𝟸𝟺 | 𝑻𝒉𝒆 𝒅𝒓𝒆𝒂𝒎

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Io sono proprio come tutti gli altri. Mi taglio e sanguino e mi imbarazzo facilmente.

Michael Jackson

• 26 Febbraio 1984 - 06:43 •

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• 26 Febbraio 1984 - 06:43 •

~ 𝑵𝒂𝒓𝒓𝒂𝒕𝒐𝒓𝒆 𝒆𝒔𝒕𝒆𝒓𝒏𝒐 ~

Il cantante di fama ormai mondiale rimase sdraiato sul divano per qualche tempo. Non sapeva perché, non lo capiva, ma quella notte non era riuscito a dormire; aveva così tante cose in testa che aveva riposato solo per due ore o poco più.

Alle prime luci del mattino, quindi, saranno state le cinque o cinque e mezza, decise di uscire dalla sua stanza e farsi un giro per il vicinato. Non c'era pericolo per lui, visto che si trovavano in un complesso di case privato, e gli fece piacere fare due passi per schiarirsi le idee e pensare alla situazione in cui si trovava al momento.
Pensò al lavoro, al suo manager, e al suo produttore, il quale aspettava delle bozze di nuove canzoni, ma soprattutto, pensò a Dalila, la quale era ancora dormiente nella sua stanza.

Tentò di levarsela dalla testa, ma sapeva che quella ragazza era diversa dalle altre, lo sentiva dentro di sé, lo sapeva, il suo sesto senso non sbagliava mai.
Quindi non fece altro che arrendersi al fatto che lui l'avrebbe sempre guardata con occhi sognanti, innamorati, mentre lo sguardo di lei sarebbe rimasto differente dal suo.
A volte, pensandoci, si stupiva di quanto velocemente Cupido avesse scagliato la sua freccia; non ci voleva quasi credere che solo nel giro di pochissimi giorni, si era innamorato follemente di una ragazza.
E questa volta era serio. Più serio delle altre. Non era una semplice cotta, non erano solo farfalle nello stomaco, era molto di più di quello. Si era reso conto di quanto quella ragazza avesse sbaragliato la sua vita, scompigliato la sua esistenza.
Ma lei non sembrava ricambiare i sentimenti suoi, non sembrava voler più di quegli abbracci e di quelle dita unite tra di loro. Non voleva niente di più. O forse lo voleva ma aveva paura.
Michael non la capiva, nonostante tentasse di farlo.
Gli aveva detto che gli avrebbe dato una chance, ma, agli occhi di lui, non sembrava propensa a farlo.
Lei aveva solo bisogno di tempo. Era una situazione sicuramente nuova per lei, lo aveva capito benissimo ed in nessun modo avrebbe voluto saltarle addosso, o spingerla a fare qualcosa che lei non avrebbe voluto fare.
Dalila voleva i suoi spazi e il suo tempo e lui glieli avrebbe dati senza esitazione, avrebbe aspettato anche anni per quella fatidica chance di cui era stato promesso.

Immerso nei pensieri camminò per un bel po' di tempo, finché non si accorse che si stava allontanando troppo e tornò indietro.

Ed ora eccolo lì, accasciato sul divano, pigramente sdraiato sui cuscini, il braccio alzato dietro la testa e un piede poggiato sullo schienale del sofà.
Guardava il soffitto, perso di nuovo nei suoi pensieri.
Questa volta, aveva in mente l'invito che aveva ricevuto alla cerimonia dei Grammy Awards, la quale avrebbe avuto luogo solo due giorni dopo. Avrebbe tanto voluto portare Dalila con sé, ma non avrebbe mai potuto. In ogni caso, il giorno prima lo aveva contattato Brooke Shields, praticamente imponendogli di andare con lei, e lui non si oppose.
Gli sarebbe tanto piaciuto dirle che aveva già qualcuno con cui andare, ma di fatto non aveva nessuno, ed avrebbe preferito non andare da solo. Se solo avesse potuto invitare Dalila con lui.
Se la immaginava con un vestito sfarzoso, abbinato alla sua giacca blu e gialla. Immaginava il suo sorriso e quanto sarebbe stata bella ed attraente. Avrebbe sicuramente fatto una buonissima figura con Dalila, ma, di nuovo, non sarebbe mai stato possibile andare con lei.
Gli dispiaceva anche lasciarla a casa da sola mentre lui era fuori ad una cerimonia; avrebbe preferito rimanere a casa con lei e guardare un po' di televisione insieme, seduti sul divano, mangiando popcorn.

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