QUINDICI

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Camilla


Essere a conoscenza della verità, non sempre è una buona cosa. Quando si dice: "Beata ignoranza" forse non è così sbagliato. Conoscere il più intimo e profondo segreto di qualcuno può essere meraviglioso, quanto devastante. Ed era esattamente così che mi sentivo. Cesare mi aveva confessato tutto, il suo passato, la minaccia che incombeva su di noi e i sentimenti che ancora nutriva per me. Ero abbastanza certa che tutti i nostri problemi si sarebbero risolti se lui avesse deciso di parlarne con suo padre ma io ero la tipica persona che parla bene e razzola male. Non avevo avuto ancora il coraggio di confrontarmi con mia madre, di confidarle ciò che il mio cuore provava e non potevo aspettarmi che Cesare facesse un'azione come quella che io stavo posticipando ogni giorno di più.

Eravamo simili in questo. Tutti e due terrorizzati dal ferire le persone che amavamo.

Seduta sul davanzale della finestra continuavo a guardare la pioggia cadere sperando che le gocce sul vetro lavassero via anche il risentimento che portavo nel cuore. Sentii bussare alla porta e voltandomi notai mia madre sulla soglia. Come la manna dal cielo la fissai nel suo completo azzurro. Sembrava un angelo venuto per portar pace. Forse era il segnale che tutto sarebbe andato bene.

 «Posso entrare?»

«Certo, non devi nemmeno chiederlo», la rassicurai e lei si avvicinò a me. Era da un sacco di tempo che io e mamma non parlavamo più come prima.

«Posso parlarti di una cosa?»

«Se ti riferisci al tavolino rotto in soggiorno, giuro che non sono io la colpevole!», dichiarai facendomi la croce sul cuore.

Scosse la testa. «Tranquilla, sappiamo già chi è stato, non ti preoccupare», mi tranquillizzò. «Volevo parlare un po' con te. È da un po' di tempo che noi due non ci facciamo una bella chiacchierata a quattrocchi, l'ultima volta non è stata tanto leggera», ammise e io non potei darle torto. Si avvicinò a me e guardò fuori dalla finestra, imitandomi. «Se ti faccio questa domanda, prometti di rispondere sinceramente?»

Un nodo mi salì in gola e con fatica annuii.

Mi madre espirò l'aria dai polmoni. «Sei innamorata di lui, non è vero?»

Mi spostai a disagio. «Be', mamma insomma... Christian ed io siamo usciti solo una volta e...»

«Christian?»

«Il cugino di Leonardo», le ricordai ma lei sembrava non saperne nulla.

«Non sto parlando di Christian, Cami. Mi riferisco a lui

I miei occhi si fissarono sul corpo di Cesare che in cortile stava lanciando la pallina da tennis a Duchessa. La pioggia gli aveva bagnato la maglia e i capelli. Non era mai stato più bello di così.

«Oh...», sussurrai spostandomi una ciocca di capelli dietro all'orecchio. «Come...»

«Come lo so? Camilla sei mia figlia, non c'è nulla che puoi nascondermi, sono la persona che può capirti meglio, tu sei parte di me e credimi, mi dispiace molto se non ti sono stata accanto in questo momento così delicato.»

Scossi la testa. «Mamma non ti devi preoccupare, qualunque cosa ci fosse tra me e Cesare è finita, lui... ci siamo lasciati e non credo che torneremo mai più insieme», mormorai a disagio.

Mia madre mi accarezzò la cute. «Non puoi dirlo con certezza. Qualunque cosa accadrà tra di voi, io sarò sempre dalla tua parte.»

Una lacrima mi cadde sulla guancia. «Mamma... ma non sei arrabbiata?»

E' sempre bello averti intorno (THE ROSSI'S SERIES 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora