VI. Capitolo

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- Zio Tom! - Gridò spaventata la bambina coprendosi la bocca con le mani.
L'uomo barbuto si voltò con il viso bagnato dalla lacrime; teneva la Glock puntata addosso a Oliver. - Vai lì dentro, Michelle. -
Oliver era contro il muro, il petto che faceva su e giù freneticamente.
- Quel signore parla. Forse non è un mostro. - Disse la bambina con gli occhi sgranati.
- Vai lì dentro, ti ho detto! - L'uomo barbuto si girò verso Oliver - Sei amico di quel figlio di puttana? - Ringhiò con gli occhi arrossati e pieni di risentimento.
Oliver non rispose. Pensava che se avesse detto 'sì' o 'no', lui l'avrebbe ucciso ugualmente.
- RISPONDI! -
- No. - Rispose Oliver con il cuore in gola.
L'uomo barbuto spostò la canna della Glock verso la testa di Oliver. La sua mano tremava, mentre i suoi occhi erano completamente rossi dalla furia.
- Zio Tom. - Disse la bambina con un lieve tono di supplica.
Rimasero a lungo in un tetro silenzio. Poi Oliver udì qualcosa.
- Tom... - Disse una flebile voce da donna provenire da dentro un gabbiotto; un tempo lì erano riposti la maggior parte dei medicinali o quelli più costosi.
- La mamma, zio Tom. - Disse Michelle. Corse verso il gabbiotto, spalancò la porta rinforzata in ferro e si precipitò sul giaciglio fatto di cartoni e indumenti laceri dove era sdraiata sua madre.
L'uomo barbuto di nome Tom, si voltò disperato e lasciò perdere del tutto Oliver, raggiungendo la bambina.
Oliver rimase spiaccicato alla parete. Si guardò i pantaloni credendo di essersi pisciato addosso dalla paura, ma erano solo sporchi di sangue. Poi realizzò solo in quel momento che Tom era sparito. Si guardò attorno, in un angolo, vide una porta in ferro rinforzato che conduceva in un gabbiotto il cui bancone era protetto da una pesante serranda. Prima non ci aveva fatto caso, perché era concentrato sull'uomo barbuto, che su altro. Allora si staccò dalla parete, e con passo cauto, si avvicinò loro. Poi nella mente di Oliver si fece strada l'idea che se si fosse avvicinato troppo, l'uomo barbuto l'avrebbe sparato seduta stante. Si fermò a pochi metri dalla porta del gabbiotto. L'interno non era a soqquadro come l'entrata della farmacia. Oliver comprese che forse la gente non era riuscita ad entrare; poi si chiese come aveva fatto Tom ad entrare? L'uomo barbuto, che non aveva più di cinquant'anni, aveva una corporatura impressionate; alto, spalle larghe e forti e un massiccio collo taurino. Le sue mani erano piccole, callose e robuste. Aveva un viso burbero e grandi occhi verdi con un naso a patata. Indossava una camicia a quadri verde con righe nere, pantaloni grigi e scarpe da lavoro antinfortunistiche. Era un uomo imponente, pensò Oliver. Non avrebbe avuto problemi ad abbattere una porta, ma una porta in ferro rinforzato?
Oliver osservò Michelle e Tom chini su una donna dai capelli color corvino. Era pallidissima in viso, gli occhi cerchiati in nero, e labbra bluastre. Guardava Michelle, le sorrideva. Tom le sorreggeva la nuca con una mano. La bambina tratteneva le lacrime a stento. Tom faceva lo stesso, ma era più bravo a trattenerle, anche se era scoppiato davanti a Oliver. Forse perché Michelle non lo stava vedendo.
La donna voltò la testa verso Tom. - Fa male, Tom. Fa molto male. -
- Devi riposarti, Lili. Hai bisogno di riposo. -
- Non ci riesco... - La donna tossì. - Il braccio mi fa male. Non riesco a dormire. Faccio solo incubi. Non voglio dormire. -
- Sono solo sogni, Lili. - Disse Tom con un lieve sorriso triste. - Nessuno può farti del male. Ci sono io a proteggervi. - Guardò la bambina e poi Lili.
- Ma... - Lili tossì più volte. - Con chi stavi parlando? Con Max? -
Tom abbassò lo sguardo. Sapeva che Lili si stava riprendendo da un lungo sonno e non era completamente lucida.
Michelle disse alla madre: - Non era papà. Era un signore. Aveva paura di zio Tom. Ma non è un mostro. I mostri sono cattivi e puzzano e hanno la pelle brutta. Perché zio Tom voleva sparargli? - La bambina si girò verso l'uomo barbuto. - Zio Tom tu sei cattivo? Perché i cattivi sparano alle persone buone, mi hai detto. E le persone buone ai mostri. - Poi rimase in silenzio per un istante come se non si ricordasse cosa voleva dirgli. - Zio Tom. Perché volevi sparare a una persona, e non a un mostro? Sei cattivo? -
Tom guardò la bambina, ma non rispose.
Lili sorrise a Michelle. - Lo zio vuole solo proteggerci. Non... - Tossì e questa volta cominciò a sputare sangue e a vomitarlo.
Tom si allertò, alzò il busto della donna per farla stare seduta, così da non farla affogare nel suo stesso sangue.
Michelle scoppiò a piangere presa dal panico, coprendosi la faccia con le mani.
Quando finirono i conati di vomito, e Lili si asciugò le labbra con uno straccio datogli da Tom, guardò Michelle che era spaventata. - Non preoccuparti, bambina mia. La mamma sta bene. E' solo una piccola malattia. Passerà. -
- E quando passerà? - Domandò Michelle con voce rauca dal pianto.
- Molto presto. - La madre le sorrise.
Tom afferrò una pila di indumenti e bende prese da chissà dove, e pulì il sangue dal pavimento.
Oliver era proprio di fronte a loro, oltre la porta. Ma Tom sembrava non averlo visto. Quello che stava facendo era molto più urgente. Nemmeno Michelle e Lili si erano accorti della sua presenza.
Tom gettò gli stracci in un angolo e tornò da loro. - Come ti senti? - Chiese a Lili.
- Sempre meglio. - Gli disse, ma sorrise a Michelle per farle capire che presto sarebbe stata bene.
- Davvero davvero? - Domandò contenta Michelle con il muco che le colava dal naso.
- Certo. - Lili spalancò le braccia. - Adesso dammi un abbraccio così guarirò più in fretta. -
Michelle l'abbracciò felice e la strinse così forte, che non l'avrebbe mai più lasciata. Ma in quel gesto amorevole, si nascondeva la speranza di poter guarire la madre all'istante, come se l'intensità dell'abbraccio fosse il fulcro di tutto.
Tom si alzò di scatto, e diede loro le spalle. Era scoppiato in un pianto sommesso vedendo quella scena. Cercava di contenersi e di non far capire dagli scatti improvvisi delle spalle, che stava singhiozzando.
Oliver rimase con un vuoto nella pancia. Pensò che era così triste che una bambina doveva assistere a cose così orrende. Alla sua età doveva giocare con i suoi amici, divertirsi, burlare gli adulti, fare marachelle, litigare per cose innocenti e fare di nuovo pace un minuto dopo.
Poi Lili cercò di sciogliere l'abbraccio, ma Michelle non mollò la presa e disse: - Se ti stringo forte guarirai, mamma. Rimaniamo così finché guarisci. - Poi lanciò un occhiata a suo zio. - Non è vero, zio Tom? -
L'uomo barbuto non rispose, anzi, il pianto si rinforzò e si udì qualche singhiozzo, mentre cercava di sembrare impassibile come se stesse guardando qualcosa al di là della serranda del gabbiotto.
Sua madre si mise a ridere e i suoi occhi diventarono lucidi. - Ora che mi hai dato un forte abbraccio, devi lasciare che faccia effetto. -
La bambina si staccò lentamente dall'abbraccio con un espressione triste. - Magari devo abbracciarti più forte, mamma? Ti ho stretto forte forte, ma non sei guarita subito. Forse ho sbagliato. -
- No, bambina mia. - Le sorrise la madre. - Ora non sento più dolore. - Mentì - Sta funzionando. -
- Davvero davvero? - Disse Michelle eccitata, sgranando gli occhi verdi.
- Sì. - Quando Lili fece per alzare debolmente il braccio indolenzito e fasciato, incrociò lo sguardo di Oliver. La donna trasalì spaventata, lasciandosi sfuggire un lieve urlo.
Tom si girò di colpo. Vide Oliver poco oltre la soglia della porta. Corrugò la fronte e si diresse minaccioso verso di lui. Oliver indietreggiò, inciampò su uno scaffale steso sul pavimento e ci cadde dentro.
Tom gli arrivò vicino e gli puntò la Glock in faccia.
- No! - Disse Oliver proteggendosi la faccia con le braccia.
- Zio Tom. - Urlò la bambina dal gabbiotto.
L'uomo barbuto lanciò un occhiata alle sue spalle, vide il viso di Michelle bagnato di lacrime.
- Tom... - Disse Lili con voce debole. - Non farlo. C'è già abbastanza morte là fuori. -
Tom serrò la mascella, abbassò la Glock.
Oliver sospirò, ma rimase con le braccia a protezione del viso.
- Zio Tom. - La bambina lo raggiunse. - Tu mi hai detto che non si uccidono le persone buone. - Gli prese la mano e sorrise allo zio.
- Lo so. - Rispose Tom accarezzandole i riccioli neri.
Ma Oliver sapeva che l'uomo barbuto non si era per niente calmato. I suoi occhi erano ancora iniettati di sangue mentre lo guardava sottecchi.
- Fallo venire qui. - Disse Lili tossendo di nuovo.
Michelle sussultò spaventata, lasciò la mano delle zio e si precipitò da sua madre. - Mamma. Mi hai detto che stavi meglio. -
- Sto bene, bambina mia. - Lili le sfiorò la guancia con un dito.
- Non è vero. - Michelle mise il broncio - Non è vero, non è vero, non è vero. -
Tom guardò Oliver e disse: - Su alzati. -
Raggiunsero Michelle e Lili che squadrò Oliver con difficoltà. Non riusciva a vederlo bene, poiché aveva la vista quasi del tutto offuscata.
Michelle incrociò le braccia e mantenne il broncio alla madre.
- Qual è il tuo nome? - Chiese Lilli a Oliver.
- Oliver Butch. -
- Quindi ho pensato male. Non sei Livio? -
Oliver non capì.
- Non è lui. - Rispose Tom ringhiando tra i denti. - Però dice che gli ha sparato per errore. - Lanciò un occhiata minacciosa a Oliver. - Potrebbe essere suo amico per quanto ne so. -
Oliver non capiva perché Tom si comportava male con lui.
- Se fosse suo amico... - Lilli tossì sangue.
Michelle sbarrò gli occhi e il broncio andò via in un attimo. - Mamma! -
- Non è niente, bambina mia. - Disse Lili. - E' l'effetto della guarigione. -
Michelle non sapeva se crederle o meno. Ma siccome la mamma era sempre stata buona con lei, allora gli credette.
- Tutto bene? - Chiese Tom.
- Sì. - Rispose Lili, poi guardò Oliver. - Hai conosciuto Livio? E sua moglie Petra? -
Oliver annuì, e guardò di sfuggita la ferita alla scapola.
La donna lo vide, anche se vedeva tutto offuscato. - Ti ha sparato lì? -
- Sì. -
- Ti sei medicato da solo? -
Oliver non sapeva se dirle la verità. A quanto capiva Livio e forse Petra, non erano amati da Tom. E non voleva far irritare o infuriare l'uomo barbuto per paura di essere ucciso. Poi si chiese se loro avevano fatto parte del gruppo di sopravvissuti di Livio e Petra.
- Allora? - Disse Lili.
- Rispondi! - Ruggì Tom.
- Non essere maleducato, zio Tom. - Gli rispose la bambina.
- Mi ha medicato Petra... - Disse Oliver temendo la reazione brutale di Tom. Così parlò a raffica per allontanare la paura. Raccontò come era stato salvato da Petra quando era sul tetto del camion, fino a quando aveva tentato di ucciderlo. Ma non aveva detto nulla di Lara o di come era stato attaccato dai non-morti nel parcheggio.
Tom scosse la testa e disse. - Non mi sorprende affatto. Quella donna è più pazza del marito. E' colpa sua se quello stronzo è combinato male. -
- Tom! - Disse Lili fulminandolo con lo sguardo. - Modera il linguaggio. C'è mia figlia qui. -
- Io non sono una bambina! - Disse Michelle. - Sono grande. Guarda. - Si mise vicino al bancone, facendo notare che era un poco più alta. - Hai visto? Sono grande. - Si sollevò in punta di piedi per guadagnare altri due centimetri, sperando di ingannarli tutti.
Lili, Oliver e Tom sorrisero, ma lo zio burbero cercò di smorzare subito la risata, senza successo.
- Quindi sei fuggito. - Aggiunse Lili che si toccò l'avambraccio dal dolore.
Tom sbuffò irato: - Quello stronz... -
- Di nuovo! - Tuonò debolmente Lili.
Tom abbassò gli occhi.
- Cos'è uno stronzo? - Disse Michelle con curiosità. - Un mostro? -
- Michelle! - La rimproverò la madre mentre soffocava un principio di tosse. - Non ripetere quella parole mai più, intesi? -
La bambina incrociò le mani sul ventre e si dondolò. - Va bene, mamma. -
- Quante persone ci sono nel condominio? - Chiese improvvisamente Tom a Oliver.
Oliver fu colto alla sprovvista. Non si aspettava una domanda da parte di Tom. Poco prima voleva fargli saltare la testa, e ora gli aveva chiesto qualcosa. - Ci sono solo loro. -
Lili e Tom si guardarono nello stesso istante. La donna aveva gli occhi spalancati. - Oh mio Dio. - Disse - Sono morti tutti. -
- Anche Alfred? - Rispose Michelle che tratteneva le lacrime. - E Sofia? Pablo? Jessica e tutti gli altri bambini? - Scese il silenzio nel gabbiotto. - Solo i grandi muoiono. I bambini sono forti. Più forti dei mostri. - Disse Michelle come se fosse a conoscenza di una verità che altri ignoravano.
La madre la guardò con una nota di tristezza, ma non rispose. Tom fece altrettanto.
Oliver comprese che la maggior parte degli zombie là fuori, compresi i bambini, erano loro amici.
- Signore. Dove sono i miei amici? - Chiese Michelle a Oliver con una nota di speranza negli occhi.
Oliver non sapeva cosa dire. Guardò Lili e poi Tom in cerca di una risposta.
- Signore? - Insistette la bambina. - Dove sono i miei amici? Posso incontrarli? Posso giocare con loro? Sono sempre sola qua dentro. Non ho nessuno con cui giocare. Voglio vedere i miei amici, signore. Ti prego, dimmi dove sono. Sono là fuori? Giocano a nascondino? Forse mi stanno aspettando per iniziare a giocare? Io sono sempre stata brava a nascondino. - Si voltò verso Tom. - Dillo, zio Tom. Non sono brava a nascondino? Loro si sono nascosti, sai. Aspettano che io li trovi. Sì, dev'essere così, zio Tom. Sono tanto intelligente, io. Dillo, zio Tom. Non sono intelligente? -

Un uomo tra tanti | Resident Evil 2/3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora