara inclinò la testa ancora più confusa.
- L'ho uccisa, comunque. -
- Ero... Ero davanti quando mio padre l'ha... L'ha decapitata. -
- Muoiono solo se ammazzi la testa. -
- Lo so. Per questo... - Lara si ammutolì di colpo, ricordandosi del figlio di Jessica. Poi disse. - E' il bambino? Era... Era vivo, cioè... -
- L'ho trovato morto. Qualcuno gli ha spaccato la testa. -
- Sono stata io. -
Oliver sbarrò gli occhi sorpreso, ma non disse nulla.
- Jessica mi ha implorato. - Lara si voltò per non farsi guardare da Oliver. - Non voleva che il figlio si trasformasse... Mi ha supplicato di farlo. Quando poi è morto per via delle ferite... Be', ho fatto quello che andava fatto. -
Oliver fece per toccarle la spalla, ma lei si divincolò. - Non toccarmi! - Urlò. Poco dopo scoppiò a piangere. Allora Oliver l'abbracciò da dietro. Poi lei si voltò e gli pianse sul petto. Rimasero così per un lungo momento.
Quando Lara smise di piangere, si staccò da lui. - Forse è meglio uccidere i miei. -
- Sei sicura? -
- Sì. - Lara si asciugò le lacrime con la parte pulita della felpa. - Devi farlo tu. Io non ci riesco. Li ho chiusi in camera mia per guadagnare tempo. Volevo farlo io, ma... Pensavo che ci fosse una cura, che dovevo aspettare i militari, i medici, quelli che si occupano di epidemia, insomma. -
- Tranquilla. - Oliver prese il fucile.
- No. -
Oliver la guardò.
- Non usare il fucile. Attirerai altri zombie. -
- Ma prima non è successo, quando ti ho... -
- Mi hai sparato, lo so. E' stato un incidente. Ma per fortuna lo sparo non li ha attirati. Almeno credo. - Lara andò alla finestra, guardò in strada per trovare conferme. Non vide nessuno.
- Lara. -
La donna si voltò. - Sì? -
- Intendi restare qui? -
- Che vuoi dire? -
- Dopo che avrò... - Oliver accennò con la testa la porta della camera da letto di Lara.
- Non lo so. -
- Dovremo andarcene da qui. Lasciare la città. -
Lara lo guardò negli occhi. - Lo so. -
Dopo qualche istante Oliver disse: - Aspettami qui. -
- Va bene. - Lara si sedette sul letto, lo sguardo perso nel vuoto.
Oliver si fermò davanti alla camera da letto di Lara. Sciolse i muscoli delle gambe, delle braccia e del collo. Fece un respirò profondo e sferrò un potente calcio accanto alla maniglia della porta, che si spalancò di colpo. I genitori di Lara, ridotti a zombie, e a ridosso della porta, caddero sul pavimento. Oliver sapeva che doveva essere rapido. Non poteva farli rialzare, poiché sarebbe stato più difficile affrontarli. Entrò nella stanza, mirò alla testa della madre settantenne dai corti capelli a boccoli e una ragnatela di rughe, e le sparò in testa. Lo sparò fece vibrare i vetri della camera. Il padre, ottantenne, si alzò quasi in piedi, quando Oliver mirò alla sua faccia. Aveva bianchi capelli stempiati e una grigia barba reale. Il proiettile lo centrò di poco sopra il sopracciglio sinistro.
Oliver era stato veloce. Non si sarebbe aspettato una velocità del genere. Non sparava da qualche anno, e si rese conto che le sue doti non erano per nulla calate. Quando si voltò, vide Lara sotto la soglia della porta. Guardava i genitori con gli occhi sbarrati e sofferenti.
Oliver andò da lei per abbracciarla, ma Lara corse verso i genitori e pianse sui loro corpi. Oliver la guardò, ma non fece nulla.
Qualche minuto dopo si udì un rumore al pianterreno.
Spaventata, Lara si girò verso Oliver che le disse: - Rimani qui. Vado a vedere. -
- Aspetta! - Lara baciò sulle guance i suoi genitori, tolse il lenzuolo dal suo letto e lo mise sopra a sua madre. Poi prese un altro lenzuolo dall'armadio e lo posò sul padre.
Di sotto i rumori s'intensificarono. Oliver sentì gli zombie sferrare pugni alla porta dell'entrata, che per sua fortuna, aveva chiuso bene quando era entrato.
- Sbrigati! - Disse Oliver.
Lara si voltò verso di lui con fare irritato. Oliver deviò lo sguardo.
Lara prese una mano da entrambi i genitori e le unì. Poi le baciò. - Vi voglio bene e ve ne vorrò sempre - E si alzò mentre piangeva.
Oliver guardò dapprima Lara, poi i due corpi coperti dalle lenzuola che si tenevano per mano.
Lara andò al suo armadio, gettò la felpa sporca di sangue sul pavimento e prese una larga maglietta verde scuro, che aveva come logo la sagoma di un orso nero e sotto la scritta Bear, in bianco. - Aiutami, Oliver. - Gli disse.
Oliver gettò un occhiata nervosa verso le scale, poi andò da lei. L'aiutò con delicatezza a indossare la maglietta, mentre il suo sguardo vagò per un momento sul suo seno.
D'un tratto si sentì un forte tonfo e dei vetri in frantumi. Dal piano di sotto iniziarono ad arrivare gemiti assordanti.
- Merda! - Disse Oliver dallo sguardo terrorizzato. - Sono entrati. Vado a dare un occhiata alle scale. Aspettami qui. -
Lara annuì, e si legò i capelli con una coda alta.
Oliver si precipitò verso le scale e guardò giù. Uno zombie saliva le scale, strisciando sui gradini; dietro di lui altri non-morti. Oliver mirò alla testa pronto a sparare, poi si fermò. Non poteva sparare, si disse. Forse ne avrebbe attirati degli altri. Così lasciò perdere e tornò indietro. Lara lo stava aspettando dove l'aveva lasciata.
- Non possiamo scendere. Sono sulle scale. - Si affrettò a dire Oliver.
Lara si guardò attorno, non sapendo cosa fare. Poi disse: - La mia finestra. Possiamo scendere di là. -
- E come? Se saltiamo ci slogheremo una gamba. -
- Non dobbiamo saltare. - Lara andò alla finestra, l'aprì. - Forza seguimi! -
Prima di raggiungerla, Oliver gettò un occhiata alle scale; vide che uno zombie strisciava nel corridoio, e molti altri si accodavano.
Lara uscì dalla finestra e mise i piedi sul tetto del portico della casa. Poi si girò verso Oliver che era dall'altra parte della finestra. - Dai! -
Oliver scavalcò la finestra.
- Per di qua. - Lara raggiunse un traliccio per piante rampicanti che scendeva al lato del portico. Poi si voltò verso Oliver. - Ricordi quando ti arrampicavi per entrare nella mia camera? - Sorrise al ricordo.
- Sì, certo. - Oliver accennò un sorriso, ricordando la prima volta in cui si era arrampicato e per poco non era caduto spezzandosi l'osso del collo. - Quasi ogni notte salivo da te e... -
D'un tratto una mano pallida e scarnificata sbucò fuori dalla finestra. Lara e Oliver sobbalzarono spaventati, e Lara si lasciò sfuggire un piccolo urlò.
- Scendiamo. - Lara iniziò a scendere lentamente il traliccio con una mano.
Uno zombie uscì fuori dalla finestra. Oliver gli puntò in testa il fucile, mentre aspettava che Lara scendesse. Il non-morto si alzò in piedi, ma quando fece per camminare, barcollò in avanti e scivolò sul tetto del portico. Precipitò giù; la testa si sfracellò sul sentiero in cemento che conduceva alla porta della casa. Le cervella si schizzarono ogni dove, assieme a pezzi di cranio.
Il suono dello schianto fu così forte e secco, che Oliver sentì un brivido corrergli lungo la schiena.
Un altro zombie stava uscendo sul tetto del portico. Oliver guardò giù. Lara lo aspettava circospetta e nascosta tra gli arbusti che suo padre amava tanto curare.
- Lara. - Le disse. - Afferra il fucile. -
Lara si sporse dagli arbusti con le mani in aria.
Oliver gli lanciò il fucile, lei lo preso al volo. Gli sorrise e tornò tra gli arbusti.
Oliver cominciò a scendere. Quando arrivò a metà, vide volare giù un altro zombie. Si schiantò di lato sul cemento; l'osso del bracciò gli fuoriuscì dal gomito, ma non morì. Si alzò lentamente e barcollò verso Lara. Oliver si affrettò a scendere.
Non sapendo cosa fare, Lara cercò di mirare alla testa dello zombie. Posizionò il calcio del fucile contro il petto per tenerlo dritto e con un mano premette il grilletto. La pallottola colpì la staccionata alle spalle del non-morto. Il calcio del fucile la colpì alla mascella per via del forte rinculo, e per il dolore, fece cadere il fucile a terra.
Vedendo ciò, Oliver saltò giù e atterrò sui cespugli. Lo zombie era vicino a Lara, che con un mano si lisciava la mandibola dolorante. Oliver cercò rapidamente di mettersi in piedi e corse verso lo zombie che in quel momento stava afferrando Lara. Lo colpì con una spallata e quello cadde a terra.
- Presto! - Oliver prese per mano Lara e la condusse in strada.
Gli zombie si accalcarono sotto la soglia dell'entrata della casa. Erano così tanti, che alla fine si bloccarono sotto la porta.
Oliver guardò le mani di Lara. - Dov'è il fucile? -
- Mi è caduto. -
- Perché non l'hai preso?-
Lara lo guardò torvo, mentre si massaggiava la mandibola.
Oliver smise di parlare, lasciò la mano di Lara e fece per andare a cercare il fucile. D'un tratto, dalla porta della casa, uscirono un fiotto di zombie. Si riversarono a dozzine sul sentiero.
- Dannazione! - Imprecò Oliver.
- E' uno stupido fucile. - Rispose Lara accigliata.
Oliver non rispose, tornò indietro e si guardò intorno. - Andiamo da quella parte, verso la periferia. -
Corsero a perdi fiato. Lara era molto più veloce e allenata di Oliver, e le toccava diminuire l'andatura per stare al suo passo. Sorpassarono un posto di blocco e a sessanta metri, si ritrovarono davanti un orda di zombie; erano a centinaia. Oliver credette di vedere il Nemesis troneggiare sulle teste dei non-morti infondo all'orda, ma non ne era sicuro.
Videro una donna sparare contro i non-morti e correre zigzagando tra i veicoli. Era molto abile, pensò Oliver. Ogni proiettile che sparava in corsa, centrava il cranio di uno zombie. Oliver rimase quasi a bocca aperta dal suo talento. Nemmeno lui o suo padre era capace di fare una cosa del genere.
La donna aggirò un auto della polizia, finendo quasi addosso loro. Per lo spavento, la donna puntò la pistola ai due. Ma prima che Oliver potesse parlare, la donna abbassò subito l'arma e gettò una rapida occhiata dietro le sue spalle. Poi voltandosi, disse: - Seguitemi, se non volete morire! -
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Un uomo tra tanti | Resident Evil 2/3
ФанфикUn uomo alle prese con la terrificante pandemia che ha distrutto Raccoon City. La storia inizia poco prima dell'arrivo di Leon, e non segue le vicende del gioco, anche se può allinearsi ogni tanto.