𝟷𝟽 | 𝑮𝒊𝒗𝒆 𝒎𝒆 𝒕𝒊𝒎𝒆

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La mia musica non è creata da me, ma da Dio, che mi dà ispirazione.

Michael Jackson

• 23 Febbraio 1984 - 10:03 •

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• 23 Febbraio 1984 - 10:03 •

~ 𝑴𝒊𝒄𝒉𝒂𝒆𝒍 ~

Idiota buono a nulla.
Guarda che le hai fatto.
L'hai spaventata.
Mi diedi due forti pacche sulla testa.
Non avrei dovuto correre così, fare le cose così tanto in fretta.
Avevo sbagliato tutto quella sera, ma il mio desiderio di averla tutta per me ed il prima possibile era insaziabile.

Che mi stava succedendo?
Mi stavo innamorando di lei, ed era un sentimento così soddisfacente, ma così incapace di attendere che a volte il desiderio divorava qualsiasi altro sentimento che io potessi provare, mettendosi al centro dell'attenzione del mio cuore e della mia mente.
Era qualcosa di così insistente e potente che non fece troppa fatica a rendermi suo schiavo.
E io mi ero debolmente arreso a lui, inginocchiandomi dinnanzi alla sua imponenza, dinnanzi alla sua dominazione.

E questo vento passionale, questa tormenta che si insidiava dentro di me ogni secondo di ogni giorno era causata da lei.
Una donna così perfetta quanto preziosa.
Era lei che mi faceva sentire finalmente vivo.
Era lei che mi faceva svegliare ogni mattina con il sorriso e con una particolare determinazione nel conquistare il suo cuore.
Era lei che mi dava la forza di andare avanti.
Era lei la donna che avrei voluto al mio fianco per tutta la vita, con la quale avrei voluto costruire una famiglia tutta mia.
Per questo volevo averla solo per me.
E per questo avevo fretta: volevo che i miei desideri si avverassero il prima possibile.
Chi non lo vuole?
E il mio unico desiderio era lei.

Mi alzai velocemente dal letto, preparando nella mia mente delle parole non troppo scontate da dirle per scusarmi del mio irrispettoso comportamento.
Quando arrivai in cucina la vidi appoggiata al lavabo, girata di spalle e pensierosa.
Non appena mi sentì arrivare, si voltò verso di me, con un viso alquanto sorpreso, forse l'avevo spaventata.

«Dalila, mi dispiace di quei miei gesti così spinti, sp-»

«Nessun gesto spinto, Michael. Non ti preoccupare, va bene così.» disse lei sorridendo lievemente.

«È solo che... Uff» non riuscivo a trovare le parole per esprimere quello che provavo.
Lei si avvicinò a me e quando mi fu davanti, inspirai il suo dolce profumo, il quale mandò in tilt il mio cervello.

«Io...» alzai una mano per poter toccare quel diamante profumato alle rose che avevo davanti, ma la ritirai subito, per non fare di nuovo l'errore che avevo fatto prima.
Lei notò il mio disperato bisogno di toccarla così mi prese la mano tra le sue e cominciò a parlare.

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