Camilla
Ogni mattina mi svegliavo da un incubo per ripiombare in un altro.
La mia vita senza Cesare procedeva, anche se vivere senza lui e il suo amore non era certo una cosa facile. Tutte le mattine mi alzavo all'alba e preparavo la colazione per me e mio padre. Stare a casa con lui e chiacchierare come quando ero una bambina mi faceva sentire bene. Erano gli unici momenti di spensieratezza nella mia odierna vita.
Dopo la colazione eravamo soliti fare una passeggiata assieme fino alla mia fermata dell'autobus dove, da circa una settimana, Filippo mi aspettava sempre seduto sulla panchina con un libro in mano. Oggi era "Lo strano caso del Dr Jekyll e Mr Hyde".
«Allora... "fratello", come butta?», gli domandai dandogli il pugno sulla spalla.
Alzò lo sguardo dal volume facendomi un sorriso sghembo. I capelli castani fuoriuscivano dal berretto blu donandogli un'aria da bravo ragazzo. «A me butta bene, "sorella", e a te?»
Mi sedetti affianco a lui. «Vediamo il lato positivo, oggi non ho avuto voglia di buttarmi sotto a una macchina», borbottai rovistando nella borsa.
Filippo fece un fischio. «Però... vedo che facciamo progressi», scherzò facendomi ridere.
Mi voltai verso di lui. «Seriamente, come vanno le cose a casa? Come sta la mamma?»
«Tua madre sta bene, le manchi ma tira avanti. Io e Ale non ci lamentiamo se non per il fatto che manchi tu a casa. Pensare che appena ti ho vista non ho fatto altro che desiderare che tu sparissi dalle nostre vite e dalla stanza di mamma, invece ora... non passa attimo che speri di trovarti in cucina, oppure in camera tua sommersa dalla montagna di vestiti.»
Sorrisi amaramente davanti alla sua prospettiva. Non volevo ammettere che una parte di me sperava ancora di svegliarsi tra quelle mura. Mi strinsi nelle spalle. «Tu lo sai che per te ci sarò sempre, vero?»
Filippo annuì. «Lo so, è solo che... mi manchi cazzo! Mi manca stare tutto il tempo con te, vederti coi capelli sfatti, struccata e con la maschera in faccia.»
«Caspita che bel quadretto che stai dipingendo», scherzai e lui scoppiò a ridere. «Anche tu mi manchi Fili, mi mancate tutti. La mamma, tuo padre, tu, Alessandro, Ce... insomma, tutti», mormorai fissandomi le scarpe da ginnastica.
«Già...»
Quella mattinata trascorse stranamente in fretta tra le lezioni di inglese e trigonometria. Durante la terza ora Filippo continuava a stuzzicare Simona, la ragazza coi capelli più biondi che avessi mai visto. Aveva gli occhi marroni e le labbra sempre contornate da una matita rosa in tinta al gloss. Era molto carina, forse anche troppo calcolando il contesto in cui ci trovavamo.
«Allora? Non devi dirmi nulla?», indagai mentre percorrevamo i corridoi durante l'intervallo.
«A che ti riferisci?», domandò fingendo di non conoscere la tacita domanda che gli stavo rivolgendo.
«Porterai lei al ballo di fine anno? Dovresti, sai? È molto carina, dico davvero... sono sicura che non ti dirà di no.»
Filippo inserì i soldi nella macchinetta e mi prese un tè al limone. «Lo so anch'io che è davvero carina, ma speravo di andarci con qualcun'altra», mi confidò.
«E con chi?», chiesi curiosa.
Filippo ammiccò. «Con te, ovviamente.»
Scoppiai a ridere. «Be', mi spiace deluderti ma allora temo andrai solo, io un cavaliere già ce l'ho!»
Filippo iniziò ad assillarmi chiedendomi chi fosse il mio accompagnatore. Ad ogni affermazione assurda che faceva, scoppiavo a ridere sempre più forte.
«Dai, è troppo difficile, ti prego dammi un aiuto!», esclamò esasperato dopo trenta tentativi falliti.
«Credimi, è più semplice di quello che pensi... è una persona che conosci, bene, molto bene... da tutta la vita», gli suggerii.
Filippo continuava a guardarmi confuso.
Alzai gli occhi al cielo. «Ci vado con Alessandro.»
«Alessandro chi?»
Sbattei le palpebre più volte. «Come Alessandro chi? Tuo fratello Alessandro! Alessandro Rossi!»
«Ci vai con lui e non con me? Perché?»
«Semplice, è stato più svelto. Me l'ha chiesto tre giorni fa», risi e lui mise il broncio.
Proprio in quel momento lo percepii. Sentii un brivido corrermi lungo la spina dorsale e voltandomi lo vidi. Cesare Rossi stava camminando lungo i corridoi della scuola con suo cugino affianco. Sembravano i re di quel posto. Tutte le ragazze li fissavano sperando di essere ricambiate in qualche modo, eppure Cesare non sembrava avere occhi per nessuno eccetto me. Quando si avvicinò a noi, Filippo si mise davanti con fare protettivo. Cesare lo fulminò con lo sguardo e, mettendogli una mano sul petto, lo spostò di lato. Mi passò accanto, ignorandomi completamente e andò a prendere un pacchetto di patatine.
Ottavio incrociò le braccia al petto, ingrossando così i bicipiti. «Ciao Cami, come stai?», mi chiese dolcemente.
Mi strinsi nelle spalle e vedendo Cesare fare lo strafottente decisi di ripagarlo con la stessa moneta. «Molto bene, grazie, tu?»
«Non mi lamento... senti un po', verrai alla festa di sabato prossimo? Cecilia non fa che chiedere di te.»
Finsi di pensarci un po' su. «Dunque sabato prossimo... credo che non dovrei avere impegni, nel caso è un problema se porto un più uno?»
«Un più che?», chiese Cesare voltandosi verso di noi per la prima volta.
«Un più uno... ovvero, una persona in più, un accompagnatore», gli spiegai.
I miei occhi si persero nei suoi e un attimo le immagini di lui che baciava il mio corpo dandomi piacere affollarono la mia mente.
«E da quando tu avresti un accompagnatore, sentiamo...», mormorò avvicinandosi pericolosamente a me.
Indietreggiai. «Sinceramente Cesare... non sono affari tuoi!»
Presi Filippo per mano e mi voltai per tornare in classe. A metà strada mi voltai nuovamente verso di loro. «Ah, Ottavio, ovviamente ti faccio sapere il prima possibile», gli gridai e, con un sorriso soddisfatto sulle labbra, tornai sui miei passi.
STAI LEGGENDO
E' sempre bello averti intorno (THE ROSSI'S SERIES 2)
RomancePer Cesare Rossi la vita è andata a rotoli da quando ha dovuto rinunciare all'amore della sua vita. L'unica cosa che deve fare è stare lontano da Camilla ma, nonostante i suoi sforzi, non fa altro che pensare a lei e alla loro storia d'amore passata...