- Petra. - Disse Livio sotto la soglia del soggiorno. - E lui chi è? -
Oliver lo guardò con un velato odio negli occhi. L'aver appreso che Livio non aveva aiutato quel bambino, l'aveva scombussolato e distrutto quel poco di pietà che nutriva per quell'uomo.
- E' Oliver. - Rispose Petra. - L'hai già conosciuto. - Sospirò con tristezza. Capiva che Livio non aveva colpe. Era la malattia o quel dannato trauma a renderlo così.
Livio corrugò le sopracciglia e lo squadrò per un poco. Poi notò la ferita sul suo braccio e disse sorpreso: - Non... Non volevo spararti, io... -
Oliver si assorbì di nuovo le miriade di scuse che gli porgeva Livio. Ma ormai non gli facevano più effetto. Provava un odio crescente per quell'uomo, anche se non sapeva perché Livio non aveva salvato il bambino. Poi quel pensiero crebbe a dismisura, finché fu impossibile non dargli voce. - Perché lo hai abbandonato? Perché? - Disse pieno di risentimento.
Livio si ammutolì. Petra, che aveva gli occhi sbarrati, guardò dapprima Oliver e poi suo marito. Rimasero a lungo in silenzio, mentre il volto di Oliver cambiò del tutto; i suoi occhi sprizzavano fiamme.
- Quale bambino? - Chiese Livio confuso.
Petra non aiutò il marito a ricordare. Si girò verso la finestra e guardò gli zombie in strada.
- Quello che hai abbandonato a quei mostri là fuori. - Ringhiò Oliver puntando il dito verso la finestra. - Come hai potuto fare una cosa del genere? Come? -
- Io... Non ricordo... - Livio era talmente confuso, che guardò la canna della .9mm come se questa potesse dargli una risposta.
Oliver sbuffò irato. Era sul punto di esplodere.
- Il bambino era stato morso. - Disse d'un tratto Petra. - Non poteva salvarlo. -
- Morso? - Sottolineò Oliver. Si accarezzò il mento con fare nervoso. - E tu come lo sai? Ti fidi di un uomo che non sa nemmeno dove si trova o cosa ha fatto un minuto fa? -
Petra si girò di colpo. I suoi occhi iniettati di odio trafissero quelli di Oliver. - Cosa hai detto? -
Oliver comprese di essersi esposto troppo. Era pur sempre suo marito, e da come si era voltata, l'avrebbe difeso a spada tratta. Ma a Oliver gli bastò adocchiare Livio per farsi tornare quella sensazione di disprezzo. - Non sta bene con la testa. Potrebbe mentire. Averti detto menzogne per giustificare ciò che ha fatto. -
Petra rimase in silenzio con la mascella contratta, stringendo un mano a mo' di pugno per la rabbia.
Livio era ancora confuso. Aspettava invano una risposta dalla sua pistola.
D'un tratto si udì un elicottero sorvolare l'edificio. Poi il rumore si perse in lontananza e fu del tutto sommerso dai gemiti degli zombie nella strada.
Petra serrò gli occhi: - Io non ho mai dubitato delle parole di mio marito. Non mi ha mai mentito. - Si avvicinò a Oliver. - E tu... - Lo guardò da capo a piede. - Dovevo lasciarti morire dissanguato. Mio marito ha fatto bene a spararti! - La donna lo fissò con tale odio e risentimento, che per un attimo Oliver temette che ordinasse a suo marito di sparargli.
- Il bambino... - Disse Livio quasi un bisbiglio. - Io non volevo. Lui... Era stato morso. Non aveva più la mano e sanguinava. Quell'uomo... - Livio guardò la finestra. - Lui aveva preso il bambino in braccio, dopo che... Che il bambino era svenuto. Lo zombie gli ha staccato metà della mano a morsi. Io... - Buttò la .9mm sul pavimento.
Petra comprese subito le sue intenzione. - NO! -
Livio si lanciò contro la finestra. Una corsa rapida, di pochi passi. Schiantò violentemente la testa contro la finestra. Un crepa si fece largo nel vetro, poi altre ancora si biforcarono e l'intera vetrata si frantumò in mille pezzi. Livio cadde sul pavimento, di spalle, la testa insanguinata, il viso trafitto da piccole schegge di vetro.
Oliver rimase sorpreso e spaventato dalla scena, anche perché Petra gli aveva detto che quel vetro era resistente.
Petra si precipitò addosso al marito. - No, no, no. - Gli tolse di dosso i vetri, guardò la faccia del marito in una maschera di vetri e sangue. Poi incrociò lo sguardo di Oliver. Si accigliò e i suoi occhi non promisero nulla di buono. Si alzò e corse verso la pistola. Oliver la guardò afferrare la .9mm, e comprese le sue intenzioni. Quando fece per voltarsi, un colpo gli fischiò vicino all'orecchio facendo un buco nel muro. Oliver uscì dal soggiorno, mentre una raffica di pallottole si schiantarono sulle pareti dietro di lui. Corse a perdi fiato nel corridoio, saltò cinque gradini atterrando sul pianerottolo e si diresse al primo piano. Quando lo raggiunse, guardò per un momento le quattro porte lungo il corridoio e si precipitò verso l'ultima. Ma prima di entrare, scivolò sul pavimento e udì uno sparo. Il proiettile si conficcò nel telaio della porta.
Oliver guardò il foro, e comprese di essersi salvato per puro caso o forse, era merito della Dea bendata. Se non fosse scivolato, quella pallottola lo avrebbe centrato dritto in testa o nel collo. Poi lanciò un occhiata terrorizzata a Petra che teneva la pistola puntata contro di lui. Si alzò velocemente in piedi. Un altro colpo lo mancò per poco. Oliver entrò nell'appartamento, si diresse in bagno e scavalcò velocemente fuori dalla finestra. Si ritrovò sulle casse militari, mentre i non-morti si ammassavano sotto di lui. Guardò dietro di sé, vide dapprima i capelli sciolti di Petra e poi la sua faccia emergere dalla finestra e prendere la mira. Oliver reagì istintivamente, saltò sull'altro lato del posto di blocco atterrando sul tetto in legno di una guardiola. Ma i suoi pantaloni rimasero impigliati nel filo spinato che correva sulla recinzione di ferro. Percepì un forte dolore alla caviglia, e presto l'indumento in cotone s'impregnò di sangue. Un proiettile forò il muro della guardiola, mancando l'avambraccio. Spaventato, Oliver non badò più al dolore, e tirò via la gamba. Pezzi di stoffa si strapparono dal pantalone e rimasero impigliati nel filo spinato. Oliver gettò un occhiata a Petra che cercava di sparare, ma non aveva più munizioni. La donna colpiva l'arma con un mano come se questa si fosse inceppata. E quando comprese che la pistola non aveva più proiettili, lanciò un occhiata malevola a Oliver e tirò giù la tapparella, cosicché nessuno potesse più entrare nel condominio.
Oliver rimase seduto sulla guardiola con la caviglia dolorante. Fissò il pantalone insanguinato, pensando al peggio. Si fece coraggio e ne sollevò un lembo. Si accorse che la ferita era meno grave di quanto pensasse. Era una piccola ferita, ma non capiva perché uscisse tutto quel sangue. D'un tratto il tetto in legno della guardiola cedette un poco. Oliver sussultò terrorizzato. Si guardò tra le gambe; vide una piccola fessura attraverso le assi del tetto, e le facce mezze divorate degli zombie che lo guardavano con occhi vitrei o con orbite vuote e nere. Oliver comprese che, se non si fosse spostato, sarebbe finito dritto tra le braccia di quei mostri. Mostri che l'avrebbero accolto ben volentieri strappandogli la carne accaldata dalle ossa.
Si guardò intorno. Non poteva andare da nessuna parte. L'unica possibilità era passare sopra la sottile e piccola sbarra di ferro posta sopra il cancello abbattuto. Doveva restare in equilibrio, così da raggiungere il furgone della SWAT. Ma se fosse precipitato...
Si fece coraggio. Pensò a Lara, al suo sorriso, alle sue labbra carnose, ai suoi occhi grigiastri. Si diresse carponi vicino alla lunga sbarra, si alzò e posò un piede. Caricò su di esso tutto il peso del corpo per vedere se era abbastanza robusto da reggerlo. I non-morti cominciarono ad accalcarsi sotto il cancello, le mani ossute, mozzate o dilaniate protese verso di lui. Oliver fece un lungo respiro e cominciò a camminare. Il filo spinato che gli correva vicino, sfiorava il pantalone. Aprì le braccia per mantenere l'equilibrio. Sotto, gli zombie gemevano e battevano i denti pregustando il sapore della sua carne. Oliver mise un piede nel vuoto e quasi cadde, ma per fortuna si mantenne in equilibrio. Sentì il cuore martellargli il petto. Guardò davanti a sé, verso una finestra che aveva sul davanzale un vaso di fiori appassiti. Poi arrivò a un passo dalla fine, e facendosi leva con un piede, saltò sul furgone della SWAT. Si schiantò di petto sul tetto, e per un momento si sentì mancare il fiato. Poi lentamente si mise in piede. Gli zombie avanzavano verso la parte posteriore del furgone della SWAT, ma nella parte anteriore non c'era nessuno. Sbarrò gli occhi sorpreso. Poi lanciando un occhiata agli zombie, si precipitò a scendere.
I suoi piedi toccarono l'asfalto pregno dal sangue raggrumato. Corse a perdi fiato lungo la via, adocchiando cadaveri divorati, veicoli abbandonati e arti mozzati. Poi si ricordò quello che le aveva detto Petra mentre gli raccontava cosa era successo al gruppo di sopravvissuti; che dietro l'angolo c'era una farmacia. Si guardò la ferita alla scapola coperta da stracci e intriso di sangue coagulato. Doveva medicarsi e cambiare gli stracci attorno alla ferita. Si fermò, e gettò un occhiata alle sue spalle; i non-morti avanzavano goffi verso di lui. Poi si guardò intorno e notò un insegna; Farmacia di Raccoon City. Si precipitò verso l'edificio. Quando sbucò dietro a due macchine che si erano scontrate, si fermò di colpo. L'entrata era sbarrata da una robusta serranda. Ai suoi piedi, giacevano ammucchiati dodici persone crivellate da proiettili di grosso calibro. Trasalì inorridito. Poi pensò a come avrebbe fatto a entrare nella farmacia.
Alzò lo sguardo sopra l'insegna, e seguì con gli occhi le finestre dell'edificio, le cui stanze, erano immerse nell'oscurità. Poi vide uno stretto vicolo costeggiare la farmacia. Un grosso e pesante cassonetto dell'immondizia era messo di traverso per bloccare il passaggio. Oliver però, poteva passarci sopra. Da quanto aveva capito, gli zombie non riuscivano ad arrampicarsi, ma erano in grado di strisciare o strascicarsi sulle scale, come era successo nel condominio di Petra e Livio.
Balzò sul bidone e proseguì lungo il vicolo. Un attimo dopo, i non-morti si bloccarono davanti al bidone con le braccia tese verso Oliver, come se questo bastasse ad afferrarlo. Poi l'uomo si fermò davanti a una porta di ferro; l'unica porta in quel vicolo cieco tappezzato da spazzatura, bidoni e cassonetti. Cercò di girare la maniglia, ma era chiusa. Allora batté disperato i pugni a martello sulla porta. Gridò, ma dall'altra parte non ebbe nessuna risposta. Così guardò ai lati dell'ingresso. In alto, vide una piccola finestra. Si arrampicò sopra un cassonetto e spaccò il vetro con il gomito protetto dalla giacca, stando attendo a non ferirsi la mano. Sulla finestra però, erano rimasti appese delle punte di vetro, che potevano ferirlo se avesse tentanto di oltrepassarla. Allora scese, prese il coperchio di un bidone, tornò sul cassonetto e tolse via tutti i piccoli vetri appesi alla finestra. Quando ebbe finito, strisciò dentro la piccola finestra con il coperchio in mano e con un tonfo, cadde dall'altra parte, sul fianco. Si trovava nell'entrata della farmacia.
- Fermo! - Gridò una voce rauca e minacciosa.
Oliver sollevò la testa, e vide un uomo barbuto che gli puntava addosso una Glock. Istintivamente si portò il coperchio a protezione della testa, e l'uomo barbuto, credendo che Oliver stesse estraendo un arma, fece per sparare ma si fermò quando capì che non stava tirando nulla fuori.
- Non uccidermi. - Disse Oliver con la faccia coperta dietro il coperchio, come se questo potesse fermare le pallottole. - Sono disarmato. Non sparare. -
- Abbassa quel coso. - Rispose l'uomo barbuto con i nervi al massimo.
Lentamente, Oliver mise a terra il coperchio e alzò le mani in aria.
L'uomo barbuto lo raggiunse con la pistola puntata verso la faccia e gli ronzò intorno per un momento. Poi si mise alle sue spalle e con una mano iniziò a perquisirlo. Quando finì, tornò davanti a Oliver. - Come te la sei fatta? - Indicò la ferita alla scapola con la canna della Glock. Ma lasciò perdere quella alla caviglia, poiché era visibile.
- Mi hanno sparato. -
- Chi? Gli SWAT? - L'uomo barbuto serrò gli occhi sospettoso.
- No. -
- Allora chi? -
- E' stato un incidente. - Oliver non sapeva se raccontargli tutta la verità, o una mezza bugia. Ma forse non era il caso di raccontare menzogne a un uomo armato. - Sono entrato in un condominio, e un uomo mi ha sparato. E' stata colpa mia. L'ho spaventato. Non l'ha fatto apposta. -
L'uomo barbuto abbassò lievemente l'arma. - Chi mi dice che non sei stato morso? -
- No, non è un morso. Guarda! - Oliver fece per togliersi la benda dalla ferita, quando sentì una fitta dolorosa proprio in quel punto. Smorzò un gemito.
- Fermo e... -
D'un tratto una bambina sbucò dietro una porta e corse felice verso l'uomo barbuto. Quando vide Oliver, si fermò come se avesse visto qualcosa di mostruoso. Rimase ferma con gli occhi sbarrati dal terrore e le esili ginocchia che le tremavano.
- Torna di là. - Aggiunse l'uomo barbuto con voce autorevole. La bambina aveva troppa paura e non si mosse. Poi l'uomo barbuto lanciò un occhiataccia a Oliver. - Cosa hai da guardare? -
- Io... Niente. - Oliver levò subito lo sguardo dalla bambina e fissò il pavimento.
- Michelle! - Tuonò l'uomo barbuto alla bambina.
La bambina sparì da dove era venuta, mentre Oliver gettò una rapida occhiata intorno a sé. Molti scaffali erano sul pavimento, alcuni distrutti e altri interi. Solo tre di essi si mantenevano in piedi ed erano vuoti. I medicinali erano sparsi un po' ovunque, ed erano stati svuotati o calpestati. C'erano grumi di sangue dappertutto, sui muri, sul pavimento, sugli scaffali e sui banconi, ma nessun cadavere. Oliver capì che la farmacia era stata saccheggiata, e che forse, era persino scoppiato un sanguinoso scontro là dentro per strappare i farmaci dalle mani di altra gente.
- Chi ti ha sparato? - Domandò l'uomo barbuto.
- Te l'ho detto. -
- Voglio sapere il nome! -
- Livio, ma... -
- Quel fottuto figlio di puttana! - Urlò l'uomo barbuto con occhi pregni di rabbia.
Oliver guardò il suo volto tramutarsi in una bestia assettata di sangue. Arretrò spaventato finché urtò le spalle contro la parete, e sussultò.
Il viso paonazzo dell'uomo barbuto, cominciò a rigarsi di lacrime. Puntò la Glock contro la testa di Oliver deciso a fargli saltare le cervella una volta per tutte.
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Un uomo tra tanti | Resident Evil 2/3
FanfictionUn uomo alle prese con la terrificante pandemia che ha distrutto Raccoon City. La storia inizia poco prima dell'arrivo di Leon, e non segue le vicende del gioco, anche se può allinearsi ogni tanto.