DODICI

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Cesare


Non sapevo se avevo più voglia di spaccare la faccia a Filippo oppure a me stesso.

 Ero uscito a fare una passeggiata con Duchessa e mi ero incontrato con Ottavio al parco dal momento che lui stava facendo lo stesso con Achille. Seduti una panchina nell'aria cani guardavamo i nostri animali da compagnia giocare assieme.

«Allora, hai scoperto chi era il ragazzo dell'altra sera?»

Annuii senza staccare gli occhi da Duchessa. «Si chiama Christian ed è il cugino di Leonardo.»

«Leonardo chi?», domandò lui curioso.

Lo fulminai. «Leonardo il nostro compagno di classe? Polpetta?»

«Ahhh, capito!», disse lui tirando fuori dei biscottini per i cani. «Cosa ci faceva con Camilla?»

Mi strinsi nelle spalle. «Non lo so, a quanto pare si conoscono. Lei è incazzata perché non hai invitato Polpetta alla serata in discoteca.»

Ottavio sbuffò. «Senti, non è cattiveria, dico davvero, ma te lo immagini quello in mezzo a noi? Voglio dire è... Polpetta! Si veste in modo superfluo ed è in sovrappeso! Se invitassi a uscire uno come quello assieme a me allora potrei dire addio a tutte le fighe che mi scopo perché non ce ne sarebbero molte alla mia porta.»

Alzai entrambe le sopracciglia. «Però... complimenti. Molto altruista», lo presi in giro.

«Dico sul serio. Secondo te, uno come quello potrebbe mai uscire con noi?»

«Non lo so... non sembra un cattivo ragazzo», appurai.

«Mai detto il contrario solo... dovrebbe che ne so, cambiare un po'?»

«Sembri Regina», sorrisi lanciando il bastoncino al mio cane che me lo riportò dopo qualche istante.

«Lei sì che ha occhio», disse facendomi l'occhiolino.


Entrando dal cancello di casa vidi Alessandro intento a sistemare la sua moto. «Ciao, ti serve una mano?», chiesi.

«Oh, no grazie Cece. Devo solo avvitare questo bullone e ho fatto. Come è andata la passeggiata?»

«Bene, è andata bene.»

Stavo per entrare in cucina dalla porta sul retro quando delle voci mi bloccarono sul posto.

«Non sono stronzate, non se possono precludere il tuo futuro. Insomma ma non sei stanco di tutto questo? Non vorresti altro dalla vita?», chiese Camilla incazzata.

«Sì, c'è qualcosa che vorrei», mormorò mio fratello.

«E cosa?»

 «Te», rivelò lui e io mi pietrificai.

Che cazzo aveva detto?

«Fili che diavolo stai dicendo?», domandò Cami a disagio.

Era chiaro che voleva uscire il più in fretta possibile da quella situazione.

 «Lo sai benissimo quello che sto dicendo. Io provo qualcosa per te, ma ti prego non mentirmi dicendo che per te non significo nulla.»

«Fili, lo sai che ti voglio bene, un bene devastante, ma il solo per cui abbia mai provato qualcosa è lui. Ti prego, questa cotta che credi di avere per me, fattela passare perché io non potrò mai essere di più di una sorella o di un'amica per te», chiarì lei e io mi sentii improvvisamente malissimo e benissimo.

E' sempre bello averti intorno (THE ROSSI'S SERIES 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora