Cesare
Era dal mio risveglio di questa mattina che avevo una strana sensazione.
Era stata presente in me durante la colazione coi miei fratelli, nel viaggio verso scuola, nelle lezioni e agli allenamenti. Persino ora, mentre passeggiavo per le vie di Cusano Milanino assieme a Duchessa sentivo che c'era qualcosa che non andava.
Nel tragitto verso casa mi tornò alla mente il mio quasi bacio con Camilla durante l'ultima festa da Ottavio qualche settimana prima.
Espirai l'aria dai polmoni appena chiusi la porta alle mie spalle. Duchessa era immediatamente corsa nella sua cuccia e io mi ero riparato dai miei demoni. Sentii dei rumori al piano di sopra e aggrottai la fronte. In casa non avrebbe dovuto esserci nessuno.
Lentamente, in assoluto silenzio, salii i gradini pronto a qualunque cosa tranne a quella che mi trovai davanti.
Lì, nella sua stanza, a pochi metri da me c'era Camilla.
Stava disfacendo il borsone, chiaro segno che era lì per restare.
Era bellissima, esattamente come ogni volta che la guardavo. Dio... quanto mi era mancata. Tutte le sere che non era stata dall'altra parte del muro ero entrato di nascosto nella sua stanza per sentirla vicino a me.
Non potevo credere che fosse lì, così vicina a me.
Il rumore metallico di un piccolo oggetto che si infrangeva al suolo, le fece spostare lo sguardo sull'anello che stava rotolando sul parquet e che si era appena fermato accanto alla mia scarpa. Alzando lo sguardo, si perse nel mio. Senza spezzare il contatto visivo tra noi, mi accovacciai e lo raccolsi.
Sentendomi un idiota per quella situazione di mutismo, m'imposi di dire qualcosa, qualunque cosa.
«Che ci fai qui?»
«Sono nella mia stanza», rispose brusca.
Il fatto di poter udire di nuovo la sua voce mi fece stringere lo stomaco come in una morsa. Me lo meritavo, mi meritavo tutto il suo odio e il suo disprezzo perché era ciò che pregavo di ottenere da lei. Forse in quel modo sarebbe stato più semplice.
«Questo lo vedo», tentai di fare dell'umorismo. «Perché sei qui?»
Non ero certo di volerlo sapere. Mi bastava averla qui.
Lei si voltò verso di me con occhi di fuoco. «Perché t'importa?»
Mi strinsi nelle spalle.
Mille parole non avrebbero mai potuto spiegarle il perché m'importasse di lei.Anche se tutto ciò che desideravo in quel momento era prendere il suo volto tra le mani e divorarle le labbra, tornai sui miei passi appena le parole di Discordia mi rimbombarono nella testa.
Fino a quando le starai alla larga, noi faremo lo stesso, ma se solo provi a prenderci per il culo sarà peggio per voi.
Trovando un coraggio che credevo di non avere, le lanciai addosso l'anello come a significare di quanto poco m'importasse di lei. «A stasera, sorella.»
Camilla non disse nulla, si avvicinò alla porta e me la sbatté, chiudendomi fuori. Me lo meritavo eppure questo non faceva meno male.
La cena... oddio, la cena fu la cosa più imbarazzante che mi potesse capitare.
«Allora Cami, come va la scuola?», le chiese Francesca.
Lei si limitò a dirle che andava tutto bene.
Mio padre allora le chiese se voleva altro polpettone e lei rispose di no.
Purtroppo i gemelli erano ad una pizzata post allenamento con la squadra e, mentre Camilla rispondeva a monosillabi ai nostri genitori, io cercavo aiuto in mio cugino.
Col cellulare nascosto sotto al tavolo, gli raccontavo l'assurda situazione nella quale ero capitato.
- AIUTOOOO!
- Cosa succede?
- Camilla è tornata a casa e i nostri genitori ci hanno incastrato in una specie di cena a quattro! Dire imbarazzante è dire poco
- CAZZO!!!! Aspetta, COSA? Camilla è tornata????
- Già...
- Cazzo... questo sì che è un problema! Cosa posso fare per te?
- QUALUNQUE COSA!
- Aspetta che sento qualche amico... okay stasera andiamo a ballare!
- Bene per che ora passo?
- Fai per le 22, okay? Poi vengono anche Vanessa e una sua amica
- Sì, non c'è problema, passiamo a prendere chi vuoi, fammi solo uscire da qui!!!!
«Cosa fai dopo cena, Cesare?», mi domandò Francesca.
Riposi il cellulare nella tasca dei jeans. «Vado con mio cugino e dei compagni di classe a ballare.»
«Camilla, perché non ti unisci a loro? Potreste trascorrere del tempo assieme come ai vecchi tempi», propose la madre.
Cazzo... noooo. Ti prego, rifiuta!
Camilla stava per aprire bocca quando fu interrotta da mio padre.
«E' un'idea eccellente! È deciso, tu e Cesare trascorrerete la serata assieme.»
«Ma papà...»
Lui mi fulminò con lo sguardo e io mi ritrovai costretto ad accettare.
«Perfetto, come volete», replicai e mentre i nostri genitori sorridevano felici, noi ci scambiavamo uno sguardo carico d'ansia.
Dopo quella che mi sembrò una vita, bussai alla porta di Camilla. Le dissi che ero pronto e che l'avrei aspettata all'entrata. Sulle scale incrociai mio padre.
«Era proprio necessario?», sussurrai.
Mio padre mi indicò il salotto e lo seguii.
«Ho dovuto Cesare, è ovvio che tra di voi c'è qualche problema, ma dico, vedi di risolverlo. Non sopporto l'idea che Francesca ci sta male per degli errori che hai commesso.»
Mi morsicai la lingua per evitare di dirgli che in realtà la colpa era solo dei suoi di errori e non certo dei miei.
«Eccomi», disse la voce di Camilla.
Alzai lo sguardo e il mio cuore si fermò.
Mi aveva messo k.o.
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E' sempre bello averti intorno (THE ROSSI'S SERIES 2)
RomancePer Cesare Rossi la vita è andata a rotoli da quando ha dovuto rinunciare all'amore della sua vita. L'unica cosa che deve fare è stare lontano da Camilla ma, nonostante i suoi sforzi, non fa altro che pensare a lei e alla loro storia d'amore passata...